header

header

sabato 3 ottobre 2015

Una strada che porta a Jane Doe - ore 21 venerdì 9 ottobre www.garageradio.it

In contesti che (spero) molti di voi non frequenteranno mai, una delle "buzzwords" (termine poco traducibile) circondate dal maggior alone mistico è "thinking out of the box". Starebbe a significare pensare al fuori degli schemi consolidati, uscendo dai solchi già tracciati..
Considerate il tema di questo blog e vi renderete conto che "uscire dal solco" ha portato ai maggiori balzi in avanti nella ormai cinquantennale stori del rock, e in particolare di quello duro ed estremo.
Esiste un "solco fuori dai solchi", una strada ideale e divergente che percorre la storia del rock, anzi, ne esistono probabilmente diverse.Le strade meno trafficate tra quelle meno trafficate.

Le avanguardie "sperimentali" sviluppatesi dai nuclei delle sottoculture rock non sempre hanno avuto vita facile, né rapporti semplici con la loro scena di provenienza. Non è un tema semplice. Ma il fatto che le sottoculture rock, diffuse o meno diffuse che fossero, abbiano avuto ognuna un carattere identitario dovrebbe apparire come dato del tutto scontato. E il carattere identitario è più forte quanto meno è estesa la sottocultura (pensate a punk, metal, hardcore - mi guardo bene da inserire nel ragionamento l'emo, che è una cosa abbastanza a sé). La cosa ha tra l'altro a che vedere non poco con l'età evolutiva degli individui: non si diventava punk o metallari o dark dopo i vent'anni: la cosa succedeva nell'adolescenza, e il rapporto che si crea in quegli anni con un frame culturale è costitutivo della personalità adulta, quindi fondante (sicuramente sono stati scritti fiumi di inchiostro su riviste di psicologia e sociologia al riguardo).
Questo fatto, nella mia modesta opinione, sta alle base di tanta fenomenologia delle sottoculture rock.
Pensate alle constestazioni delle band punk 77 diventate rockstar (Clash su tutti)
Pensate alla categoria "true metal", che venne fuori nei primisimi ottanta come reazione all'invasione del glam metal ("a kind of reinvented pop", nella felice definizione of Bobby "Blitz" Ellsworth), e prima dell'opposizione tra thrashers e "posers".


Ecco, la faccenda identitaria ha senz'altro una serie di lati positivi ma anche alcune serie controindicazioni.
Il più importante degli aspetti positivi è che la sottocultura nasce (e la  nuova identità si crea) attorno ad un' innovazione musicale rispetto ai canoni precedenti.
La più seria delle controindicazioni è la resistenza all'evoluzione dei nuovi canoni musicali inizialmente stabiliti dalla sottocultura di riferimento (l'esempio più eclatante al riguardo sono state le frange "conservatrici" dell'hardcore).

Una veloce carrellata di episodi e situazioni.

New York era stata la capitale del punk USA, nei 70. A fine settanta dal punk si evolve la scena No Wave, e i Fear, nella loro famigerata esibizione al Saturday Night Live cantano: "New York va bene -se ti piacciono i sassofoni" .



Nel metal dei primissimi ottanta la progressione verso la velocità lasciava indietro cospicue frange di pubblico. Chi pur amando Maiden e Saxon rimaneva attaccato a Purple e Zeppelin non digerì i Venom. I Raven? Un gruppo punk. "Kill 'em all"? Troppo punk, batteria quasi D-Beat. I Voivod di "War and Pain"? Non certo un gruppo metal.

1983: i Black Flag escono con "My War" e Tim Yohanan su Maximumum RocknRoll lo liquida dicecendo "Suona come i Black Flag che imitano gli Iron Maiden che imitano i Black Flag in una giornata nera".

I Victim's Family vengono contestati  perché non vogliono attenersi agli standard "thrash".

I Botch? Rapporto conflittuale con la scena hc fin da subito.

I Converge passano dal giocare con riff presi agli Slayer al sound di "Jane Doe" e il loro pubblico si divide in due "I fan dei Converge generalmente cadono in un delle due categorie: quelli che adorano tutto fino a Jane Doe (2001),  e quelli che idolatrano quell'album e i due successivi. In effetti Jane Doe segna il punto in cui i Converge passano da rumorosi hardcore kids influenzati dal thrash a titani del noise-thrash influenzati dall'hardcore (Aaron Burgess, Axe to Fall review, Revolver, December 2009, p. 85.)

All'avvio del nuovo millennio critica e pubblico hanno giustamente acclamato Converge, Botch e Dillinger Escape Plan come grandi innovatori. Ed è stato coniato il termine mathcore (l'ennesima etichetta).
Senza niente levare a questi tre gruppi, la loro musica sarebbe stata immaginabile se negli anni 80 non ci fossero stati Voivod, Butthole Surfers e Naked City?

La scaletta: un'itinerario verso "Jane Doe" a partire dagli anni sessante.

Una strada che porta a Jane Doe - A road leading to Jane Doe by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud

Nessun commento:

Posta un commento