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Bibliografia e filmografia

Ebbene, sì, molto del contenuto di questo blog è derivato o ispirato da libri o documentari usciti negli ultimi 15 anni. Nei post mi sforzo sempre di citare le fonti, qui ne terrò un elenco aggiornato.

"Italian Punk Hardcore 1980-1989 the movie" , Lovehate80.it (2015)

Ve lo potete vedere su youtube qua e io ne ho parlato qua . Ad oggi (2017) resta l'unico documentario che parla di quella stagione. E tant'è. Musicalmente centrato sulla fase "rumble and clatter" (e io continuerò imperterrito ad usare i termini nell'ordine classico: hardcore punk.

Antonio Cecchi, "No More Pain", Area Pirata (2016)

La storia dei CCM è anche la storia di GDHC, e la storia dell'hc italiano anni 80 come l'ho conosciuto io. E' al momento l'unico punto di vista di questo genere su quegli anni, prezioso, come lo ha definito Marco Mathieu, perché descrive quello che resta fuori da Italian Punk Hardcore, la dimensione internazionale, globale delle avanguardie della scena italiana in quel periodo. Se ne parla qua.

Steve Blush, "American Hardcore, a tribal history" 2nd editon (2010)
(La prima edizione è del 2001)
Poco da dire al riguardo. Al di là della tesi "l'hardcore americano è finito nell'86", se il tema vi interessa, è un must. Più completo del film, con qualche aspetto discutibile - il primo Die Kreuzen un disco metal?- resta un'immenso lavoro di riferimento, basato su decine e decine di interviste, strutturato scena per scena. 


John Tucker "Suzie Smiled"(2006)
Sulla New Wave del British Heavy Metal è uscito molto, ma il libro di Tucker, che NON ha vocazione enciclopedica, è quello che forse meglio di altri racconta il periodo, e lo fa in modo assai piacevole. Magari si dilunga un po' troppo sulle vicende di gruppi di secondo (o terzo) piano, ma nel suo insieme è eccellente, anche nella contestualizzazione del "non movimento".

Ian Glasper "Burning Britain" (2009)
Corposa compilazione della storia di praticamente tutte le band della stagione inglese delle "Spiked Hairs".

Tony Reitmann "NYHC" (2014)
Praticamente la scena di NY raccontata fase per fase e gruppo per gruppo dai protagonisti e da chi l'ha vissuta. Il libro è stato costruito, e bene, come un collage di brani di interviste originali: da Jimmy Gestapo a Dan Lilker, dieci anni (quelli migliori) di NYHC ripercorsi come mai prima.Splendido capitolo dedicato al crossover.


"American Hardcore" (2006)
"American Hardcore" , il documentario, scritto da Blush e diretto da Rachman, è una cosa a parte rispetto al libro. Qua la tesi di fondo, ribadita da Vic Bondi (Articles Of Faith), è che l'hc americano sia stato l'unico movimento culturale di sinistra negli USA all'inizio degli anni 80. Ora, senz'altro è come se lo sono vissuto alcune realtà di rilievo (Dead Kennedys, MRR), ma si tratta di una generalizzazione un po' stiracchiata. Notare che mentre Henry Rollins è molto presente, non ci sono né Danzig né Biafra (il secondo perché aveva litigato con Blush).


"Punk's not dead", Suzan Dynner (2006)
La tipa mette su un'operazione simile a quella di Get Thrashed: qui si vogliono accreditare il pop punk e l'emo come la legittima discendenza del punk 77 e dell'hc anni 80, pur deprecando la moda del punk scopppiata a metà novanta. Onestamente l'ho trovato di una profonda inutilità, a parte alcune piccole perle (Jello Biafra qua compare, visto che non ha litigato con l'autrice, e cerca di spiegare "com'era ai miei tempi"; Chris Doherty dei Gang Green - davvero malridotto- si sfoga: "coi nostri furgoni abbiamo aperto la strada ai loro maledetti tour bus" e via dicendo). Su youtube.


"Hype!", Doug Pray (1996)
Ecco, Pray racconta la scena di Seattle e il grunge come mai è stato fatto prima e mai è stato più fatto dopo.
Come una piccola scena decentrata venga presa, glamourizzata e commercializzata da Sub Pop, creando un fenomeno senza precedenti nell'industria dell'intrattenimento di massa. Scordatevi "Singles", se volete sapere veramente come sono andate le cose dovete vedervi questo.

"Metal Evolution", Sam Dunn (2011)
"Metal: an headbanger's journey", Sam Dunn (2006)
Su Sam Dunn e i suoi alberi genealogici a blocchi del metal è piovuto addosso di tutto, in rete. Accuse di incompetenza, lamentele per il mancato inserimento (o per la collocazione nella sua tassonomia) di questo o di quel gruppo, l'aver dedicato un capitolo al grunge. Resta il fatto che Dunn ha raccolto un'incredibile quantità di eccellenti interviste che coprono qualcosa come 50 anni di hard rock e metal, da Dick Dale ai Gojira. E questo, al di là del taglio e del montaggio, è un qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima.


Get Thrashed, Rick Ernst (2006)
Buon lavoro, centrato sui cosiddetti "big four" ma con le doverose aggiunte su Exodus, gruppi europei, crossover, etc. La pecca che trovo nella concezione è l'idea di far parlare del thrash i protagonisti del metalcore, Killswitch Engage, In Flames,Shadows Fall, Chimaira, Kittens etc che, di fatto, si accreditano come i legittimi discendenti del thrash delle origini.(non manca un capitolo New Metal vs Nu Metal, che va in questa direzione, cioè i gruppi NWOAHM sarebbero "true" e gli altri di plastica - ho espresso un parere al riguardo qua e ne ho parlato più diffusamente qua). A parte questo, la forza del lavoro sono le interviste ai protagonisti degli anni 80.



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