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lunedì 1 maggio 2017

Lookout Records, il trentennale - Venerdì 5 Maggio ore 20.30 www.garageradio.eu

Trent'anni fa nasceva la Lookout Records. Le vicende di Lookout sono del tutto diverse da quelle di Sub Pop, fondata un anno prima, ma le due etichette hanno qualcosa in comune. Entrambe collegate strettamente ad una scena (Lookout al 924 Gilman Street, Sub Pop alla scena di Seattle), sono state i due principali motori del boom - o della svendita - dell'alt-rock (perché questo facevano a Seattle) e del punk nei 90.

Relativamente fresco di lunghe conversazioni con Marco Mathieu, mi ricordo la sua tesi, cioè che i gruppi avevano/hanno gran parte della responsabilità nel modo in cui il business discografico li tratta. Da questo punto di vista i gruppi si svendono, e non vengono svenduti. In My Damage Keith Morris, che tra fine 80 e 90 ha lavorato prima come manager, poi come A&R, racconta bene come i discografici sventolassero grosse somme davanti agli occhi di chi volevano mettere sotto contratto, e come la maggior parte dei gruppi davanti a questa cosa uscisse variamente di testa, dopo aver annusato il profumo del dollaro.
Certo, c''è la questione identitaria, di mezzo, ovvero la popolarizzazione, cioè il rompere il legame tra la musica e la propria tribù di appartenenza, e credo che anche in questo caso la responsabilità principale sia dei gruppi. Mi vengono in mente come al solito i Sick Of It All: arrivano su major e fanno uscire uno dei loro migliori lp (Scratch the Surface), la major li scarica e loro continuano come niente fosse a fare quello che hanno sempre fatto. Ma mi vengono in mente anche i Fugazi. Sempre Keith Morris racconta di come ci siano state pressioni su lui e Henry Rollins per andar a parlare con Ian Mackaye e convicerlo a far passare i Fugazi su major (tutte le major, a metà anni novanta, ci volevano metter sopra le mani).



Comunque nell'88-89 avevo il mio spacciatore di fiducia, che mi passava le uscite Lookout. Nessuno si immaginava quello che c'era dietro l'angolo e dopo tanta ferocia hc (e thrash, per me) i gruppi Lookout erano really refreshing - anche se alla fine gli unici due vinili Lookout che io abbia mai posseduto sono dei Neurosis, il 7' Aberration e l'album The Word As Law. Già, non c'era solo il nuovo punk e le sue commistioni con lo ska, al 924 Gilman Street. C'erano gli Isocracy, che poi cambieranno pelle per passare al post hc come Samiam. C'erano i Corrupted Morals. E c'erano i Christ On Parade, headliners del primo show mai fatto al Gilman, che si sabbero sciolti dopo un tour europeo nell'89.

Neanche a farlo apposta, appena finito di scrivere queste righe mi ritrovo sulla home di facebook questo documentario, dove la descrizione iniziale dell'hc a San Francisco nei primi 80 mi lascia leggermente perplesso - se ci sono due nomi che associo all'HC di SF sono MRR e Dead Kennedys il primo citato, i secondi assolutamente non citati. Il british punk a cui si riferisce Gurewitz è probabilmente quello dei Crucifix, che erano di Berkeley.
Comunque la Bay Area è grande, e se dicono che nella East Bay era pieno di nazi punks e skin destrorsi, non vedo perché non dovrei crederci.
Riguardo all'aria che tirava nell'87 a SF Tim Yohannon disse "At a time when the scene is plagued by mindless violence, intimidation, vandalism and general stupidity, when it's all becoming more like the mainstream than an alternative, there are groups of dedicated people who are determined to fight back and revitalize things." (Turn It Around! liner notes)

Altro punto: Gilman Street come il tranquillo luogo dei nerd buoni e inoffensivi; sarà stato senz'altro vero ma l'incidente di Biafra del 94 è la dimostrazione che non erano sempre e comunque rose e fiori.




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