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mercoledì 19 dicembre 2018

LWC35 - 35 anni dal Last White Christmas - Venerdì 21 dicembre ore 20.30 garageradio.it


Del Last White Christmas, che si svolse nella sconsacrata basilica di S.Zeno a Pisa nel 1983, io e Riky e Antonio Cecchi abbiamo già parlato, qua.
A 35 anni di distanza l'evento viene celebrato con dibattito e concerto, qua trovate la pagina fb e qua l'evento.
Quindi nell'ultima puntata di FERA del 2018 io e Riky presenteremo la cosa, tra vecchio e nuovo. E come notate dal manifesto, l'indomani saremo di moderazione del dibattito...

(FERA riparte a gennaio dopo l'Epifania)

giovedì 6 dicembre 2018

Suoni, ancora, e seventies, ancora - Venerdì 7 dicembre ore 20.30 garageradio.it

Mi ricordo che sui vent'anni il primo Zep mi infastidiva. Avevo amato profondamente Dazed And Confused nella versione live di The song remains the same, ritrovarla nell'incisione da studio mi spiazzava, trovavo quella produzione "vecchia". Qualcosa del genere mi era successo coi Sabbath. Mi ero innamorato dei Black Sabbath a 13 anni, sentendo per radio Sabbath Bloody Sabbath. Nella mia ricerca di vinile a poco prezzo tra i 13 e i 14 anni ero incappato in un tipo, più vecchio di me di tre o quattro anni, che si stava disfacendo dei suoi dischi hard rock - aveva "superato quella fase", qualsiasi cosa volesse dire, ma immagino avesse a che vedere con la vita di relazione: nei primissimi 80 l'amore per l'hard rock e l'heavy metal non ampliava certo le possibilità di contatto con l'altra metà del cielo. Per farla breve, con poche migliaia di lire uscii da casa sua con Paranoid e Made In Japan. Erano suoni distanti da quelli che mi avevano stregato (Sabbath Bloody Sabbath, appunto, e You Really Got Me nella versione dei Van Halen). Ma con Paranoid finii per familiarizzare velocemente. Però quando qualche mese dopo (era il 1981) vidi Mob Rules in evidenza tra le nuove uscite hard rock di un locale negozio di dischi, l'esaltazione fu immediata, fin dalla copertina di Greg Hildebrandt (o meglio, chiesta in uso all'autore). Arrivato a casa, appena messo il vinile sul piatto la fascinazione fu istantanea. Sentivo il suono come "attuale", e questo mi sembrava un plus. La voce di Ronnie Dio, i riff di Iommi, le tastiere di Nicholson, talmente particolari da non sembrare tastiere (approccio agli antipodi rispetto a quello di Jon Lord, parlando di canoni con cui avevo familirizzato), quello era heavy metal come pensavo dovesse esserlo. Quando arrivò l'82, e uscii dalla Upim con il 7 pollici di Run To The Hills, arrivando a casa e mettendolo sul piatto, beh, quello era ancora più metal. E poi Raven, Motorhead, Venom, Exciter  e poi, beh...
Ad un certo punto verso fine 80 i suoni cominciaro ad essere sempre più simili tra loro. Con una degna eccezione, ovvero il grunge, che all'epoca ancora non era stato etichettato grunge. I gruppi di Seattle, insomma, di cui qualcuno parlava come di "hard rock moderno" (a tale proposito persona davvero informata dei fatti, ovvero Jack Endino, parlò di "prosecution of the seventies hard rock with an healthy respect for noise").
C'erano chitarre downtuned in Louder The Love dei Soundgarden? Eccome se c'erano. Ma l'underground di Seattle aveva "preso i Black Sabbath" dai Black Flag. Forse qualche anno dopo i gruppi di Palm Springs li presero da quelli di Seattle, o forse direttamente dai Black Flag, difficile dirlo. Di sicuro dopo di loro ci fu una vera epidemia di accordature ribassate (anche nel nu metal). Il digitale probabilmente ha fatto il resto, ed è arrivata la standardizzazione.

Uno dei motivi che mi riporta sempre più spesso all'heavy metal e all'hard rock dei seventies è appunto la ricca diversità dei suoni, che ispira la scaletta di questo venerdì.