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sabato 3 aprile 2021

UN DECENNIO FINITO MALE

A settembre 2020 ero andato al Next Emerson più che per vedere i gruppi (Riot Squad e Methedrine) per rivedere gente. Ed è stato un bel concerto: Riot Squad, passati da cover band dei Bad Brains a band con pezzi propri sono (sarebbero) una delle cose migliori in circolazione, se si circolasse. Il problema è che i gruppi non girano e non suonano.

L'iniziativa "L'ultimo concerto" è stata significativa. Le conseguenze del 2020 non saranno transitorie: certe cose non si sostituiscono con una diretta youtube, quel che è successo rischia di radere al suolo (forse lo ha già fatto) le premesse della musica "vera". 

E le dirette radio sono parte minore di queste promesse: FERA è sospeso a tempo indeterminato per ovvi motivi. 

Quando i Tossic hanno tirato fuori Lockdown, al solito ero piegato dalle risate. Non potevo pensare che dopo un anno sarebbe stato ancora perfettamente attuale

Tutto questo mi fa pensare alla storia di quasi sei anni di FERA. Iniziato un po' così, Friday Extreme Rock Adventures, nonostante fosse partito con idee un po' allargate, ha finito per distinguersi per aver raccolto alcune testimonianze sull'hardcore punk italiano, soprattutto degli '80. Potrei dire che idealmente la storia del programma è iniziata con l'annuncio della reunion degli Upset Noise (che per il poco che è durata è stata tantissima roba) ed è finita, per ora, con la reunion dei Kina (idem come sopra). In mezzo cose non da poco (Attrito, Vivere Merda, No More Lies, Mud, Short Fuse, Destroy All Gondolas, Carlos Dunga, A New Scar, Paolino Paperino Band, tra gli altri), con menzione speciale d'obbligo per Negazione (con Zazzo e con Marco), CCM (con Antonio Cecchi), I Refuse It (col Bettini), Yes, We Kill! (con Diego), Impact (con Gigo, RIP), Svetlanas (con Olga). 

Non so se la faccenda avrà un futuro, ma guardando indietro è stata an hell of a ride...

venerdì 1 gennaio 2021

DALLA PARTE DEL TORTO

 

E' solo rock'n roll, ma è abbastanza da fare una vita.
E' quel che ho pensato finendo di leggere "Dalla parte del torto".
Dome l'ho sentito suonare più di una volta, dai CCM in poi. Non sono mai stato un fan dei Not Moving e se devo dire l'immagine più viva che ho di lui è mentre si fa un breve giro di crowd surfing a un concerto dei D.I. al Macchia Nera, sarà stato il 91.
In questo libro l'hardcore punk e i CCM sono un capitolo breve di una storia molto lunga, che travalica e molto la sua notorietà di personaggio "locale".
La storia di Dome e dei gruppi in cui ha suonato si incrocia con quella di Johnny Thunders, di Nick Cave, degli Helmet, di Iggy Pop, degli attivisti per i diritti dei nativi americani, a partire da Lance Henson. Percorre più di 30 anni di underground tra Italia, Inghilterra e nord Europa, fino ai progetti e alle reunion del nuovo millennio.
Dome parla molto di continuità tra le controculture, da quella hippie a quella rave passando per punk e hardcore: ne parla perché senza ombra di dubbio la incarna. La storia di quella continuità è la sua storia, e per questo fin da metà anni 80 si interseca con quella di grandi nomi del rock dei 60 e dei 70.

"Non vedevo su di lei i segni tipici della tossicodipendenza. niente ematomi visibili. solo dopo capii che si iniettava l'eroina nel piede."

Se volete sapere a quale storica icona del rock si riferisce Dome dovete prendervi il libro.