header

header

martedì 30 giugno 2015

Live Report - Tossic @EVO for Denis, sabato 27 giugno, Kaleidos, Poviglio RE

I Tossic... troppo facile andarli a vedere dietro casa, meglio fermarsi sulla via del ritorno da Milano, a Poviglio, per l'EVO for Denis.
Non c'è la folla delle grandi occasioni, a questo benefit che raccoglierà un po' di donazioni per ANT (Associazione Oncologica Domiciliare Gratuita e Prevenzione). E' piuttosto un tranquillo happening, molto rilassato (nonostante l'alta percentuale di death metal), una buona quantità di gente sotto il tendone dell'area predisposta, poca sotto il palco finché c'è luce. Del resto sabato pomeriggio sulla bassa reggiana aleggia una cappa d'afa, non c'è un alito di vento o quasi.

I Tossic vanno in scena che ancora non si è fatto buio, con Federico  (Dead Souls.) che sostituisce Mitch e... sono i Tossic di sempre. Sotto il palco 5 o 6 pogatori. Il Mazza non ha ritorno in spia, ma dal pubblico nessuno se ne accorge... l'esperienza qualcosina conta. Scaletta di pezzi vecchi e nuovi, "Sarcoma", "Strano", "Zona Calva" , "Mot", "Irradio","Birra" , con tradizionale lancio di cazzi di pane sul pezzo omonimo nel finale.
Essere una band storica ( e, chi l'avrebbe detto, loro lo sono) è cosa che può essere vissuta in molti modi diversi. I Tossic lo fanno continuando a suonare per divertirsi, senza aloni nostalgici. C'è solo quello che è sempre stato loro: gran pezzi, impatto sonoro, tonnellate di umorismo irriverente nell'inimitabile stile dei toscani della costa. Se a qualcuno potrà essere sembrato poco, durante la manifestazione si sarà comunque saziato di metallo estremo, growl e blast beat con la pala. Da non amante del genere proveniente dalla precedente era geologica posso solo dire che mi hanno colpito i Distruzione nella loro attuale incarnazione. Peccato per un sibilo insistente che ha sminuto i primi pezzi del loro set e per il suono della chitarra solista che usciva poco.



Due parole a parte sui Tossic

Il Merlino (primo bassista dei Tossic) co-conduceva assieme al Masetti uno dei tre (!) programmi metal su Radio Ulisse, Pisa, nell'84 (un altro dei tre lo facevo io). Stefano Rossi, detto Satana (RIP), lo conobbi nel fango davanti al palco del festival del metal italiano a Gazoldo degli Ippoliti (MN), e allora nessuno dei due aveva raggiunto la maggiore età (aveva una maglietta dei Venom, che aveva scoperto ascoltando la mia trasmissione nell'83).Già un anno dopo il Satana era membro fisso di un informale "metal command unificato Pisa-Pontedera" che diventò il gruppo di thrashers presenti ai concerti prima al Victor Charlie e poi al CSOA Macchia Nera. Un anno più tardi avevamo praticamente smesso di comprare dischi metal - in quel periodo quasi soltanto hardcore.
Nel frattempo avevo cominciato a collaborare con Metal Shock, curando assieme a Masetti la rubrica dei demo.
In questo quadro, quando sentii di "un gruppo del Merlino" onestamente non ci avrei scommesso una lira. Iniziò a girare tra gli amici una cassettaccia (mi pare ci fosse la prima versione di "Come una iena") dove si capiva che la volevano buttare sullo scioccante e l'ironia non veniva proprio fuori. Ma c'era anche un pezzo intitolato "Ian Paice", in cui il Mazza dava quattro botte ignoranti sui tamburi e una voce urlava "Nooooo! Piano! Non così, più piano, Ian Paice è fino, lui..." - al che pensai che forse avevano speranze.
Ammettiamolo, la prima versione di "Cazzi di pane" era oggettivamente infame, ma grazie alla contestazione della Betta al Macchia Nera (un atto dovuto, in fin dei conti) la voce si sparse, e iniziarono a diventare popolari, nella zona. "Case chiuse and little houses" (1990) costituiva un bel passo avanti. Col Mazza alla voce il gruppo aveva trovato la sua strada. Mi capitò per le mani una cassetta live semi ufficiale in cui con il suo classico stile dedicava un pezzo "al nostro fan club, i Metal Trugols di Palaia, Forcoli e Ponte a Buggiano, come on boys!" (e mi piegai in due dalle risate). La formazione classica dei Tossic (Mazza, Satana, Asma e Inseranto) avrebbe colpito nel segno con "Il regno del cinghiale" ma soprattutto col loro lavoro migliore, e forse meno considerato, cioe' "Stato brado". Ed è così che, passando per il palco del Gods Of Death del 92, sono finiti nella storia del metal italiano, che sarà pure una piccola cosa, ma sempre qualcosa è.


domenica 28 giugno 2015

Live report - OFF!-Upset Noise Venerdì 26 giugno, Legend Club, Milano

Ci sono gruppi che ti capita di vedere per la prima volta quando è decisamente troppo tardi. A me è capitato con gli MDC a fine anni 80, e non mi è capitato coi Suicidal Tendencies alla data fiorentina del "Clash Of  the Titans" del 90 .
Probabilmente oggi sarei in ritardo di 30 anni per vedere i Circle Jerks per la prima volta, ma il momento non poteva essere migliore per ritrovarmi davanti a un palco occupato da Keith Morris con gli OFF!.


La sera di venerdì 26 al Legend club il compito in teoria ingrato di aprire per la leggenda tocca agli Upset Noise (qui il podcast dell'intervista a Lucio Drusian che annunciava la reunion) Non ho molto da aggiungere, rispetto a quanto già detto sul loro comeback, se non che Fausto dal primo concerto ha del tutto risolto il problema di essere unica chitarra su "Growing Pains" (e che non so come faccia il Bonanni a rientrare il giovedì dal tour europeo degli Eu's Arse per essere stasera dietro ai tamburi con la consueta, micidiale efficienza). Il Legend  ha un'ottimo impianto e un'ottima acustica, ma ha anche barriere quasi a ridosso del palco, il che dovrebbe essere un handicap per un concerto hc, ma in realtà la cosa non si nota. più di tanto.



Gli UN ricevono una buona accoglienza, ma è quando gli OFF! salgono sul palco che il pit prende vita sul serio.
Keith Morris, questa leggenda del punk, questa icona dell'hardcore, è oggi un ometto sessantenne  chiaccherone (a small man with a big mouth, parole sue), diabetico, con la calvizie che ormai minaccia seriamente i suoi lunghi dreadlocks. Ma sul palco, quando canta, l'energia e la rabbia che riesce a sprigionare restano quelle di sempre. Il resto della band alza un'muro di suono all'altezza della situazione che forse,  dopo i primi quaranta minuti, inizia a sopravanzare la voce di Morris, ma ripeto, forse si è trattato di un'impressione solo mia. Per l'occasione Keith sfoggia una maglietta dei Germs.



Tutto fila liscio (spaccano, e sul serio)  fino alla prima pausa, in cui Keith Morris attacca un saluto abbastanza articolato, che viene interrotto da un "Facci i Circle Jerks!" urlato da qualcuno. Lui la prende male e comincia a dire "Niente Circle Jerks, niente Black Flag, niente di niente.. " e tende ad andare avanti parecchio, tanto che qualcunaltro da sotto il palco precisa, riferendosi al primo tipo, "He was joking!", al che Keith sembra placarsi.




E si va avanti così, con la scaletta degli OFF! che procede a blocchi di 3-4 pezzi senza soluzione di continuità. Spiccano nella sequenza "Poison city", "Red white and black", "Over our head", "Legion of evil","Hypnotized". "Time is not on our side" viene introdotta come "un colpo di mazza da baseball alla nuca","Freak out" da un discorso su come lui abbia letto su Time magazine che tutti, nel corso della loro vita, finiscono per dar fuori di testa, chi più, chi meno.
Quando Keith Morris nelle pause attacca a parlare non ha limiti. Frecciatine ad ex compagni di strada , funambolismi verbali sui due Gregg (Jinn, whatsoever...), e suoi successori nei Black Flag ("in questo periodo della mia vita sto disperatamente cercando di essere come Henry Rollins, ma senza sollevamento pesi")
Si incarta un poco in un tentativo di coinvolgere il pubblico in sue ipotesi sui rapporti della Milano che ha davanti con quella del jet set - il pubblico mastica poco inglese, ma la musica degli OFF! la capisce bene, si vede dall'entusiasmo del pit, che alla fine chiede un bis. E lo ottiene, preceduto da una disquisizione di Morris sugli orari di chiusura dei concerti specificati da contratto.
Se non ci fosse Keith Morris gli OFF! non avrebbero ragione di esistere. Ma lui, ancora oggi, c'è, "alive and kicking".,ed è un animale da palco in piena efficienza, quindi...


mercoledì 17 giugno 2015

New Wave Of American Heavy Metal, quella originale - parte I - Venerdì 19 giugno ore 21 www.garageradio.it

Innanzi tutto una

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:

Il 26 giugno FERA non andrà in onda,  perché il sottoscritto sarà qua,  a vedersi gli OFF! , e il giorno dopo quaggiù , a supportare la squadra locale ( la Cinghials United).
Detto questo passiamo al

METALLO AMERICANO 82-86

Ormai nella terminologia corrente New Wave Of American Heavy Metal e metalcore coincidono. Insomma, si intende la roba di inizio nuovo millennio o giù di lì.
Ma all'inizio degli anni 80 la diffusione negli USA dei dischi dei nuovi gruppi inglesi era arrivata su un terreno già preparato dai primi concerti americani dei Judas  Priest (l'Hell Bent For Leather Tour). E' vero che da queste influenze venne ben presto fuori il thrash metal, ma i gruppi speed e thrash non erano che un sottoinsieme di una più vasta popolazione di band che avevano fatto propria la lezione inglese. La Metal Blade Records di Brian Slagel non nasce col thrash, ma con questa nuova scena di bands che ben poco avevano a che fare col sound di Van Halen, BOC, Ted Nugent o Montrose.Certo, in mezzo a questi gruppi si trovavano anche Slayer e Metallica. Ma Metal Blade e la Shrapnel di Mike Varney faranno uscire una quantità di band il cui suono, specie all'inizio, è chiaramente ispirato dalla NWOBHM.
Nel 1982, con la NWOBHM al suo culmine, e con l'inizio del suo declino, l'attenzione fu catturata dall'uscita delle compilation Metal Massacre. Fu subito chiaro che le novità più interessanti sarebero venute da lì. In Italia il primo Metal Massacre arrivò (ovviamente di importazione) in poche copie e subito sparì dalla circolazione (vi apparivano i Metallica, ma anche i Cirith Ungol e la meteora Demon Flight).




La seconda uscita della Metal Blade fu l'ep "Damnation  Alley" dei Bitch, la terza l'unico EP dei Demon Flight (che con la voce in falsetto su "Dead of the night", il brano comparso sul primo metal massacre, in qualche modo anticipavano i Mercyful Fate - con la differenza che oggi  quel brano suona incredibilmente sorpassato). I Bitch a modo loro inaugurarono una stagione di copertine con modelle discinte di vario genere (vedi alla voce Savage Grace e Lizzy Borden), mettendo in primo piano la scollatura della cantante, Betsy Bitch (un nome, un programma). Siamo ancora in una fase in cui la scena metal di L.A. non si è polarizzata tra thrashers e glamsters, nelle prime tre uscite Metal Blade Ratt e Steeler convivono con gli esponenti delle sonorità più ruvide.






Il secondo Metal Massacre, uscito anch'esso nell'82, era più definito: ci fece conoscere gli Warlord e gli Armored Saint (e gli Obsession) . Il terzo e il quarto, usciti nel 1983, ribadirono la rilevanza di quelle compilation con Trouble, Lizzy Borden, Abattoir, Slayer e Virgin Steele. Per Metal Blade fu una stagione di EP 12' diventati poi di culto:  "Deliver Us" degli Warlord, l'omoninmo EP degli Armored Saint, "Give 'em the axe" dei Lizzy Borden. E arrivarono storici album di debutto, tra tutti "Show no mercy" degli Slayer, "Psalm 9" dei Trouble, "War and pain" dei Voivod.

Oggi suonano piuttosto ingenui, ma allora...

Metal Blade intercettò subito il thrash metal e il metal estremo (sui successivi Metal Massacre si vedranno Possessed, Dark Angel, Cryptic Slaughter, Helhammer, Detente) - del thrash losangeleno ho già scritto qui. La Shrapnel si mantenne ancorata a gruppi dal sound più classico, con l'unica rilevante eccezione degli Exciter (che comunque fin dal nome non nascondevano le loro radici priestiane). Nata con l'intenzione di essere un'etichetta "guitar hero oriented" (e in effetti fece debuttare su lp gli Steeler, con un giovanissimo Yngwie Malmsteen), finì per essere un punto di riferimento dell'heavy metal più classico negli anni dell'esplosione del thrash, facendo uscire gruppi come Culprit, Chastain, Fifth Angel, Hexx, e sopratutto i sottovalutatissimi Griffin .



Un punto chiave dell'inizio del nuovo heavy metal americano  riguarda il look. Sarà perché negli anni 70 metal voleva dire Kiss e Alice Cooper, sarà perché Los Angeles è il principale epicentro del fenomeno, molte band nascono con look distante dal "plain vanilla" inglese (denim and leather, e al massimo spandex, borchie e bullet belt). I Bitch faranno show stile Alice Cooper ma a sfondo sadomaso, Armored Saint e Omen andranno in scena con cotte di maglia e corazze, gli Slayer usano l'eyeliner ("Part of beeing in LA", dirà Dave Lombardo) - e sorvoliamo sui completini da Conan il Barbaro versione Brooklyn dei Manowar. Il glam avrà la deriva che tutti conoscono, ma sul fronte "true metal" capita che ancora nell'85 dalla California venga fuori  un gruppo di terzo piano, i Tyrant (ancora su Metal Blade), che a vederli sembravano un incrocio tra Judas Priest e Motley Crue. In breve, buona parte del camp e del kitsch nel metal nasce in terra americana (gadget del power metal compresi ), lasciando un'impronta indelebile sull'immagine di questo genere musicale negli States, che  il thrash non è mai riuscito ad emendare.

Che fine fecero poi i gruppi di questo US metal pack? Perlopiù vennero oscurati dalla stagione del thrash e del glam metal, e poi messi non in secondo ma in terzo piano e dimenticati, con alcune eccezioni. I Lizzy Borden, ad esempio, che conobbero ili successo commerciale (negli USA) e finirono su The Decline of western civilization part II - the metal years . Altra eccezione furono le band che presero poi la strada del metal progressivo: Fates Warning, Crimson Glory e Queensryche partono tutti dal sound NWOBHM. Specialmente i Fates Warning agli inizi non erano altro che una specie di clone un poco velleitario degli Iron Maiden (poi spiccarono il volo con "The spectre whitin")..



Ovviamente il nuovo millennio ha riciclato qualsiasi cosa sia stata prodotta dagli anni 80 o giù di lì, e così non sono mancate reunion e ritorni sulle scene. Betsy Bitch è tornata a calcare i palchi, quest'anno gli Omen faranno diverse date qua e là ed è in uscita un nuovo lavoro dei Chastain, "We bleed metal"...

Madam Betsy Bitch 35 anni dopo (2008)


Riascoltando oggi questi gruppi ci si può rendere conto di come il power metal dai 90 in poi non abbia inventato niente - in compenso ha banalizzato moltissimo...

La scaletta: figuriamoci se basta un'ora per esaurire l'argomento... alcuni dei nomi fatti nel post ci saranno, altri no, e ovviamente il la NWOAHM anni ottanta non si esaurisce con Metal Blade e Shrapnel, né si possono lasciare da parte i canadesi....quindi ritornerò sul tema, prima o poi...




martedì 16 giugno 2015

Live report dal passato - Clash Of Titans, Firenze 1990

Se cercate in rete report del Clash Of Titans fiorentino del 1990, questi sono un paio di  risultati:

"Sono passati già vent’anni da quello che considero uno dei concerti metal più emozionanti a cui abbia assistito nella mia vita: il Clash Of The Titans, tenutosi al Palasport di Firenze il 24 settembre 1990." (Metallized.it)


"I concerti più belli (in ordine cronologico)?
....
Clash of the Titans (Suicidal Tendecies, Testament, Megadeth, Slayer) - Firenze 1990 (visto in servizio d'ordine come carabiniere, che peccato non poter pogare...)" (su rockfamily)
(Questa del carabiniere è interessante, capirete il perché più avanti)

Evento leggendario? Ecco una versione alternativa. Sono passati 25 anni, ricordo imperfettamente, ma io lo vidi così.

Allora, curiosamente al Clash Of Titans fiorentino ci andai con Riki Signorini, che era interessato per via dei Suicidal. Andammo con la sua macchina. Avevamo due accrediti fissati da Flash ed eravamo leggermente in ritardo, ma alla fine recuperammo e ci trovammo in zona palasport a Firenze in tempo utile. Riki manovrò per parcheggiare lungo la strada, di lato alle inferriate che contornavano tutta la zona campi sportivi. Poco più avanti, seduto appoggiato all'inferriata c'era un tipo con un chiodo sulla nuda pelle, anfibi e pantaloni lerci che teneva in mano una bottiglia di Martini quasi vuota (la sbronza di Martini è già sufficiente a qualificarti come 100% allezzito). Sta passando sul marciapiede un tale regolarissimo, taglio di capelli corto corto (probabilmente militare in licenza) e l'altro tipo (accento romanesco) gli chiede se ha una sigaretta. Quello gli dice di no e tira avanti. L'altro prima incassa il rifiuto apparentemente senza batter ciglio, poi lo guarda meglio e gli fa "Sei uno skin!". Si alza di scatto, rompe la bottiglia di Martini contro l'inferriata e gli va addosso.
Noi, che non eravamo scesi dalla macchina, richiudiamo gli sportelli.
"Meglio trovare un altro parcheggio" dice Riki.
"E' meglio" faccio io.
E quindi parcheggiamo un pezzo in là, abbastanza lontano dall'ingresso del palasport, e corriamo perché forse siamo ancora in tempo. Arriviamo, ma ci fermiamo una ventina di metri prima. Sorpresa.
L'ingresso del palasport è coperto da una tettoia di cemento, con ai lati le due guardiole delle bliglietterie, con le ringhiere per guidare le file. Tra le due guardiole inizia una salita che porta verso il palasport vero e proprio. In cima alla salita, a un venti metri dalle biglietterie, una fila di carabinieri in assetto antisommossa sbarra il passo (all'epoca i carabinieri in ordine pubblico portavano i fucili scarichi, e al posto dei manganelli usavano i calci dei fucili). Una decina di metri davanti all'inizio della salita un gruppo di gente grida insulti ai carabinieri.
Io e Riki aggiriamo l'asse del confronto tra i due gruppi e raggiungiamo di lato la biglietteria con gli accrediti. Pass presto rilasciati, ma il problema è che non si entra. Restiamo lì ad osservare come si evolve la situazione. Assieme a noi c'è un tipo dell'Isola nel Kantiere, con l'accredito della radio su cui trasmette. Anche lui non ha capito bene quello che sta succedendo. A poca distanza da noi c'è un'ambulanza della pubblica assistenza, con un paio di portantitni appoggiati al mezzo.
I carabinieri non si muovono.
A un certo punto arriva dalla nostra parte, farfugliando, un ragazzetto con mohicana. Si appoggia alle ringhiere e comincia a dar calci alla porta a vetri della biglietteria dicendo "Bastardi! Bastardi!".
A pezzi e bocconi riusciamo a tirargli fuori una sua versione dell'accaduto. Nella mattinata c'è stato uno scontro tra loro (gente venuta da Roma, all'incirca area Forte Prenestino) e degli skinhead. Uno dei loro è finito all'ospedale, sono arrivati i carabinieri a sedare la rissa e ovviamente la maggior parte delle legnate è toccata ai romani. Il racconto è inframezzato da altri "Bastardi!" e altri calci alla porta a vetri. Il portantitno più vecchio si è spostato, ora è appoggiato alla guardiola, di lato al ragazzo. Lo guarda, scettico.
"E finiscila, che poi ti fai male" gli dice.
L'altro niente, ancora calci e "Bastardi!"
"Dai, che se poi la rompi mi tocca portarti a Careggi a farti ricucire" continua il portantino.
Gli skin si sono dileguati e quindi i romani se la stanno prendendo coi carabinieri. Continuano a vociargli contro. Inizia a partire qualche bottiglia e i carabiniueri alzano gli scudi.
E' una situazione di stallo.
Da dentro arriva il suono del concerto che inizia.  Costernazione di Riki e del bolognese, ma qui l'unica è che i romani inducano i carabinieri a caricare. Però al momento non ci stanno mettendo troppo entusiasmo, nel lancio di bottiglie, e i caramba hanno l'aria di non volersi muovere da dove sono.
Alla fine il lancio di bottiglie diventa più sostenuto. Vediamo i caramba che si preparano a caricare, e finalmente caricano. Io e Riki ci buttiamo di corsa nel vuoto della carica, tenendo alti i pass e urlando "Stampa!"  quando un militare pensa di fermarci (alcuni gridano "Fermi!" altri "Avanti! Di corsa!" ).
Ma c'è poco da fare, quando riusciamo a entrare i Suicidal hanno finito il concerto.
Girovago, nell'attesa che inizino i Testament. Nell'atrio sotto le gradinate scorgo un Piero Pelù solo ed evidentemente scazzato (probabilmente perché nessuno se lo fila). Dopo poco vedo Rocky George. Non c'è verso è proprio lui. Un tappetto rotondo, cappellino e maglietta a strisce, con una mano che serra il collo di una bottiglia di vodka e l'altra che stringe il braccio di una tipa. La ragazza è evidentemente una fan che è stata scambiata per groupie, e sta resistendo alle pressanti avances del chitarrista dei Suicidal. Non ha bisogno di aiuto, la fanciulla: è più alta di Rocky, si divincola e gli assesta un calcio ben piazzato, mancandogli  l'inguine di poco, ma comunque sbilanciandolo. Lei si allontana, lasciando Rocky deluso ubriaco e dolorante a bestemmiare biascicando.

Qundo attaccano i Testament, hanno un suono orrendo. Ha voglia Chuck Billy di sputare in verticale per poi raccogliere lo scaracchio a bocca aperta: non si capisce niente, dalle casse esce solo casino indistinto.Ma i ragazzi, sotto il palco, non se ne rendono conto e apprezzano lo spettacolo con entusiasmo. Ben altra prova con gli Anthrax a Modena un paio di anni prima. Vabbè, il set Testament è piuttosto veloce, di sicuro i Megadeth coi suoni avranno fatto un lavoro migliore. E invece no. Mustaine se ne rende conto, cerca di far mettere una pezza in corso d'opera, ma niente da fare. Le chitarre escono male, confuse, impastate - e stiamo parlando dei Megadeth dei tempi: se non escono bene gli assoli, che senso ha la cosa? Ma il pubblico acclama. Davanti al palco c'e' una generosa transennatura a ampia distanza di sicurezza, e il pubblico se ne frega, si sbatte, poga, inneggia al suo idolo. A quel punto ho poche speranze per gli Slayer. Quando attaccano, il risultato è sempre quello, anzi, dato il sound della band, infinitamente peggiore. E pensare che 3 anni prima, di maggio, al Palatrussardi a Milano (tour di "Reign in blood" ) erano la più perfetta delle macchine da guerra, con un suono nitidissimo e i subsonici delle casse di Dave Lombardo che ti facevano pulsare la bocca dello stomaco.
Dal pubblico, grida parossistiche e entusiasmo torrenziale.

Quando Riki mi dice che lui vuole andarsene gli Slayer non hanno ancora finito di suonare. Per me va benissimo. All'uscita trovo Carmelo Giordano, fotografo di Metal Shock, disperato. Gli hanno sfondato il lunootto della macchina. Mentre noi eravamo dentro, i carabinieri avevano giocato a guardie e ladri con i lanciatori di bottiglie tra le siepi di lato al palasport. Erano volati mattoni presi dalle aiuole.

In auto sulla via di casa io penso tra me e me che il thrash è davvero morto. E' iniziato prendendo dall'hardcore l'attitudine "Brucia gli idoli!", l'assenza di barriere tra pit e palco, scaricando il concetto di rockstar. E ora è diventato solo un altro spettacolo da circo ambulante del rock, con il pubblico che acclama gli eroi che di volta in volta sfilano sul proscenio.
Però finché è durato non è stato niente male.


domenica 7 giugno 2015

Alcuni trend attuali dell'hardcore (che diventa trendy?) - Venerdì 12 giugno ore 21 www.garageradio.it

Poco da fare, nella sfera anglosassone c'è un interesse mai visto e crescente del mainstream per l'hardcore punk. Una qualche responsabilità al riguardo ce l'ha senz'altro Keith Morris, che ha da subito avuto nelle linee programmatiche degli OFF! il promuoversi al di fuori della "scena".
Ma Dave Grohl, coi suoi documentari della serie Sonic Highways, ha di certo dato un grosso impulso in questo senso.  

Nosey copre abbastanza regolarmente temi legati alla storia dell'hc (con un'attenzione particolare alla storia del NYHC). Pure Rolling Stone (mi sono sempre chiesto chi diavolo si legga la rivista cartacea) ha iniziato da un po' a interessarsi della cosa. Il tutto ha un sapore abbastanza curioso, e un certo odore tipico dell'industria a caccia della "next thing" (che, come nel metal, è in realtà quella di ieri l'altro). Grohl, tanto per cambiare, è al centro della scena da quando ha aderito al supergruppo Teenage Time Killers, fatto partire da Reed Mullin (C.O.C.) l'anno scorso - e così va il mondo: il supergruppo nasce, e se ne occupa un pugno di webzine, aderiscono Grohl e Randy Blythe (Lamb of God) e ne parla Rolling Stone.
Ci sono stati segni di questo nuovo interesse sui social network e sui media mainstream italiani, con alcuni episodi improbabili. I Linea 77, con magliette dei Dead Kennedys in bella evidenza, hanno annunciato il nuovo disco come un ritorno alle radici hardcore (?) della band, e una certa area della websfera italiana gli ha dato retta senza batter ciglio (ecco un esempio). Roy Paci si è voluto accreditare anche più maldestramente con un curriculum nel punk... insomma parrebbe che hardcore "faccia figo".


Ma tornando all'hc vero, il caso più eclatante degli ultimi anni sono i Trash Talk. Partono come gruppo powerviolence però fin dall'inizio si gestiscono in modo del tutto particolare. Da Sacramento se ne vanno a Chicago per farsi produrre il primo lp da Steve Albini. Mettono a segno una collaborazione con Keith Morris per il loro singolo "East of Eden". Durante un loro tour europeo si fanno un live alla BBC  nel 2011, e visto che John Peel non è più tra noi si devono accontentare di Mike Davies. Da ultimo nel 2012 firmano con la Odd Future Records, e diventano l'unico gruppo non hip hop dell'etichetta. E a questo punto anche loro attirano l'attenzione di Rolling Stone. Ovviamente hanno progressivamente rallentato (ma non alleggerito) la loro proposta, nel tempo, recuperando una certa impronta anni 80 che li ha fatti accostare a primi Agnostic Front e Negative Approach .
Insomma, in sette-otto anni hanno messo a segno tutte le mosse giuste per essere (o apparire?) "cool" (certo che i tempi si sono molto dilatati rispetto a una ventina di anni fa).
Sono bravi? Sì. Fanno gridare al miracolo? No. Ma sono senz'altro un successo di immagine piuttosto unico nel suo genere, tanto che periodici del tutto esterni alla scena si sentono in obbligo di parlare di loro e recensirli.

Interessante notare la differenza con i Weekend Nachos, che pur essendo di Chicago Albini non sono mai andati a cercarlo. Senz'altro più estremi fin dagli inizi, e con abbondanti dosi di grind inserite nel loro sound fino a "Worthless", vengono su anche loro come band powerviolence. Ma non fanno nessuna mossa "cool". Però vengono messi sotto contratto da Relapse. Risultato: coperti esclusivamente da parte di siti punk e metal. E, fatto di cui qualcuno si era già accorto, paradossalmente questa seconda potrebbe essere la scelta vincente, visto che ora anche Spotify dice che i metallari sono la categoria di pubblico più fedele e più propenso ad acquistare musica (e i Dead Kennedys commentano su fb la notizia dicendo che si tratta di buone nuove anche per il punk )




Ritornando ai Trash Talk, nonostante l'hype generato attorno a loro restano un gruppo hc (ottimo), che si documenta come tale. Questo era il filmato promozionale per l'uscita di "119" (2012):



Quindi, un po' come una decina di anni fa, si guarda di nuovo agli anni 80 anche in campo hc. Documentari si aggiungono ai documentari, alcuni nuovi di pacca, come "Salad days" di Scott Crawford, altri a lungo attesi, come "Italian punk-hardcore 1980-1989" di lovehate80.it . Per concludere, neanche a farlo apposta "The american dream died" degli Agnostic Front, uscito in primavera è in larga parte un piegarsi all'indietro verso "Victim in pain"...

La scaletta
Ci saranno anche, as usual, altre vecchie glorie in gran forma e il nuovo gruppo più interessante degli ultimi tempi secondo me, cioè i Mongol Horde a cui avevo già accennato qua...
Un cenno a parte lo meritano i Long Knfe,  attivi discograficamente parlando da un paio di anni. Sono di Portland, dichiaratamente influenzati dall'hc anni 80 - ma l'influenza principale ed evidentissima è quella dei Poison Idea. "Meditations On Self Destruction" (2014) è un gran disco: è il disco che avremmo voluto sentire dalla reunion dei Poison Idea - e invece l'avevano già fatto loro...

Alcuni trend attuali dell'hardcore (che diventa trendy?) - Some current trends in hardcore by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud