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lunedì 14 dicembre 2015

FERA di fine 2015 - HC, metal, etc - Venerdì 18 dicembre, ore 19, www.garageradio.it

Ultima puntata di FERA per quest' anno. Dopo questa ci risentiremo ad anno nuovo, dopo le feste, l'8 di gennaio.

A fine anno la rete pullula di liste. Qua sopra, forse qualcuno lo avrà notato, né liste, né recensioni. La puntata di venerdì sarà il riassunto non completo né esaustivo dell' anno che va finendo, ovviamente nella mia ottica, parzialissima.

Il trentennale dell'85, ovvero l'anno chiave del crossover tra hc e thrash metal, coperto a vario titolo dai siti mainstream della rete, ha avuto i suoi alti e bassi.
Tra i bassi ci infilerei l'ultimo Slayer: avrei preferito non vederlo uscire (e non sono l'unico a pensarla così), e ho ricordato un periodo difficile, ma infitamente migliore della band.
Tra gli alti ci metterei  United As One #2: è stata la dimostrazione che, per quanto possa sembrare curioso, a trent'anni di distanza esiste in Italia una scena completamente crossover. Ce ne sono altre, di scene, la frammentazione rispetto agli anni 80 è se possibile più accentuata, ma tant'è.
Altro punto alto dell'annata, del tutto in linea con lo spirito del trentennale, Teenage Time Killers - e sono uno dei pochi a cui il disco è piaciuto assai.

Non mi interessano le discussioni sul punk da reparto geriatrico e simili: se gruppi con componenti che vanno per i 50 e oltre sono spesso in grado di funzionare meglio e di parlare meglio al pubblico (anche giovane) rispetto a gruppi anagraficamente più freschi, chiaramente c'è un problema, ma non riguarda i gruppi storici o le reunion che funzionano.
La dimostrazione più eclatante in materia sono state le date italiane di Jello Biafra con la Guantanamo School of Medicine, che con i fatti hanno spazzato via alcune cronache distratte che parlavano di icone punk imbolsite.

Tra l'altro è stato il primo anno di FERA.  Abbiamo avuto ai microfoni e in collegamento vecchi amici e altra bella gente (qui, qui e qui, per esempio) e mi darò da fare per continuare in questa direzione.
Se vi può interessare, ho scoperto che i lettori del blog (e gli ascoltatori del programma) gradiscono molto che io parli di hardcore e seguono con una certa attenzione i pochi Live Report e le interviste. Non sono molti i metallari che si spingono da queste parti, e in assoluto gli argomenti meno considerati da voi lettori/ascoltatatori sono blues, anni 60, anni 70 e - sorpresa - anni 90. Mi spiace informarvi che non ci penso neanche lontanamente a trasformare FERA in una cosa che tratta solo di HC e anni 80: mi annoierei mortalmente.
Scatto dal vivo di una delle migliori trasmissioni di quest'anno

Il 2015 è stato anche il decennale di youtube, uno dei pezzi più importanti del web 2.0 e quello che forse ha influenzato di più, a vario titolo, la diffusione della musica, di qualsiasi genere e periodo essa sia (e che ha dato il la anche nel business model agli altri servizi di streaming: il segreto del successo è nel NON pagare gli artisti);  e già si sta parlando di fuga dai consumi musicali su supporto digitale: ci stiamo preparando ed un ritorno del vinile in grande stile? Garageradio.it continua ad essere cronicamente priva di risorse, ma grazie ad Antonio Cecchi si doterà del tanto sospirato piatto con uscita in MP3. E quindi FERA si aprirà anche a musica su vinile che ad ora è irreperibile su supporto digitale (ce ne è, eccome.. a me per esempio sono rimasti alcuni interessanti test pressing d'epoca)



martedì 8 dicembre 2015

HC italiano anni 80, Last White Christmas - con Antonio Cecchi e Riki Signorini - Venerdì 11 dicembre ore 19 www.garageradio.it

Si replica una trasmissione in trio con Antonio Cecchi e Riki Signorini, centrata sull'hc italiano anni 80. Senza nessun tipo di pretesa di esaustività o completezza, ovviamente. E cogliendo l'occasione, visto che domenica 13 a Pisa, ai Cantieri S.Bernardo in via Pietro Gori, alle 17 ci sarà una proiezione indipendendte di Italian  Punk Hardcore 1980-1989 (qui il link all'evento su facebook, qui il post in cui ho parlato del DVD )

Juggernaut al Victor Charlie

In più siamo sotto Natale, e quindi verrà bene una breve rievocazione...
4 dicembre 1983. A Pisa, nella sconsacrata abbazia di S.Zeno, GDHC organizza un festival storico, "Last White Christms" . Io non c'ero (ero un teen ager metallaro che era stato pochi mesi prima al suo primo concerto - i Saxon, al palasport pisano, e non al teatro tenda come scritto qui)
In compenso c'era Stiv "Rottame" Valli, che però non ne parlò su TVOR, ma comunque dedicò tre pagine del numero 5 alla chiusura del Victor Charlie (ordinanza del sindaco del 20 novembre 1983).
Così ne ne parlò una fanza dell'epoca:


Veramente, è stata il migliore gig mai svolto in Toscana. 11 bands del GDHC e in più i Raw Power di Poviglio hanno provato di essere potenti e irresistibili. É stato un vero inferno hardcore per tutte le sei ore dello show, non un attimo di tregua per nessuno. L'organizzazione ha funzionato, tutti i ragazzi del GDHC hanno fatto del loro meglio per fare suonare le bands al massimo delle loro potenzialità. È stata una prova di autodeterminazione, di volontà e di vera unità fra i punks di tutta Italia. In culo ai promoters, in culo alle grandi etichette discografiche, non abbiamo bisogno di loro, e adesso meno che mai. La strumentazione è stata fornita da alcune bands locali, e l'impianto è stato affittato da un amico. Il GDHC ha dimostrato di saper organizzare shows di un alto livello qualitativo. In questo momento il GDHC è una realtà scottante, ed autoproduzione è la parola d'ordine per il futuro. Abbiamo un sacco di progetti. Cercheremo di aiutare tutti i gruppi a venire fuori dalle scure e repressive città di un'Italia che brucia. L'autogestione, i prezzi bassi e la rivolta contro un governo fascista saranno una realtà entro poco tempo. È il momento giusto: basta con le puttanate che ci dividono, uniamoci e vinceremo. AGISCI, REAGISCI, ATTACCA: È UNA NAZIONE IN FIAMME.
Per una vita alternativa, contro i poliziotti, qualunque tipo di uniforme indossino.



Il Victor avrebbe riaperto (in forma occupata) qualche tempo dopo, e nei mesi successivi avrebbe contribuito non poco alla storia dell'hc italiano.

P.S.: l'argomento è decisamente inattuale, vero?





La scaletta: è venuta fuori una cosa con grandi classici e roba semidimenticata... hope you enjoy it!



sabato 28 novembre 2015

Anni 90: i meccanismi dietro la svendita dell'underground (e l'epidemia di musica spazzatura) - 4 dicembre ore 19 www.garageradio.it

Anni 90: i Nirvana sono la cosa più grossa dai tempi dei Beatles, e il resto del grunge segue;  il punk (Green Day, Offspring) si fa strada alla grande su MTV, ma ci sono anche Rage Against The Machine e Nine Inch Nail e PJ Harvey e i Kyuss e gli Smashing Pumpkins. Rai Due fa la diretta dei concerti dei Bad Religion. Se tiri su un gruppo death metal e cacci fuori un demo decente arriva Roadrunner e ti mette sotto contratto (e questo genera molte aspettative, e molti gruppi death). Il thrash è morto, ma chi se ne frega, ci sono i Pantera.
E' voce comune che il grunge abbia fatto fuori il metal degli 80. Ma in realtà il vero fatto nuovo è costituito dalla politica commerciale della Sub Pop che ha mostrato a tutti come prendere un'oscura scena musicale decentrata e farne un'icona pop (monetizzandone ogni virgola) - ne ho già parlato qua.

Nell'orticello  italiano è l'esplosione delle posse: alle feste universitarie si balla su pezzi di 99Posse e Sud Sound System. La scena punk hc non viene spazzata via del tutto da rap e reggaemuffin, diventa più piccola e largamente de-internazionalizzata. A Torino attorno a El Paso c'è una nuova fioritura di gruppi hc,  una seconda generazione cresce e lo fa, musicalmente, ripartendo da capo. Dall'underground escono i gruppi che alzeranno notevolmente il livello medio del mainstream musicale tricolore: Subsonica, Alma Megretta, CSI e via dicendo
Specie guardando alla situazione attuale sembrerebbe il mondo dei sogni, no?
Invece il quadro generale è quello dell''avvento dei contabili al potere.
Era cominciato con MTV  e Jello Biafra aveva subito inquadrato il fenomeno


I nostri amati dei aziendali
proclamano la creazione del video rock
e in un anno lo fanno cadere a livelli bassissimi
la TV commericale ci ha messo 25 anni a raggiungerli
E' la nuova frontiera, dicono
E' completamente aperta, tutto puo' accadere
Ma ci vuola una bella faccia
a chiamarsi pionieri
quando sei dannatamente troppo conservatore
per cogliere le vere occasioni.


Ora nelle gigantasche compagnie discografiche
Le decisioni vengono prese da
Contabili sordi con il cervello pieno di grafici
invece che da appassionati di musica

Il minor comun denominatore detta legge
dimenticate l'onestà
dimenticate la creatività
i più stupidi comprano di più
questo è il nome del gioco

Ma le vendite crollano
e nessuno dice perché
Puo' essere che abbiano fatto uscire troppi dischi schifosi?


(Dead Kennedys, "MTV get off the air" - Frankenchrist, 1984)



In realtà al mercato discografico le cose a metà anni 80 non andavano così male. Anche perché l'underground continuava a produrre mode musicali che continuavano a fornire carburante all'industria.

Ma negli anni novanta qualcosa cambia.
Per fare un esempio, quando vennero fuori i Pantera io trovai la loro musica abbastanza triviale ma sopratutto ruffiana. Piacevano a tutti, e quindi pensai che era uno dei tanti segni dei tempi.
Poi vent'anni dopo sento Phil Anselmo ammettere candidamente:


 "Alla fine degli 80, scrivendo pezzi metal, un sacco di band si tenevano il "money riff" per la fine del pezzo, o per la sua parte centrale e via dicendo.Ma noi vedemmo che il "money riff" faceva saltare la gente, così pensammo, tipo, "perché non fare tutta la dannata canzone col money riff?"  ("Metal evolution 8 - Nu Metal", Banger Films)

(il "money riff" sarebbe il riff ad effetto, quello da jingle, per intenderci)

Quindi, in un certo qual modo, ci avevo visto giusto. Un certo cambiamento di attidudine rispetto a queli ventenni che avevano inciso un demo a titolo "Metal up your ass".
Che c'entra tutto questo coi contabili al potere, visto che in questo blog si parla di musica "di minoranza"?
C'entra, eccome.
Mentre Sub Pop fa vedere a tutti come l'underground sia commercializzabile su grandissima scala, nel 1991 incominciano le rilevazioni di Nielsen Soundscan   e i contabili che reggono l'industria discografica (grande e piccola) hanno in mano l'attrezzo definitivo, l'arma finale. Soundscan è un sistema di tracciamento e rilevazione delle vendite (di qualsiasi tipo) di musica, video musicali e prodotti collegati. Ed è la sorgente dei dati delle classifiche di Billboard (la RIAA, quella che certifica i dischi di platino, per capirci, non adottò il nuovo sistema). A questo punto, dopo un'iniziale diffidenza, si crea il cortocircuito perfetto: se qualcosa (qualsiasi cosa) inizia a vendere abbastanza, viene rilevato e finisce nelle chart di Billboard. Una parte di quelli che si leggono le chart di billboard,  incuriositi, vanno a comprarsi il disco, le vendite aumentano, l'aumento viene rilevato dal sistema, il disco scala le chart e così via.
Ora, in questo nuovo mondo, dopo poco i gruppi capiscono che se vendono abbastanza questa scala automatica almeno un po' di strada verso l'alto gliela farà fare. Loro sono contenti, e le etichette per cui incidono ancora di più. Cos'è che diceva Jello Biafra a proposito del minimo comun denominatore?
La forza dirompente di questo sistema però finisce per impoverire le scene underground, e fin dall'inizio (avete presente i gruppi che al principio dei 90 si trasferivano a Seattle per "essere scoperti"?).
L'industria discografica, che ha imparato a costruirsi in casa le mode (vedere l'invasione di boy bands negli anni 90) accoglie a braccia aperte, incoraggia e amplifica qualsiasi fenomeno musicale (in pratica li costruisce). I gruppi post grunge, il nu metal e poi l'emo: tutta roba derivativa, vendibile, che può beneficiare alla grande dell'ascensore che ho descritto prima (ma il ragionamento può essere esteso al cosiddetto metalcore).  La trasformazione in moda di punk e metal tra fine 70 e primi 80, al confronto, appare un fenomeno del tutto artigianale.
Botch
Ovviamente ci sono state scene locali che in larga parte sono sfuggite a queste logiche. In primis la scena di Palm Desert. Poi anche la scena di New Orleans negli anni 90, quella di Richmond a partire dal nuovo millennio. Ma chi le paragonerebbe alla Bay Area o alla Seattle degli anni 80? L'ultimo evento veramente inatteso sono stati, forse, Botch, Converge e Dillinger Escape Plan a cavallo tra questo secolo e il precedente.
Il passaggio degli anni novanta può essere ben descritto con parole che sono state usate per tutt'altro argomento: "E fu così che gente dedita a una irrefrenabile voglia di vivere fu trasformata in gente dedita a un'inarrestabile voglia di consumare" (Alessandro Marescotti, introduzione a "Italian Crackdown", Ed. Apogeo) (1)

(1) Italian Crackdown è il nome con cui gli americani dell'Electronic Frontier Foundation battezzarono l'operazione "Hardware I", una vastissima serie di sequestri rivolta contro i nodi della rete FidoNet italiana. In Italia l'operazione, assurda nelle premesse e totalmente arbitraria e fascista nell'esecuzione, restò fuori dalla luce dei media. Solo L'EFF e Wired, oltreoceano, ne parlarono come di un fatto di inaudita gravità. Successe nel 1994, lo stesso anno in cui usciva "Dookie" dei Green Day e, secondo molti, il punk moriva.

La scaletta: un giro per i novanta, ovviamente.



lunedì 23 novembre 2015

Tribal Area 1-5: una videozine storica - Venerdì 27 novembre ore 19 www.garageradio.it

Chi è nato dagli ottanta in poi potrebbe far fatica a pensare a un mondo di tutti i giorni non solo senza rete, ma anche senza computer, scanner, programmi di fotoritocco, word processing, impaginazione, video editing (anche se la comunità degli utenti Amiga fu l'avanguardia del multimedia digitale). Eppure sul finire dell'era analogica non solo ci fu un pullulare di fanzine fatte con macchina da scrivere, fotocopiatrice, forbici e colla. Esistevano pure videomaker underground. E venne fuori anche la prima videozine hc (l'unica di cui io sappia), Tribal Area, distribuita sotto forma di cassette VHS. Tra il 1987 e il 1991 ne uscirono 5 numeri.
Cassette VHS, quindi limitate di forza ad una diffusione solo europea, visto che oltreoceano utilizzavano lo standard NTSC. Perdipiù col parlato dei redazionali in tedesco. Ma la maggioranza dei gruppi presenti sulla videozine era anglofona e la maggior parte dei contenuti era costituito da riprese di concerti.
La videozine è rinata in DVD e online nel nuovo millennio, collegata a Ox Fanzine e Trashmark Merchandising, ma sono i primi cinque numeri in analogico quelli che a modo loro hanno fatto la storia. Ovviamente ora tutto quel materiale è stato digitalizzato, e il sito web, esclusivamente germanofono (la versione inglese, per quanto linkata, non esiste) è del tutto in linea con la videozine originaria.





Tribal Entertainment (o Tribal Video), la videoetichetta che  faceva uscire la fanzine, produsse anche una serie video. A me sono rimasti "Along the way" sui Bad Religion e "Damnation" sui Jingo de Lunch. Entrambi seguono la stessa formula: brani di intervista alternati a riprese dei concerti.
Nel complesso Tribal fornì una buona e abbastanza completa videodocumentazione dell'ultima fase dell'underground hardcore degli anni ottanta, quel periodo in cui secondo alcuni l'hc era già morto.




"Along the way" è un bel ritratto dei Bad Religion nel loro momento migliore: sono tra le realtà più grosse, se non la più grossa, dell'underground punk-hc e non sono ancora diventati mainstream. Visione caldamente consigliata a chi li abbia sempre ritenuti uno dei vari gruppi punk melodici e più o meno pop che giravano su MTV a metà anni novanta. Io li vidi al Macchia Nera nell'estate del 1989. C'era poca gente, e non mi ero accorto che c'erano anche  milanesi in trasferta (bimbi, per perdersi nell'andare dall'allora sede della Wide Records al Macchia uno ci doveva metter del suo... :) ).

La scaletta: i gruppi dei quel periodo, che finirono sulla videozine.


sabato 14 novembre 2015

Il crepuscolo della NWOBHM - venerdì 20 novembre ore 19 www.garageradio.it

Tra le varie etichette nate sull'onda della NWOBHM quella più tardiva fu La Ebony records. Pochi fondi a disposizione, primi dischi fatti uscire nell'82, non era nella migliore delle posizioni per far uscire gli ultimi classici dell'ondata del nuovo metal britannico. Nondimeno mise a segno una terna di bei colpi: nella seconda compilation che fece uscire, "Metallic Storm" (1982), c'erano i Mercyful Fate, per la prima volta su vinile con "Black Funeral"; e mise sotto contratto i Savage facendo uscire, nell'83 il loro primo album, "Loose 'N Lethal", contenente  "Let it loose", la cui cover era stata inserita dai Metallica nei loro primissimi set ( è sul demo  "Whiskey audition tape"). Fece anche debuttare su lp i Grim Reaper con "See you in hell" (1984), l'ultimo vero classico minore della NWOBHM.
Il resto del catalogo Ebony fu costruito con band di secondo-terzo piano come gli Chateaux e "metal by numbers", come si dice.
Curiosamente, nonostante i budget risicati, le copertine dei suoi vinili di punta furono di qualità abbastanza alta, anche rispetto ad altre e più blasonate indies del periodo (pernsate alle copertine dei dischi Neat, per fare un esempio, o peggio ancora a quelle della Heavy Metal Records).
I piccoli budget vengono collegati al timbro abbastanza lo-fi dei dischi Ebony che finirà per farli sembrare più in linea col sound associato ai primi gruppi della NWOBHM - questo mentre diverse band inglesi si stavano orientando su produzioni più scintillanti (almeno nelle intenzioni) e su un approccio più melodico, magari con tanto di cori armonizzati, quelle harmonies tanto disprezzate da Jess Cox quando era nei Tygers of Pan Tang (vedere Tokyo Blade, per esempio, o Heavy Pettin') - del resto era uscito "Pyromania" dei Def Leppard, e stava arrivando l'invasione americana.


"See you in Hell"  uscì in un periodo in cui da una parte certi suoni avevano trovato già da un paio di anni una nuova patria negli USA, e dall'altra il thrash era ormai qualcosa di ben affermato e in crescita (con le uscite di Metallica, Anthrax, Slayer, Voivod etc).
E sopratutto in quel periodo il mainstream del rock "duro" (in questo caso le virgolette sono d'obbligo) veniva preso d'assalto da un esercito di bambolotti dalle permanenti voluminose, vestiti di straccetti colorati, usciti dal Sunset Strip - un esercito che poteva vantare in suo appoggio la devastante potenza di fuoco mediatica di MTV.
I Grim Reaper fecero uscire un altro disco su Ebony, per poi nell'87 approdare direttamente su RCA (che aveva distribuito gli altri due album). Ma ormai non era più aria.


Steve Grimmet, il vocalist, raggiungerà gli Onslaught, gruppo dal tempismo ai limiti del grottesco: partiti come band metal-punk, passano a un thrash con test satanici e debuttano nel 1985 con "Power from
hell". E, all'epoca, risultò chiaro che il Regno Unito non era terra buona per il nuovo genere (lo facevano meglio non solo gli americani, ma anche i canadesi, i tedeschi, gli svizzeri....). Anche perché in Inghilterra la "next thing", quanto a roba pesa,  saranno il grind, il primo crust, il metal gotico dei gruppi Peaceville. Mentre il resto della musica estrema inglese va verso le posizioni da cui sono partiti loro, gli Onslaught proveranno a clonare gli Slayer e poi a inserire Grimmet alla voce. Niente da fare, tanto che Grimmet metterà su i Lionsheart, gruppo che nei primi novanta si metterà a flirtare con sonorità un po' bluesy, un po' americane, un po' alla Whitesnake del 1987. Ma anche lì siamo fuori tempo massimo (escono nel 92). E la storia com'è andata a finire? Ma ovviamente con una reunion dei Grim Reaper (in realtà del gruppo originario c'è rimasto solo Grimmet), tutt'ora in corso...

Per chi se li fosse persi, i precedenti post sulla NWOBHM sono qui, qui e qui.



lunedì 9 novembre 2015

Ash vs The Amboy Dukes - Venerdì 13 novembre ore 19 www.garageradio.it

Ci sono scelte di colonna sonora che marchiano fin dall'inizio un "cult totale".
In "Ash vs Evil Dead" Sam Raimi inquadra un Ash cinquantenne che, dopo essersi stretto la pancia con un busto, sale in macchina per andare a rimorchiare tardone in un bar al suono di "Space Truckin' " dei Deep Purple. La mezza età ha reso l'improbabile eroe della saga "Evil Dead" ("La Casa", "La Casa 2", "L'armata delle tenebre") ancora più cialtrone, stupido, maldestro, sciovinista: assolutamente irresistibile. Quando il protagonista ritrova sé stesso e la sua protesi-motosega, la sua prima battaglia, con gli usuali fiotti di sangue e smembramenti vari, avviene al suono di "Journey to centre of the mind" degli Amboy Dukes - prima ci sono stati pure i Frijid Pink  Nel secondo episodio vengono fuori di nuovo i Deep Purple ("Highway Star") ed Emerson Lake & Palmer ("Knife Edge"). Il che rende se possibile ancora più spiccata la natura post-post-post moderna della serie: il sequel attuale di una trilogia anni 80 con una colonna sonora a base di sixties e seventies (per ora, vedremo che succederà dopo).



Tutto ciò è un buon assist per una puntata tra anni 60 e 70, con una buona dose di gruppi della scena di Detroit (da lì venivano Amboy Dukes e Frijid Pink ); ed è anche una buona occasione per ribadire quanto fosse "proto hc" l'approccio di uno dei  grandi gruppi di quel periodo, gli MC5. In primo luogo col loro "alzare la posta", e lo dice un personaggio piuttosto qualificato (questa ve la lascio in inglese):

The Amboy Dukes
"I thought I was a bad motherfucker on the guitar, I thought the Amboy Dukes were bad
motherfuckers, they had that James Brown Wilson Pickett Sammy Davis shake going on
and then I saw The MC5 - it was stupefying!"
(Ted Nugent chitarra, The Amboy Dukes)

In secondo luogo, con la loro attitudine :

"C'era un senso di urgenza nel trovare una posizione militante nell'opporsi alla direzione disastrosa che le cose stavano prendendo. Ogni giorno sulla scena nazionale e internazionale c'erano sviluppi, sviluppi politici, che buttavano benzina sul fuoco.
Il Flower Power era carino, ma non abbastanza potente. La mia generazione concordava sul fatto che il modo in cui i nostri padri conducevano le cose era un disastro totale, e che l'unica chance che avevamo era dire qualcosa al riguardo, e dirlo quanto più forte possibile. E trovammo che le chitarre elettriche erano un buon modo per farlo"
(Wayne Kramer, chitarra, MC5)

Parole da scolpire nella pietra, queste....


(Entrambi gli estratti sono presi dalla trascrizione di "Metal Evolution - 2 -Early Metal, US" Banger Films)


sabato 31 ottobre 2015

Speciale HC italiano - Ospite Antonio Cecchi (Cheetah Chrome Motherfuckers) - Venerdì 6 novembre ore 19 www.garageradio.it

I CCM sono tra quelli che hanno fatto la storia dell'hardcore italiano (già se ne è parlato qui e qui ). Non si sa di preciso se il primo vinile di questo movimento sia stato il loro primo EP o lo split Indigesti/Wretched, tanto per dare un'idea.. Se non lo sapete, sono uno dei quattro gruppi hc italiani che a metà anni 80 arrivarono a fare un tour americano (gli altri furono Raw Power, Indigesti e, più tardi, Negazione)- e potreste non saperlo, se la vostra conoscenza del fenomeno si basa su libri e documentari usciti finora (o peggio, sulle vostre letture di Rolling Stone, Noisey e della maggior parte delle webzine).
I CCM aprono al Ritz, 1986
Al momento le testimonianze pubblicate sulla storia della band si fermano all' 84 (hanno parlato Dome La Muerte, loro primo chitarrista - passato ai Not Moving e da anni coi suoi Diggers - e Vipera, loro primo batterista). Si spera che la situazione possa cambiare a breve.
Questo venerdì avrò in studio Antonio Cecchi, che dei CCM fu bassista dalle origini all'84 e chitarrista dall'84 allo scioglimento del gruppo nel giugno dell'87 (quindi, ancora per chi non lo sapesse, il guitarwork su "Into the void" è roba sua). Fu tra quel pugno di persone che nella prima metà degli anni 80 stabilirono contatti tra la scena italiana e quella americana, in particolare di San Francisco.
Ma la storia dei CCM e quella di Antonio sono anche legate a doppio filo con quella del Victor Charlie (PI), con tutto quel che ha voluto dire, a Pisa e nell'underground italiano dell'epoca.

I brani di venerdì saranno proposti da Antonio, e ne parleremo assieme a Riki Signorini (Ribelli a vita), vecchio amico e collega dai tempi di Flash, che a differenza di me continuò con le collaborazioni giornalistiche su Punkster, Dynamo e Sonic.

Antonio non se ne ricorda, ma tra fine 86 e inizio 87 li intervistai per Metal Shock. Era la mia prima intervista, l'avevo concordata con Sandro Favilli, all'epoca bassista della band; gli altri membri del gruppo non erano molto convinti, e venne una cosa un po' così, che approdò sulle pagine di Metal Shock con un ritardo di un paio di mesi, tagliuzzata, in un "buco" della rivista. Nondimeno fu il primo pezzo che parlava di hardcore su MS (recensioni a parte), e uno dei primi sulle riviste metal in Italia. Sapendo ora quel che pensa Antonio del metallo e del crossover, immagino che non dia alla cosa la minima importanza...

Maximum Rocknroll, agosto 1986


Il podcast salta un po' (tante grazie Telecom, la banda larga è come la ripresa in atto....)

Speciale HC italiano - Ospite Antonio Cecchi (Cheetah Chrome Motherfuckers) by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud

sabato 24 ottobre 2015

Halloween! - Venerdì 30 ottobre, ore 21, www.garageradio.it

Nessun pistolotto su horror e rock... all'epoca ho già dato, e per la precisione su questa rivista qua, un "one shot" su richiesta di Luca Boschi (mai abbastanza citato per quel che ha fatto riguardo ai comics in Italia)



A questo giro quindi solo due scalette per Halloween, quella musicale ve la sentite venerdì sera, e non ci sarà, se qualcuno se lo aspetta, questo (che pure figura tra i miei 7'):


Sarà invece una passaggiata trasversale, molto trasversale, tra un pò di tutto ciò che fa oscuro.

L'altra è una scaletta di film, che non ha la pretesa delle tante liste che ormai girano in continuazione in rete.

Jacques Tourneur "La notte del demonio"


Fred Dekker "Dimensione terrore"


James Wan "Insidious"


Hideo Nakata "Dark Water"

Pupi Avati "L'arcano incantatore"

Peter Jackson "The frighteners"


Da ultimo, visto che ormai horror e dark da anni hanno infiltrato western e psychobilly, un consiglio: nel dubbio, seppellire in profondità (e se un morto vivente vi offre un drink, evitate di accettare...)




Halloween! by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud

lunedì 19 ottobre 2015

Generazioni

Ci sono quelli per cui gli Iron Maiden sono quelli di "Somwhere in time" e quelli che rimasero folgorati dal singolo "Run to the hills" (tipo io). Ma nel caso degli Iron Maiden, se qualcuno di coloro che li avevano incontrati per la prima volta col loro sesto lp voleva procurarsi i dischi precedenti non avrebbe incontrato nessuna difficoltà.
Per altri gruppi le cose andavano diversamente. Ho ascoltato per la prima volta i Discharge con "Why", nell'84, ed era una cassetta di terza o quarta copiatura che mi aveva fatto un mio amico punk (c'erano anche Suicidal Tendencies e Misfits). Quando andai in giro a cercare dischi dei Discharge all'epoca si trovava solo "Never Again". Ho trovato "Why" ristampato in vinile solo nel 1990 o giù di lì.
Nell'88 c'erano sedicenni che impazzivano per i Cryptic Slaughter e neanche sapevano che erano esistiti i Septic Death . La musica non era concepita per durare, se non nelle collezioni di vinile degli appassionati, e la cominicazione tra i "vecchi" (venti anni e più) e i "new kids" (14-16 anni) era molto limitata.
La memoria storica dell'heavy rock underground e non era affidata alle fanzine, ai programmi radio, alle riviste con le loro retrospettive e alla rivendita di dischi usati  E ai gruppi più longevi - in questa ottica le cover, i dischi di cover e i tribute album avevano un ruolo chiaro.
Le ristampe non erano molto frequenti, anche perché parliamo di un periodo in cui le cose cambiavano molto velocemente e le novità rilevanti da far uscire o da coprire sulla stampa (professionale o amatoriale che fosse) erano davvero tante.
Verso l'89 Frontier stava ristampando parecchio punk californiano, tra cui gli Angry Samoans. Visto che era distribuita da Flying Records, i lettori di Metal Shock (o almeno quelli interessati al tema) si beccarono una retrospettiva sul gruppo di Metal Mike, e sono pronto a scommettere che nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare prima.
L'avvento dei CD a fine ottanta portò ad un'altra mandata di riedizioni sul nuovo medium, ma un CD costava esattamente il doppio di un lp, almeno in Italia (pur avendo costi di produzione inferiori al vinile).

Così era probabile che molti dei fan dei Napalm Death degli anni novanta non avessere mai sentito parlare di Siege o Infest (e nel caso, sicuramente non li avevano sentiti), e che diversi  giovani fan del black metal all'inizio del nuovo millennio non avessero mai ascoltato "Altars Of Madness" dei Morbid Angel, o che i fan dei System Of A Down rimanessero a bocca aperta se qualcuno gli faceva scoprire gli Alice In Chains.
Certo, alla fine dei 90 esisteva già il file sharing (Napster, Gnutella), ma quando il meglio che si poteva sperare era la velocità di una connessione ISDN le cose erano decisamente più complicate.

L'avvento della rete, prima del web 2.0 ha se possibile peggiorato le cose.
Considerata la quantità di gente proveniente dalla scena hc degli 80 che è finita nel cyberpunk dei 90 la cosa è sorprendente, ma spesso la storia di quegli anni è stata "scritta" (su usenet, per esempio) da soggetti che per motivi puramente anagrafici non potevano averla vissuta. E per il metal la cosa è stata letteralmente eclatante.
Inutile dire che in Italia la comparsa di Ondarock NON ha migliorato la situazione (tuttora , nella websfera italiana, costituisce la migliore collezione di minchiate che sia mai stata raccolta in materia di hardcore ). Con wikipedia italia le cose sono andate un po' meglio per il punk e in maniera abbastanza disastrosa per il metal.

Con il nuovo milllennio la palla passa, a livello internazionale, di nuovo alle riviste tradizionali e poi alla documentaristica. Il primo passo forse viene fatto da Terrorizer, che sul numero 95 (2002) esce con un "Punk special", contenente una "top fifty" degli album punk di tutti i tempi. E ancora con i numeri 108 e 109 (2003) con un "Thrash special" in due parti.

Seguono i documentari e i libri, e qui le cose diventano più complicate.
Perché le bocce non sono rimaste ferme. Archiviati in larga parte  i fenomemi del decennio precedente, il music biz diffonde nuove mode (metalcore, emo). E queste nuove generazioni di band (e pubblico) cercano radici, arrivando anche a raccontare loro la storia dei periodi del passato che prendono come riferimento.
"Punk's not dead "di Susan Dynner ne è un'esempio. La regista, montando filmati e suo girato dal 76 al 2006 (comprendenti un'intervista a Jello Biafra - assente invece dal film American Hardcore), finisce per dare la voce a una serie di gruppi emo e pop punk che rivendicano la loro continuità con quella linea genealogica.

Nel caso dell'emo, i protagosti iscrivono al loro club i gruppi di DC della Revolution Summer dell'85, la cosa non sfugge a Ian Mackaye che in più di un'occasione nega con vigore la paternità (Guy Picciotto reagirà con un lapidario "emo è etichetta senza senso")

Ma anche con il thrash metal non si scherza. "Get Thrashed" (2006) è un documentario eccellente, con interviste a tutti o quasi i maggiori protagonisti degli anni 80... e a personaggi del metalcore che parlano di quei dischi e di quei gruppi, dichiarando la propria continuità di attitudine con loro (falso, nella maggior parte dei casi!).
Quel che è peggio, nelle interviste i giovani raccolgono gli endorsement del vecchi. E qui c'è da pensar male, cioè che la cosa sia avvenuta anche a fini promozionali (il documentario è di un collaboratore di MTV, all'epoca Jaime Jasta degli Hatebreed conduceva Headbangers Ball...). Scott Ian che incorona gli Hatebreed come i discendenti dei gruppi crossover di metà anni ottanta e Kerry King che dice "mi piacciono In Flames, Chimaira e Killswitch Engage" mettono una tristezza infinita. Per fortuna vengono concessi 40 secondi ai Municipal Waste in cui Tony Foresta riesce a dire: "Il metal? in condizioni pietose, troppi gruppi di merda in giro",

Youtube entra online nel 2005. E nel giro di pochi anni, diventa la più massiccia e gratuita mediateca del mondo. E a questo punto scoprire o riscoprire il rock del passato diventa facile, e (quasi) tutta la produzione di quasi 60 anni di rock diventa immediatamente accessibile, a portata di clic. E questo cambia tutto. 

***

Per l'orticello italiano, i componenti delle band della scena hc italiana anni 80 hanno cominciato a riprendere la parola per raccontare la loro versione delle cose perlopiù una decina di anni fa. Passato il black out degli anni novanta, alla metà dello scorso decennio i Negazione sono presenti con un loro sito, esce "Lumi di Punk", viene istampata la raccolta di TVOR... (a dire il vero l Silvio Bernelli con il suo "I ragazzi del mucchio" esce nel 2003).
E qui mi limito a fare una semplice constatazione: in "Lumi di Punk" su 241 pagine 150 vengono dedicate a Milano + Virus + Raf Punk (in "Italian hardcore punk 1980-1989" la proporzione è ridimensionata, ma si continua a percepire un certo sbilanciamento). Ora, visto che l'hc italiano NON era solo musica, ma senza musica sarebbe stato poco più di NIENTE, faccio presente che all'apice del fenomeno tra i gruppi italiani che a metà anni 80 acquistano grande notorietà nell'underground europeo ed americano non c'è tutta questa presenza milanese. Ci sono invece i Negazione e un pugno di band che provengono dalla provincia ideologicamente "disallineata".

Addendum: Giustamente Roberto Sivilia mi rimprovera l'incompletezza della bibliografia sull'hc italiano prodotta negli anni 90, e ringraziandolo integro:

-"Nel cuore della bestia - Storie personali nel mondo della musica bastarda"
   di Stefano Giaccone / Marco Pandin (Edizioni Zero in Condotta) 1996
- "Costretti a sanguinare - Romanzo sul punk 1977-1984" di Marco Philopat (Shake Edizioni) 1997
- "Ordigni - Storia del punk a Bologna"di Riccardo Pedrini (Castelvecchi) 1998
- "Come se nulla fosse - Storie di "pank" a Roma"di Roberto Perciballi (Castelvecchi) 2000


La scaletta di venerdì 23: a questo giro una scaletta completamente non a tema, così come viene





mercoledì 14 ottobre 2015

Se dal passato ti arrivano in faccia gli anni 90....

Courtesy of Manuel Toedem


In quel periodo accompagnai i Braindamage a un minifestival a Stoccarda. C'erano loro, il gruppo dell'organizzatore (un sedicenne patito di death brutal, quindi il gruppo faceva death brutal, e pure male), i Rostok Vampires (gruppo hc tedesco dell'est, molto medio, ma che fece la sua porca figura), i  Pestilence e gli Spermbirds (di gran lunga i migliori della serata, con il miglior soundcheck, tra l'altro).
Quando eravamo nei camerini durante il soundcheck degli altri, ad un certo punto si udì un boato che fece tremare le mura. Corremmo fuori, pensando che fosse crollato un muro o simili: niente di che, erano i Pestilence che facevano il check della voce. Quello, per il metal,  era il suono del nuovo che avanzava, e io non lo avevo capito.
Per quel che riguardava il metal i miei canoni di giudizio erano diventati obsoleti. Era tramontata l'età dell'oro di Metal Forces, Kerrang, era iniziato l'apogeo di Terrorizer.
Abitare un comodo territorio sonoro fatto da gruppi grunge, band hc e post hc e pensare di pretendere che il metal estremo dovesse avere nel suo DNA quei valori che erano passati dall'hc al primo thrash e al crossover era del tutto illusorio. Ma era illusorio pure che quei valori avessero davvero attecchito da qualche parte. Il Black Album dei Metallica  e il Clash Of Titans erano già state indicazioni in questo senso. I Nirvana su MTV erano stati un'altra indicazione. L'anno successivo sarebbe stato il 93: si registra "Dookie" dei Green Day che venderà dieci milioni di copie e a questo punto è tutto chiaro: qualsiasi cosa è vendibile in massa su scala globale, qualsiasi legame identario tra un genere musicale e una sottocultura di riferimento viene spezzato.
Con una notevole eccezione: quella roba lì su quella copertina lì (e non tiratemi fuori Ace Ventura, che fu una pura casualità).
Chiariamo un punto: si tratta di un'eccezione non pianificata e non intenzionale. Da una parte c'era gente che aveva capito che su growl e blast beat c'era da far soldi (e a cui bastavano le centinaia di migliaia di  unità vendute, e pure le decine di migliaia, volendo), dall'altra c'era una generazione di nati tra fine settanta e primi ottanta per cui il thrash era quella cosa spompata che era nei primi 90 (oppure le furbate dei Pantera) e in breve avrebbero visto il punk come pop da classifica. E c'era una cosa che li accomunava alle precedenti generazioni di metallari: erano bulimici (musicalmente). Da questo incontro perfetto tra domanda ed offerta è nato il fingerprint del metal dei 90 - death metal, grindcore, black metal. Da lì si è creato quel sistema di etichette indipendenti che finirà per fornire una sponda ai resti dell'hardcore, ormai metallizzati al di là di qualsiasi limite. Musicalmente è un decadere verso modelli/genere talmente standardizzati da essere a tutti gli effetti prodotto industriale, ma questo non cancella il resto.
Ancora, questo underground non è nato e vissuto per passione, ma sopratutto  perché la passione di relativamente pochi incontrava la voglia di far profitti di altri pochi, disposti a farne dove le major non sarebbero mai entrate per varie ragioni (in prims, dal loro punto di vista, scarsi volumi di vendite) - e questo lo rende molto diverso, per origini, non solo dall'hc ma anche dal thrash. Ma al di là delle origini, alla fine è sopravvissuto in varie maniere all'apocalisse del music business costituita da file sharing, streaming, web 2.0, ed è sopravvissuto anche meglio dell'underground hc. Perché i metallari sono fedeli acquirenti di musica, tutti gli altri no. E se ne è accorto pune Spotify. 
Tra l'altro, quel clima anni 90 ha fatto sì che nascesse, proprio sul metal estremo, Relapse, forse l'ultima etichetta a fare davvero A&R, che negli anni ha fatto uscire tra gli altri  Neurosis, Dillinger Escape Plan, Mastodon.

P.S. Non ho cambiato idea su quei gruppi: il gioco "più estremo, più gore, più malvagio, più nero" continua a sembrarmi del tutto meccanico, completamente privo di creatività. Del resto ogni generazione ha i suoi gruppi, e quella non era più la mia. In quella recensione stavo cercando di fermare il vento con le mani - attività futile e stupida (ma avevo 25 anni, ero un ragazzino...)

domenica 11 ottobre 2015

The Teenage Time Killers Connection - Venerdì 16 Ottobre www.garageradio.it


"Greatest Hits Vol. 1" dei Teenage Time Killers è uscito già da un po' (a fine luglio)
Fa abbastanza l'effetto di un mix tape, ok.
E' celebrativo, ok.
E' nostalgico (considerando il nuomero di veterani coinvolti e lo stile dell'operazione), ok.
E schioda - questo lo dico io.

Vediamo di riassumere l'immensa compagine del supergruppo, che è il modo migliore per farsi un quadro dell'operazione:

Voce
Reed Mullin (Corrosion Of Conformity))
Neil Fallon (Clutch)
Randy Blythe (Lamb Of God)
Clifford Dinsmore (Bl'ast!)
Jello Biafra (Dead Kennedys, Lard, Guantanamo School Of Medicine)
Matt Skiba (Alkaline Trio)
Corey Taylor (Slipknot)
Pete Stahl (Scream)
Mike “IX” Williams (Arson Anthem)
Tommy Victor (Prong, Ministry, Danzig)
Tairrie B. Murphy (My Ruin)
Karl Agell (Corrosion Of Conformity)
Phil Rind (Sacred Reich, Flotsam And Jetsam)
Lee Ving (Fear)
Tony Foresta (Municipal Waste, Iron Reagan)
Aaron Beam (Red Fang)
Vic Bondi (Articles of Faith)
Trenton Rogers(Chaotic Justice)

Chitarra
Mick Murphy (My Ruin)
Jim Rota (Fireball Ministry)
Brian Baker (Minor Threat, Dag Nasty, Junkyard, Bad Religion)
Woody Wheatherman (COC)
Greg Anderson  (Sunn .O))), Goatsnake)
Pat Smear (Germs, Foo Fighters)
Joason Browning (Evenout)
Stephen O Malley (Sunn .O))) )

Basso
Pat Hoed (Brujeria)
Dave Grohl (Scream, Nirvana, Foo Fighters)
Mike Dean (Corrosion Of Conformity)
Pat Smear (Germs, Foo Fighters)
Nick Oliveri (Kyuss, Queens Of the Stone Age, Dwarves)

Batteria
Reed Mullin (Corrosion Of Conformity)
London May (Lungfish, Samhain, Dag Nasty, Son Of Sam)

Un buon terzo dei brani potrebbe essere dei Corrosion Of Conformity se tornassero a fare hc (e la considerazione non è motivata dalla sola regia di Reed Mullin e dalla presenza piuttosto massicia di altri membri del gruppo). Due cover dei Void ("Ignorant People" e "Time to Die"), una dei Village Pistols (mai sentiti prima, "Big Money") e "Teenage Time Killer" dei Rudimentary Peni completano il quadro.
Quando è venuta fuori la notizia che Reed Mullin stava mettendo su l'operazione e che il nome veniva da un brano dei Rudimentary Peni, la mia reazione è stata chiedermi "di chi?", e quindi cercare in rete ( immagino che all'annuncio diversa gente del settore abbia detto " Ah, certo!").
Vengono descritti come gruppo anarcho punk inglese, ma Ian Glasper non li cita proprio in "Burning Britain", anche se compaiono nell'81 (probabilmente perché dopo i primi due ep si spostano sul death rock/post punk). Oddio, comparire è un termine impegnativo; vero che il  gruppo nel giro di due anni esce con due EP (di cui uno su Crass Records) e un LP; ma è anche vero che dopo 26 concerti in zona Londra e  un'intervista rilasciata per posta a una fanzine spariscono, e non per mettere a segno un colpo situazionista, ma perché il chitarrista si ritrova un tumore ai polmoni. Si rimettono in piedi verso fine ottanta e rimangono attivi per i novanta e oltre, se la storia vi interessa ve la potete leggere qui e qui. Non si trova molto altro in giro, e soprattutto niente di valido in italiano.
Gli estensori della voce "Rudimentary Peni" su wiki Italia erano palesemente a disagio a causa della mancanza di informazioni sul gruppo e il tuttologo di turno li battezza come "il gruppo
piu' importante uscito dall'anarcho punk inglese" (seriamente? ).

Ora, ci sono stati altri gruppi che dopo un ep sono spariti, ma sono rimasti nella storia del genere e da subito. Un esempio sono proprio i Void, che all'epoca (82-83) uscirono solo con tre pezzi su "Flex your head", poi con lo storico split Faith-Void e quindi sparirono sciogliendosi nell'84, lasciandosi alle spalle un Lp che doveva uscire su Touch And Go ma che non vide mai la luce, se non come bootleg.

I Void sono stati storia fin da subito e per un motivo semplice: essere sul catalogo Dischord, e perdipiù con uno split a metà col gruppo di Alec Mackaye, fratello del frontman dei Minor Threat, all'epoca non era precisamente il miglior modo per passare inosservati dall'underground internazionale.

A proposito dei Teenage Time Killers, come ho già scritto, finché era un progetto di Reed Mullin sono stati considerati dai soliti quattro gatti. Poi l'annuncio che partecipano Grohl, Blythe, Corey Taylor e Matt Skiba e boom di esposizione mediatica. Però alla fine in pochissimi, nella websfera italiana, si sono misurati sulla recensione (e in tutta la rete i più si sono persi per strada le due cover dei Void). Il punto è che si tratta di un compendio di 35 anni anni di hardcore, thrash e doom (ovvero di quello che è stato nelle corde dei Corrosion Of Conformity negli ultimi trent'anni). e non tutti possono cogliere i nessi. Una piccola perla significativa proviene da una delle poche recensioni italiane:
 "Volete fare i fighi e ascoltare una hardcore punk band revival? Bypassate questi senza alcun rimpianto e ascoltatevi gli Iron Reagan."
Da cui si ricava che ascoltare hardcore farebbe figo, e che chi scrive ha cognizione limitata dell'argomento (ovverro, di hc non capisce una mazza, se cita gli Iron Reagan come un revival hc).

Passiamo a cose più serie.Questo "loose punk metal collective" ha debuttato dal vivo il 12 settembre a L.A. , al Fonda Theatre. E veramente l'ha giocata sul nostalgico::

"La serata è passata come una jam session con una band residente di prima categoria, con un carosello di vocalist che si è aperto la strada ruggendo attraverso circa 50 pezzi, includendo sia brani originali dei Teenage Time Killers che cover rappresentati ogni generazione di heavy music, includendo pezzi di pionieri del punk e del metal come Bad Brains, Celtic Frost, Misfits e Cro Mags. Il frontman degli Articles Of Faith, Vic Bondi, si è tolto gli occhiali e aggirandosi per lo stage ha cantato una roca versione di Tv Eye degli Stooges, Fallon si è distinto in una versione accelerata di Kick Out The Jams degli MC5, e la vocalist dei My Ruins, Tarrie B. Murphy ha guidato la carica in una viscerale cover di Touch Me I'm Sick dei Mudhoney... Foresta ha fatto impazzire il pubblco quando il gruppo ha suonato il primo minuto di Raining Blood"

Se portano in giro il carrozzone di questo show, anche con solo Pete Stahl e Tony Foresta, non me lo vorrei proprio perdere. E diciamo pure che questa è in qualche modo la prima recensione di disco apparsa finora su questo blog - ed è un'eccezione.

La scaletta: un po' di lavoro sulle connessioni di "Greatest Hits Vol 1", poi novità hc, extreme metal e così via...


sabato 3 ottobre 2015

Una strada che porta a Jane Doe - ore 21 venerdì 9 ottobre www.garageradio.it

In contesti che (spero) molti di voi non frequenteranno mai, una delle "buzzwords" (termine poco traducibile) circondate dal maggior alone mistico è "thinking out of the box". Starebbe a significare pensare al fuori degli schemi consolidati, uscendo dai solchi già tracciati..
Considerate il tema di questo blog e vi renderete conto che "uscire dal solco" ha portato ai maggiori balzi in avanti nella ormai cinquantennale stori del rock, e in particolare di quello duro ed estremo.
Esiste un "solco fuori dai solchi", una strada ideale e divergente che percorre la storia del rock, anzi, ne esistono probabilmente diverse.Le strade meno trafficate tra quelle meno trafficate.

Le avanguardie "sperimentali" sviluppatesi dai nuclei delle sottoculture rock non sempre hanno avuto vita facile, né rapporti semplici con la loro scena di provenienza. Non è un tema semplice. Ma il fatto che le sottoculture rock, diffuse o meno diffuse che fossero, abbiano avuto ognuna un carattere identitario dovrebbe apparire come dato del tutto scontato. E il carattere identitario è più forte quanto meno è estesa la sottocultura (pensate a punk, metal, hardcore - mi guardo bene da inserire nel ragionamento l'emo, che è una cosa abbastanza a sé). La cosa ha tra l'altro a che vedere non poco con l'età evolutiva degli individui: non si diventava punk o metallari o dark dopo i vent'anni: la cosa succedeva nell'adolescenza, e il rapporto che si crea in quegli anni con un frame culturale è costitutivo della personalità adulta, quindi fondante (sicuramente sono stati scritti fiumi di inchiostro su riviste di psicologia e sociologia al riguardo).
Questo fatto, nella mia modesta opinione, sta alle base di tanta fenomenologia delle sottoculture rock.
Pensate alle constestazioni delle band punk 77 diventate rockstar (Clash su tutti)
Pensate alla categoria "true metal", che venne fuori nei primisimi ottanta come reazione all'invasione del glam metal ("a kind of reinvented pop", nella felice definizione of Bobby "Blitz" Ellsworth), e prima dell'opposizione tra thrashers e "posers".


Ecco, la faccenda identitaria ha senz'altro una serie di lati positivi ma anche alcune serie controindicazioni.
Il più importante degli aspetti positivi è che la sottocultura nasce (e la  nuova identità si crea) attorno ad un' innovazione musicale rispetto ai canoni precedenti.
La più seria delle controindicazioni è la resistenza all'evoluzione dei nuovi canoni musicali inizialmente stabiliti dalla sottocultura di riferimento (l'esempio più eclatante al riguardo sono state le frange "conservatrici" dell'hardcore).

Una veloce carrellata di episodi e situazioni.

New York era stata la capitale del punk USA, nei 70. A fine settanta dal punk si evolve la scena No Wave, e i Fear, nella loro famigerata esibizione al Saturday Night Live cantano: "New York va bene -se ti piacciono i sassofoni" .



Nel metal dei primissimi ottanta la progressione verso la velocità lasciava indietro cospicue frange di pubblico. Chi pur amando Maiden e Saxon rimaneva attaccato a Purple e Zeppelin non digerì i Venom. I Raven? Un gruppo punk. "Kill 'em all"? Troppo punk, batteria quasi D-Beat. I Voivod di "War and Pain"? Non certo un gruppo metal.

1983: i Black Flag escono con "My War" e Tim Yohanan su Maximumum RocknRoll lo liquida dicecendo "Suona come i Black Flag che imitano gli Iron Maiden che imitano i Black Flag in una giornata nera".

I Victim's Family vengono contestati  perché non vogliono attenersi agli standard "thrash".

I Botch? Rapporto conflittuale con la scena hc fin da subito.

I Converge passano dal giocare con riff presi agli Slayer al sound di "Jane Doe" e il loro pubblico si divide in due "I fan dei Converge generalmente cadono in un delle due categorie: quelli che adorano tutto fino a Jane Doe (2001),  e quelli che idolatrano quell'album e i due successivi. In effetti Jane Doe segna il punto in cui i Converge passano da rumorosi hardcore kids influenzati dal thrash a titani del noise-thrash influenzati dall'hardcore (Aaron Burgess, Axe to Fall review, Revolver, December 2009, p. 85.)

All'avvio del nuovo millennio critica e pubblico hanno giustamente acclamato Converge, Botch e Dillinger Escape Plan come grandi innovatori. Ed è stato coniato il termine mathcore (l'ennesima etichetta).
Senza niente levare a questi tre gruppi, la loro musica sarebbe stata immaginabile se negli anni 80 non ci fossero stati Voivod, Butthole Surfers e Naked City?

La scaletta: un'itinerario verso "Jane Doe" a partire dagli anni sessante.

Una strada che porta a Jane Doe - A road leading to Jane Doe by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud

giovedì 1 ottobre 2015

Cover! - venerdì 2 ottobre ore 17 www.garageradio.it

Era un po' che ci pensavo, e quindi arriva una puntata a di FERA a base di cover.
Se c'è un qualcosa che è connaturato al rock, è proprio la cover. Tralasciando il riciclo di materiali altrui su scala industriale del rock and roll tra i 50 e i primissimi 60,  fateci caso: dal vivo uno dei cavalli di battaglia dei Cream era "Spoonful" (di Howling Wolf); uno dei brani più famosi di Hendrix è la sua versione di "All along the watchtower" di Bob Dylan (si può dire che Hendrix avesse il vizio di prendere brani di Dylan e rendere le sue versioni più famose degli originali, vedi "Like A Rolling Stone"). Molti conoscono "Am I Evil" fatta dai Metallica, molti meno conoscono il brano originale dei Diamond Head.
Insomma, nelle cover non c'è proprio niente di male, anzi. Sono divertenti, perché il pubblico di solito le riconosce, sono l'occasione per reinterpretare o svecchiare materiale apparentemente datato e adattarlo ai gusti propri o a quelli del momento. Sono un'occasione per dimostrare il proprio talento reinterpretativo (se c'è).

Inciso: le tribute band  sono un'altra cosa. Se ne discute a cadenze regolari, sui social, ma non ho ancora trovato qualcuno che si faccia la domanda essenziale: perché il fenomeno è rilevante sopratutto in Italia?
E perché riguarda l'arco che va dai Pooh ai Metallica, ma non ha toccato il piccolo giro dell'hc punk? (questa domanda se la dovrebbero porre in molti, in area metal - e la risposta è semplice).

Sono affezionato a diversi dischi di cover: "Undisputed Attitude" degli Slayer, "Garage Days" dei Metallica, "Pajama Party" dei Poison Idea..
Ma su tutti c'è un tribute album, "Virus 100", indimenticabile omaggio ai Dead Kennedys contenente cover con interpreti che vanno dai Napalm Death ai Faith No More. Uscì nel 1992, cioè due anni prima dell'uscita di "Dookie" dei Green Day (e della contestuale morte del punk, secondo alcuni). Tra fine 80 e primi 90 la Alternative Tentacles stava vivendo un bel periodo: Nomeansno, Victims Family, Neurosis, i progetti di Jello Biafra con Nomeansno e DOA - tutti dischi memorabili. "Virus 100" è come il corollario di questa fase, testimonianza un periodo di notevole creatività - vedere la cover di "Forward to death" rifatta dai Nomeansno - a cappella


(nello stesso periodo è in piena attività la prima versione della Rollins Band,  ed Henry Rollins le cover non se le è fatte mancare: dagli AC/DC ai Suicide, passando per Pink Fairies, Velvet Underground e Louis Prima....)

Un altro paio di album tributo:  Case closed? an international tribute to Husker Du 1994 (c'erano tra gli altri Sick Of It All, Big Drill Car e Upset Noise) e "Rise Above: 24 Black Flag Songs to Benefit West Mephis Three," le cui vendite andarono a finanziare le spese di difesa dei tre di West Mephis .Con la terza edizione della Rollins Band agli strumenti, cantano in tanti , da Kira Roessler a Keith Morris, da Iggy Pop a Exene Chervenka, da Lemmy a Tom Araya.




sabato 19 settembre 2015

1985: thrash, hardcore, crossover - il trentennale - venerdì 25 settembre ore 17 www.garageradio.it

FERA è iniziata con una puntata intitolata "Lo spirito dell'85".
Perché il 1985 è un anno cruciale nella storia del thrash metal e dell'hardcore punk?
A marzo escono "Dealing with it" dei DRI e "Hell Awaits" degli Slayer
Ad aprile esce "Bonded By Blood" degli Exodus
In agosto esce "Speak English Or Die" dei SOD
Ad ottobre uscirà "Animosity" dei Corrosion Of Conformity..




Se c'è un anno di nascita ufficiale del crossover thrash è proprio il 1985, con le uscite di DRI, COC, SOD.
Dal lato metal era stato adeguatamente preparato dal 1984, con Kirk Hammet che sfoggiava una maglietta dei Discharge sul retro della copertina di "Ride The Lightning" e con l'uscita di "War and pain" dei Voivod (un disco a metà tra metal e D-Beat)  - ho già parlato diffusamente di crossover thrash, e se si guarda alla maggioranza di quello che viene definito hardcore da 20 anni a questa parte, l'argomento è di una rilevanza decisamente attuale.
E' l'anno del (relativamente) famoso primo tour americano dei Broken Bones, e di un loro celebre concerto al CBGB. Bones la racconta così:

"Arriviamo ...e aprendo la porta c'è un tipo alto e biondo con accanto un piccoletto. Il biondo fa 'Hey, sono i Bones!' e io rispondo 'Salve!", non avendo idea di chi siano. Dopo il soundcheck gli stessi due tipi tornano e si presentano:' Ciao, io sono James Hetfield dei Metallica e questo è Scott Ian degli Anthrax, siamo grandi fan della vostra band!'. E così dopo varie chiacchere venimmo a sapere che quella sera i Metallica suonavano a L'Amour, a Brooklyn, e visto che il nostro era uno show all ages che cominciava alle cinque ci diedero dei backstage pass per il loro concerto..." 
("Burning Britain", Ian Glasper, 2004)

E questa è la versione di Charlie Benante:

"I Metallica suonavano a  L’Amour , a  Brooklyn, e io e Scott Ian portammo James Hetfield alla  Sunday matinee al CBGB a vedere i Broken Bones. Ad alcuni non piacque il fatto che ci fossero questi capelloni ai loro show. Ma alla fine della giornata James era nel  pit sulle spalle di qualcuno, e così è andata. Poi la faccenda del crossover diventò importante davvero." 

(A proposito dei Broken Bones, giusto leggendo il libro di Glasper ho scoperto che all'inizio si misero a fare rock blues, e che solo in seconda battuta - e prima di incidere - decisero di tornare al punk)
 

Broken Bones


Uno degli eventi cruciali nella storia del crossover in Italia (e l'evento cruciale nella mia esperienza del fenomeno) fu la data fiorentina di Venom , Exodus e Atomkraft, nell'ottobre1985
Non so, né ho trovato notizie,  di massiccia presenza punk nelle date di Roma o Torino. Ma a Firenze c'era molta gente di area GDHC al concerto. Era più di un anno che frequentavo la scena hc (l'unico metallaro presente ai concerti al Victor Charlie (Pisa)  nell'84, se ben mi ricordo - tra i tanti graffiti sui muri ne avevo trovato  uno col demone del singolo dei Metallica e la scritta "So c'mon, jump in the fire!").
Riguardo il concerto c'era un qualche timore di problemi per via di un'annunciata presenza skinhead. Ma tutto filò liscio. Una breve cronaca, per dare un'idea dell'aria che tirava.


Gli Atomkraft, che aprivano, furono sopportati con sufficienza, e generalmente con sommo disinteresse.
Gli Exodus entrarono in scena accolti da un’ovazione, attaccarono e… difficile da descrivere. Io ero a scuotere la testa nelle prime file, e quando arrivarono a “Strike of the beast” pensai che avrei finito per scassarmi  il collo.
In una pausa notai che mentre le prime file erano impegnate in un headbanging furioso, più indietro si era creato uno spazio circolare in cui i punk pogavano (il termine esatto sarebbe slam dance, ma certe questioni di etichetta hanno perso significato ormai - oggi la definizione corrente è mosh pit).
Del resto era una prima volta per tutti i presenti - in seguito le barriere residue sarebbero cadute naturalmente e i pit misti  sarebbero diventati la regola.
Paul Balloff sarà anche stato uno che saliva sul palco ubriaco e si scordava le parole dei pezzi, ma se lo fece quella volta noi non ce ne accorgemmo. Quando parlava col pubblico capivamo poco più del titolo dei brani, ma il tono della sua voce (una rabbia e un’aggressività enfatiche, quasi teatrali e al tempo stesso completamente genuine) colmava ampiamente questa lacuna nella comunicazione. Gli Exodus dal vivo erano di un’intensità intraducibile in parole. Cosa avevano all'epoca? Per usare le parole di Ron Quintana "The speed, the screaming, the yelling, the guitarwork".
Gli Exodus si presero tutto. Quando arrivarono i Venom, il pubblico era stato prosciugato di buona parte delle sue energie.
Chissà cosa si aspettavano Cronos e soci, con le loro fontane pirotecniche, con la loro nebbia arancione e con i ventilatori nascosti che muovevano loro i capelli. Forse si resero conto di essere superati, che il vento era radicalmente cambiato, forse no.

Nella diatriba tra Cronos e Rollins, rivenuta fuori di recente (al di là di ogni dubbio a fini promozionali per i "nuovi" Venom), non ho difficoltà a credere alla versione di Rollins e di Joe Cole, roadie dei Black Flag. Quando i Venom di Cronos sono usciti col loro ultimo disco e l'ho senttito cantare "We're the long haired punks" ho trovato la cosa francamente ridicola - ma indicativa, un voler cogliere lo spirito dei tempi (vedere United As One # 2) , con cui all'epoca non seppe sintonizzarsi (quest'anno se ne sono viste parecchie, di rivendicazioni di radici punk/hardcore del tutto farlocche). Del resto non è in uscita un nuovo album dei PIL?

Ritornando all'85, a quel concerto le metal heads erano già in larga parte thrashers  pronti per il crossover. Ed erano passati solo due anni dall'uscita di "Kill 'em All" dei Metallica...

Indigesti

Per quel che riguarda l'hardcore italiano (parliamo di musica) come si sarà capito è un momento magico. E anche il periodo del cut-off: la formula 2-3 accordi con basso e batteria sparati a mille su cui vengono urlati testi-slogan in italiano  ("rumble and clatter", applicata nei primi anni dalla maggioranza deii gruppi )  sta perdendo smalto. Ci sono ancora gruppi che vanno sul palco e fanno la loro cosa - e ce ne sono altri che salgono sul palco e spaccano. Sono queste ultime band a diventare attraenti per diversi metallari che fino ad allora si erano tenuti ben distanti dall'hardcore (guarda caso, la cosa era già successa a S.Francisco e stava succedendo proprio in quel periodo a NY con i Cro-Mags).

Nell'85 escono "Screams from the gutter" dei Raw Power e "Osservati dall'inganno" degli Indigesti. L'anno successivo sarà la volta di "Lo Spirito Continua" dei Negazione e "Into the Void" dei Cheetah Chrome Motherfuckers. A riascoltarli oggi non si rileva alcuna traccia di muffa, niente che suoni  anche vagamente stantio. La cosa che salta all'occhio è che i quattro grandi classici dell'hardcore italiano hanno sound estremamente diversi l'uno dall'altro . Non manifestano "influenze" sensibili, dal punto di vista dello stile, brillano per originalità. Due sono cantati in inglese, due in italiano. Il campanaccio, che sarà individuato molto più tardi (dagli americani, soprattutto) come un "marchio di fabbrica" dell'hc italiano anni 80 (Negazione, Raw Power, Upset Noise, per fare esempi) non lo trovate né su "Osservati" né su "Into The Void". Impossibile confondere un gruppo con l'altro.Quattro dischi che sono il simbolo di una delle ultime stagioni irripetibili.

Nota a margine: se non conoscete i dischi appena citati non andatevi a cercare recensioni in rete. Ascoltateli e basta. Così evitate di leggere che "Osservati" è fortemente ispirato dal migliore hardcore losangeleno (e perché non dal peggiore, a questo punto? Visto che ci siamo....).


1985, thrash, hc, crossover - 1985, thrash, hc, crososver by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud