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lunedì 19 ottobre 2015

Generazioni

Ci sono quelli per cui gli Iron Maiden sono quelli di "Somwhere in time" e quelli che rimasero folgorati dal singolo "Run to the hills" (tipo io). Ma nel caso degli Iron Maiden, se qualcuno di coloro che li avevano incontrati per la prima volta col loro sesto lp voleva procurarsi i dischi precedenti non avrebbe incontrato nessuna difficoltà.
Per altri gruppi le cose andavano diversamente. Ho ascoltato per la prima volta i Discharge con "Why", nell'84, ed era una cassetta di terza o quarta copiatura che mi aveva fatto un mio amico punk (c'erano anche Suicidal Tendencies e Misfits). Quando andai in giro a cercare dischi dei Discharge all'epoca si trovava solo "Never Again". Ho trovato "Why" ristampato in vinile solo nel 1990 o giù di lì.
Nell'88 c'erano sedicenni che impazzivano per i Cryptic Slaughter e neanche sapevano che erano esistiti i Septic Death . La musica non era concepita per durare, se non nelle collezioni di vinile degli appassionati, e la cominicazione tra i "vecchi" (venti anni e più) e i "new kids" (14-16 anni) era molto limitata.
La memoria storica dell'heavy rock underground e non era affidata alle fanzine, ai programmi radio, alle riviste con le loro retrospettive e alla rivendita di dischi usati  E ai gruppi più longevi - in questa ottica le cover, i dischi di cover e i tribute album avevano un ruolo chiaro.
Le ristampe non erano molto frequenti, anche perché parliamo di un periodo in cui le cose cambiavano molto velocemente e le novità rilevanti da far uscire o da coprire sulla stampa (professionale o amatoriale che fosse) erano davvero tante.
Verso l'89 Frontier stava ristampando parecchio punk californiano, tra cui gli Angry Samoans. Visto che era distribuita da Flying Records, i lettori di Metal Shock (o almeno quelli interessati al tema) si beccarono una retrospettiva sul gruppo di Metal Mike, e sono pronto a scommettere che nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare prima.
L'avvento dei CD a fine ottanta portò ad un'altra mandata di riedizioni sul nuovo medium, ma un CD costava esattamente il doppio di un lp, almeno in Italia (pur avendo costi di produzione inferiori al vinile).

Così era probabile che molti dei fan dei Napalm Death degli anni novanta non avessere mai sentito parlare di Siege o Infest (e nel caso, sicuramente non li avevano sentiti), e che diversi  giovani fan del black metal all'inizio del nuovo millennio non avessero mai ascoltato "Altars Of Madness" dei Morbid Angel, o che i fan dei System Of A Down rimanessero a bocca aperta se qualcuno gli faceva scoprire gli Alice In Chains.
Certo, alla fine dei 90 esisteva già il file sharing (Napster, Gnutella), ma quando il meglio che si poteva sperare era la velocità di una connessione ISDN le cose erano decisamente più complicate.

L'avvento della rete, prima del web 2.0 ha se possibile peggiorato le cose.
Considerata la quantità di gente proveniente dalla scena hc degli 80 che è finita nel cyberpunk dei 90 la cosa è sorprendente, ma spesso la storia di quegli anni è stata "scritta" (su usenet, per esempio) da soggetti che per motivi puramente anagrafici non potevano averla vissuta. E per il metal la cosa è stata letteralmente eclatante.
Inutile dire che in Italia la comparsa di Ondarock NON ha migliorato la situazione (tuttora , nella websfera italiana, costituisce la migliore collezione di minchiate che sia mai stata raccolta in materia di hardcore ). Con wikipedia italia le cose sono andate un po' meglio per il punk e in maniera abbastanza disastrosa per il metal.

Con il nuovo milllennio la palla passa, a livello internazionale, di nuovo alle riviste tradizionali e poi alla documentaristica. Il primo passo forse viene fatto da Terrorizer, che sul numero 95 (2002) esce con un "Punk special", contenente una "top fifty" degli album punk di tutti i tempi. E ancora con i numeri 108 e 109 (2003) con un "Thrash special" in due parti.

Seguono i documentari e i libri, e qui le cose diventano più complicate.
Perché le bocce non sono rimaste ferme. Archiviati in larga parte  i fenomemi del decennio precedente, il music biz diffonde nuove mode (metalcore, emo). E queste nuove generazioni di band (e pubblico) cercano radici, arrivando anche a raccontare loro la storia dei periodi del passato che prendono come riferimento.
"Punk's not dead "di Susan Dynner ne è un'esempio. La regista, montando filmati e suo girato dal 76 al 2006 (comprendenti un'intervista a Jello Biafra - assente invece dal film American Hardcore), finisce per dare la voce a una serie di gruppi emo e pop punk che rivendicano la loro continuità con quella linea genealogica.

Nel caso dell'emo, i protagosti iscrivono al loro club i gruppi di DC della Revolution Summer dell'85, la cosa non sfugge a Ian Mackaye che in più di un'occasione nega con vigore la paternità (Guy Picciotto reagirà con un lapidario "emo è etichetta senza senso")

Ma anche con il thrash metal non si scherza. "Get Thrashed" (2006) è un documentario eccellente, con interviste a tutti o quasi i maggiori protagonisti degli anni 80... e a personaggi del metalcore che parlano di quei dischi e di quei gruppi, dichiarando la propria continuità di attitudine con loro (falso, nella maggior parte dei casi!).
Quel che è peggio, nelle interviste i giovani raccolgono gli endorsement del vecchi. E qui c'è da pensar male, cioè che la cosa sia avvenuta anche a fini promozionali (il documentario è di un collaboratore di MTV, all'epoca Jaime Jasta degli Hatebreed conduceva Headbangers Ball...). Scott Ian che incorona gli Hatebreed come i discendenti dei gruppi crossover di metà anni ottanta e Kerry King che dice "mi piacciono In Flames, Chimaira e Killswitch Engage" mettono una tristezza infinita. Per fortuna vengono concessi 40 secondi ai Municipal Waste in cui Tony Foresta riesce a dire: "Il metal? in condizioni pietose, troppi gruppi di merda in giro",

Youtube entra online nel 2005. E nel giro di pochi anni, diventa la più massiccia e gratuita mediateca del mondo. E a questo punto scoprire o riscoprire il rock del passato diventa facile, e (quasi) tutta la produzione di quasi 60 anni di rock diventa immediatamente accessibile, a portata di clic. E questo cambia tutto. 

***

Per l'orticello italiano, i componenti delle band della scena hc italiana anni 80 hanno cominciato a riprendere la parola per raccontare la loro versione delle cose perlopiù una decina di anni fa. Passato il black out degli anni novanta, alla metà dello scorso decennio i Negazione sono presenti con un loro sito, esce "Lumi di Punk", viene istampata la raccolta di TVOR... (a dire il vero l Silvio Bernelli con il suo "I ragazzi del mucchio" esce nel 2003).
E qui mi limito a fare una semplice constatazione: in "Lumi di Punk" su 241 pagine 150 vengono dedicate a Milano + Virus + Raf Punk (in "Italian hardcore punk 1980-1989" la proporzione è ridimensionata, ma si continua a percepire un certo sbilanciamento). Ora, visto che l'hc italiano NON era solo musica, ma senza musica sarebbe stato poco più di NIENTE, faccio presente che all'apice del fenomeno tra i gruppi italiani che a metà anni 80 acquistano grande notorietà nell'underground europeo ed americano non c'è tutta questa presenza milanese. Ci sono invece i Negazione e un pugno di band che provengono dalla provincia ideologicamente "disallineata".

Addendum: Giustamente Roberto Sivilia mi rimprovera l'incompletezza della bibliografia sull'hc italiano prodotta negli anni 90, e ringraziandolo integro:

-"Nel cuore della bestia - Storie personali nel mondo della musica bastarda"
   di Stefano Giaccone / Marco Pandin (Edizioni Zero in Condotta) 1996
- "Costretti a sanguinare - Romanzo sul punk 1977-1984" di Marco Philopat (Shake Edizioni) 1997
- "Ordigni - Storia del punk a Bologna"di Riccardo Pedrini (Castelvecchi) 1998
- "Come se nulla fosse - Storie di "pank" a Roma"di Roberto Perciballi (Castelvecchi) 2000


La scaletta di venerdì 23: a questo giro una scaletta completamente non a tema, così come viene





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