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sabato 26 aprile 2025

MICHAEL SCHENKER - MY YEARS WITH UFO, 25/04/2025 MAASTRICHT

 

Il Muziekgieterij questa sera è pieno come non l'ho mai visto prima. Ovviamente per Schenker si è usata la sala grande e si fa fatica ad entrare già quando suonano i dimenticabili tedeschi Human Zoo - ma la gente non è lì per loro, si è presa il posto in attesa del patriarca e non lo molla neanche quando la band tedesca conclude.

Finalmente le luci calano mentre parte Immigrant Song degli Zep dopodiche il Michael Schenker Group parte con Natural Thing. Alla voce c'è Erik Grönwall (ex H.E.A.T. e Skid Row) e il fatto notevole è che lo svedese, voce classicissima, riesce a riprodurre alla perfezione le intonazioni diciamo "non convenzionali" che furono di Phil Mogg. La tripletta di pezzi iniziali è un crescendo pazzesco: dopo Natural Thing, senza pause, Only You Can Rock Me e Doctor Doctor, su cui il pubblico fa il singalong praticamente dall'inizio alla fine. E' un pubblico per quattro quinti di over 45, gente che come me, ha incontrato il solismo di Schenker quando aveva 13-14 anni.

Una dopo l'altra sfilano Hot n'Ready, I'm a Loser, Lights Out, Cherry, Getting Ready, Love to Love e per la mia gioia Can You Roll Her. Come in Strangers In The Night Rock Bottom viene estesa per ospitare la lunga performance solista di Schenker. Ed  comunque lui con la sua Flying V il cardine di tutta la serata: lirico o torrenziale, a quasi 70 anni non ha perso né tecnica né agilità ed è capace di ricordare che quanto a shredding guitar lui è stato il primo, quando aveva 20 anni, tanto tempo fa.


venerdì 4 ottobre 2019

Classix - Venerdì 4 ottobre ore 20.30 garageradio.eu

Poco da fare, se c'è un periodo classico dell'heavy metal va dal 1978 al 1983, e coincide con il sorgere della NWOBHM e il nuovo impulso che diede a gruppi provenienti dai primi anni 70.

Tra 1980 e 1983 gli Lp di AC/DC, Iron Maiden, Saxon da noi si trovavano ai grandi magazzini.
In molti negozi di dischi la sezione heavy metal e hard rock era cresciuta a dismisura, e dentro si potevano trovare tanto i nuovi gruppi della NWOBHM quanto gruppi southern (Molly Hatchet, Blackfoot, Outlaws), vecchi dei 70 che provavano a darsi un nuovo smalto (Uriah Heep, Frank Marino, April Wine) . E poi ovviamente Ted Nugent, Judas Priest, Riot, Black Sabbath, AC/DC, Rainbow, Motorhead... Il paesaggio sonoro dei miei 16 anni e di quando cominciai a fare radio (nella miti Radio Ulisse, Pisa). La radio faceva i suoi acquisti di dischi, e classici a parte trovai che il numero dei dischi metal stava crescendo, anche se era poca cosa rispetto a quelli di gruppi new wave e punk.




giovedì 16 maggio 2019

1979 - Hard Rock, Heavy Metal, ma non NWOBHM - venerdì ore 20.30 garageradio.eu

Col senno di allora il famoso "Is Heavy Metal dead?" sulla copertina di Creem qualche ragione di essere lo aveva. Nel 1979, lasciando perdere le prime mosse della NWOBHM, ancora al grass roots level, anche se per poco, sono usciti diversi vinili storici quanto a hard rock ed heavy metal. Ma il clima generale espresso dai grandi media era diverso. Si era ancora in piena fase disco music da un lato e punk-new wave dall'altro. Probabilmente un brano iconico per il 1979 è I was made for loving you dei Kiss, il loro pezzo disco. Questo è un estratto dalla trascrizione di Metal Evolution (Sam Dunn, Banger Films)

Don Branker (Organizzatore del Cal Jam II): 
L'hard rock divenne irrilevante per tutta una nuova generazione interessata alla musica 
Jaan Uhelzski (co-fondatrice di Creem):
La Disco, la Disco ha distrutto così tanto venendo alla ribalta.
(e queste le lascio in originale)
Sam Dunn:
I Was Made For Lovin’ You baby.
Jaan Uhelzski:
I know. But you know, yah, I have no excuse for that.



In realtà la situazione era abbasta confusa: di sicuro i riflettori dei media erano tutti puntati su disco, punk e new wave, ma negli USA tra i concerti top sellers del 79 ci furono concerti hard rock/heavy metal: Boston-Heart-Van Halen-Nazareth-Blue Oyster Cult-Sammy Hagar al Dallas Cotton Bowl incassò 1.215.00, per dire. Erano dati che furono citati un anno dopo dal Washington Post, ma ormai era il 1980 e nella sfera anglofona heavy metal non era più una parola uncool.
Vero però che quella data a Dallas metteva assieme band il cui nome era in quel momento legato al decennio che si stava concludendo. I Black Sabbath erano nel periodo più basso di sempre, prima dell'abbandono di Ozzy. I Nazareth andavano calando, e la loro popolarità globale sarebbe crollata all'inizio degli 80. Le band americane di quel bill parevano avviate sul viale del tramonto (anche i BOC, in fin dei conti, Mirrors non è certo uno dei loro album migliori), con la debita, immensa eccezione dei Van Halen. Van Halen II è forse il loro apice, per me è l'album più VH che ci sia: un Eddy sopra le righe sempre, nel songwriting, eccezionale, e nel guitarwork, che fa fatica a rimanere sullo stesso riff suonato nello stesso modo due volte di fila. Uno spumeggiante, inarrestabile concentrato di vitalità e creatività.
Ted Nugent con State Of Shock continua imperterrito a proporre la sua formula, e questa volta la cosa gli viene meglio che con il precedente Weekend Warriors, ma per la prima volta non raggiungerà il disco di platino (segno dei tempi). Per gli Aerosmith è l'anno di Night In The Ruts, non esattamente il primo loro vinile a cui si pensa. E' un ritorno alle origini, con un marcato accento sulle sonorità rock blues (Cheese Cake) e ben tre cover, tra cui un blues di Jazz Gillum e Think About It degli Yardbirds.
Nel 1979 i Riot arrivano al loro secondo album, Narita. Ma quasi nessuno si è ancora accorto di loro, di fatto.
Da notare che nonostante l'anno "nero" dell'hard rock e del metal, le sonorità del metal "classico" stanno filtrando in gruppi non proprio collegati al genere. Un esempio sono i Molly Hatchet di Flirting With Disaster, che per essere un gruppo southern rock sfoggiano un suono di chitarra decisamente linea con lo stile hard rock/metal dei tempi (e infatti finiranno nella chart metal di Sounds).

Passando ai gruppi europei, inglesi e adottati dall'Inghilterra, il tour USA 1979 dei Judas Priest (Hell Bent For Leather Tour) non fu un fiasco. Non era la prima volta che la band metteva piede oltreoceano, ma fu il tour che diede inizio alla popolarità americana del gruppo: Unleashed in the East (il live ricavato dalle date giapponesi) sarà il primo lp dei Priest ad arrivare nella top 100 di Billboard.

Gillan arriva al vero proprio debutto del nuovo monicker. Ian Gillan ha sempre avuto incredibile cura nella scelta dei musicisti, ma l'ingresso di Bernie Tormé, recentemente scomparso  rende la band del periodo 79-80 un ensemble unico. Da una parte il guitarwork di Tormè, che è decisamente heavy metal, dall'altra Colin Towns, immenso, un tastierista jazz la cui unica incursione nel rock saranno gli anni con Gillan. E poi c'è ovviamente la voce di Ian Gillan.  Il primo risultato ufficiale di tutto questo è Mr Universe. Gillan sarà in quegli anni molto a contatto con i nuovi gruppi della NWOBHM, si porterà in tour i White Horse, il cui chitarrista alla fine passerà nel suo gruppo.

Per gli AC/DC è un anno cruciale. E' l'anno di Highway To Hell, l'album con cui il gruppo arriva per la prima volta nelle top 100, un lp circondato da un'aura particolare, l'ultimo con Bon Scott. Dal tour collegato fu ricavato un film, ACDC: Let there be rock, filmato al concerto del 9 dicembre 1979 al Pavillon De Paris, a Parigi, e poi montato assieme a scene del gruppo on the road e a interviste ai membri della band. Spicca l'intervista a Bon Scott, evidentemente a disagio nel suo ruolo. L'intervistatore gli chiede "Come ci si sente ad essere una stella?" e lui risponde "I see stars, sometimes" ridendo quasi imbarazzato. Due mesi dopo sarebbe morto.
Per i Whitesnake è l'anno di Love Hunter. Fece scalpore per la sua copertina (a cui oggi nessuno farebbe caso), e di fatto inizia quella che sarà la sequenza classica degli Whitesnake, che durerà fino a Saints and Sinners (1982), facendo scalare alla band prima le chart inglesi, e poi la Billboard 200.
I Thin Lizzy con Black Rose tornano dopo un'assenza di due anni mettendo a segno un colpo notevole: Black Rose, Waitin' for an alibi, l'immensa Got to give it up diventeranno immediatamente classici della band.
Gli Scorpions trovano la quadra con Lovedrive: si piazzano nelle charts UK e USA, sicuramente anche grazie alla prima delle ballads  più classiche, Holiday. Notare che a 40 anni di distanza nessuno o quasi si ricorda il titolo di una delle ballad che gli UFO piazzavano in ogni loro album. Ma Holiday e Still Loving You sono entrate prepotentemente nella storia non solo dell'hard rock, ma anche del pop. A parte questo la band realizza altri brani destinati a far parte del loro repertorio più classico, come Loving You Sunday Morning e Another Piece Of Meat.
A proposito di UFO, è l'anno di uscita del live Strangers in the night, l'ultimo loro vinile a contenere le note della flying V di Michael Schenker (per molti sarà il loro miglior album).
Blackmore guida i Rainbow senza Ronnie Dio alla ricerca di un maggior successo commerciale con Down To Earth, disco certo non dei più ricordati.
Ma soprattutto in UK il 1979 è l'anno dei Motorhead , con Overkill e Bomber . "By the time of Overkill we were getting our sound together",

La formazione classica Kilminster-Clarke-Taylor inizia la sua fase migliore e con Overkill mette a segno una pietra miliare. Ho già parlato della peculiare e immensa importanza dei Motorhead più classici, ma il brano Overkill, in particolare, introducendo per la prima volta la doppia cassa a un ritmo molto sostenuto sarà un punto di riferimento per molti gruppi, e in particolare per quelli che avrebbero fatto partire il thrash metal.

domenica 3 febbraio 2019

Età dell'oro, vere o presunte che siano - Venerdì 8 febbraio ore 20.30 www.garageradio.eu

In ormai quattro anni qua sopra già ho parlato di illustrazione e fumetto, del debito dell'heavy metal classico nei confronti dell'illustrazione degli anni 70, dei rapporti tra rock e fumetto e SF o fantasy e via dicendo.

Per faccende mie mi sono andato a rivedere il catalogo della prima serie delle Marvel Graphic Novel e mi sono reso conto che è all'incirca sovrapponibile all'età dell'oro del metal (e dell'HC).
E mi sono ricordato che chi aveva definito Void Indigo ( Steve Gerber, Val Mayerik- 1983) "un crimine contro l'umanità" lo aveva fatto all'incirca nello stesso periodo in cui il PMRC si era scagliato contro il metal e il poster incluso in Frankenchrist dei Dead Kennedys (Penis Landscape di Giger) aveva procurato loro una valanga di guai giudiziari, etc.
Anche Heavy Metal  (1981) era stato accolto da una quantità di critiche indignate e censorie, e si nota facilmente che l'immaginario del film è tutt'altro che estraneo sia a Void Indigo che a altre Marvel Graphic Novel (come scordarsi Elric-The Dreaming City di Paul Craig Russel - ovviamente da Michael Moorcock - o Marada, The She Wolf  di Chris Claremont e John Bolton?). Un'iconografia che aveva la sua radice negli anni 70...
Era il Decline Of Western Civilization, in una parte più che in due, che quindi iniziava subito dopo il suo apice?
Gli eighties, per quanto ancora largamente era "dell'informazione lenta" furono un periodo il cui le cose accadevano a una velocità vertiginosa, a volte in parziale rottura con i decenni precedenti (che fosse parziale da molti punti vista l'ho capito solo recentemente), a volte come loro eminente recapitolazione ed elaborazione.
Secondo qualcuno di casa da queste parti "La musica è finita nel 1990"...
Ma, in tutta onestà, parlando di metal e heavy rock in senso stretto, al di là dei punti vista generazionali, chi può in tutta onestà dire che dal 1990 in poi sono arrivate stagioni creativamente più rilevanti di quelle dei decenni precedenti?

Marada, the She Wolf (John Bolton)

giovedì 6 dicembre 2018

Suoni, ancora, e seventies, ancora - Venerdì 7 dicembre ore 20.30 garageradio.it

Mi ricordo che sui vent'anni il primo Zep mi infastidiva. Avevo amato profondamente Dazed And Confused nella versione live di The song remains the same, ritrovarla nell'incisione da studio mi spiazzava, trovavo quella produzione "vecchia". Qualcosa del genere mi era successo coi Sabbath. Mi ero innamorato dei Black Sabbath a 13 anni, sentendo per radio Sabbath Bloody Sabbath. Nella mia ricerca di vinile a poco prezzo tra i 13 e i 14 anni ero incappato in un tipo, più vecchio di me di tre o quattro anni, che si stava disfacendo dei suoi dischi hard rock - aveva "superato quella fase", qualsiasi cosa volesse dire, ma immagino avesse a che vedere con la vita di relazione: nei primissimi 80 l'amore per l'hard rock e l'heavy metal non ampliava certo le possibilità di contatto con l'altra metà del cielo. Per farla breve, con poche migliaia di lire uscii da casa sua con Paranoid e Made In Japan. Erano suoni distanti da quelli che mi avevano stregato (Sabbath Bloody Sabbath, appunto, e You Really Got Me nella versione dei Van Halen). Ma con Paranoid finii per familiarizzare velocemente. Però quando qualche mese dopo (era il 1981) vidi Mob Rules in evidenza tra le nuove uscite hard rock di un locale negozio di dischi, l'esaltazione fu immediata, fin dalla copertina di Greg Hildebrandt (o meglio, chiesta in uso all'autore). Arrivato a casa, appena messo il vinile sul piatto la fascinazione fu istantanea. Sentivo il suono come "attuale", e questo mi sembrava un plus. La voce di Ronnie Dio, i riff di Iommi, le tastiere di Nicholson, talmente particolari da non sembrare tastiere (approccio agli antipodi rispetto a quello di Jon Lord, parlando di canoni con cui avevo familirizzato), quello era heavy metal come pensavo dovesse esserlo. Quando arrivò l'82, e uscii dalla Upim con il 7 pollici di Run To The Hills, arrivando a casa e mettendolo sul piatto, beh, quello era ancora più metal. E poi Raven, Motorhead, Venom, Exciter  e poi, beh...
Ad un certo punto verso fine 80 i suoni cominciaro ad essere sempre più simili tra loro. Con una degna eccezione, ovvero il grunge, che all'epoca ancora non era stato etichettato grunge. I gruppi di Seattle, insomma, di cui qualcuno parlava come di "hard rock moderno" (a tale proposito persona davvero informata dei fatti, ovvero Jack Endino, parlò di "prosecution of the seventies hard rock with an healthy respect for noise").
C'erano chitarre downtuned in Louder The Love dei Soundgarden? Eccome se c'erano. Ma l'underground di Seattle aveva "preso i Black Sabbath" dai Black Flag. Forse qualche anno dopo i gruppi di Palm Springs li presero da quelli di Seattle, o forse direttamente dai Black Flag, difficile dirlo. Di sicuro dopo di loro ci fu una vera epidemia di accordature ribassate (anche nel nu metal). Il digitale probabilmente ha fatto il resto, ed è arrivata la standardizzazione.

Uno dei motivi che mi riporta sempre più spesso all'heavy metal e all'hard rock dei seventies è appunto la ricca diversità dei suoni, che ispira la scaletta di questo venerdì.



mercoledì 20 giugno 2018

Quattro chiacchere con Giancarlo Trombetti e Ruggero- venerdì 22 giugno ore 20.30 garageradio.it Torboli

Mi è sembrato un'ottimo modo per concludere la quarta stagione di FERA.
Come passa il tempo, sono già trascorsi quattro anni. Quattro anni, quattro traslochi della radio. Quattro anni in cui vecchi amici sono stati ritrovati (e persi).
Quattro anni in cui sono state raccontate varie cose: pezzi di storia dell'HC italiano anni 80 rimasti fuori dal quadro fino a poco tempo fa, la faccenda dei rapporti tra HC punk e thrash metal e qualche altra cosa (che per me non sono esercizio storiografico o documentaristico, ma pezzi di vita, e pezzi fondanti, come si dice).
Ma non c'era e non c'è solo questo. E una chiaccherata con Giancarlo e Ruggero (già a Video Music, Radio Rai 2, su Flash e per un periodo voce dei Not Moving) è un modo eccellente (e piacevole) per chiudere questa stagione.
E verso metà settembre ci risentiremo per l'inizio della quinta.

martedì 29 maggio 2018

Rottura/Tradizione tra punk, metal, HC nel primi 80 - Venerdì 1 giugno ore 20.30 garageradio.it

C'era un modo assai diverso di guardare all'indietro, tra punk e metallari nei primi 80, per quel che mi ricordo dalla mia esperienza. L'HC in Italia appariva come completa discontinuità e rottura, non solo col grande rock dei 60 e dei 70, ma anche con buona parte del punk 77 (storica la contestazione al concerto dei Clash a Bologna del 1 giugno 1980). I gruppi di culto di 10-15 anni prima erano MC5 e Stooges (e New York Dolls), che in effetti erano stati eletti a precursori dal punk e dalla New Wave in generale. I metallari invece, specie teen ager, guardavano indietro con un occhio diverso, andando a cercare i dischi dei gruppi hard rock anni 70, ma spesso anche il rock blues elettrificato (Johnny Winter, Rory Gallagher, Stevie Ray Vaughan etc). Il blues era alle volte riconosciuto come radice comune - ricorderò ancora che a Pistoia Blues si poteva trovare qualche metal head che aveva lasciato a casa la t-shirt dei Priest per metterne una di Johnny Winter e anche qualche mohicana.
La cosa che mi ha francamente sorpreso è scoprire di recente in alcune figure storiche del GDHC un profondo amore anche per l'hard rock dei 70 e il progressive, per esempio. O sentire Ian MacKaye dire, a proposito dei 70, "Fuck the Ramones, I say Ted Nugent!". O leggere Keith Morris che nella sua biografia ha parole di ammirazione per tutti i grandi gruppi tra fine 60 e metà 70, dai New York Dolls ai Thin Lizzy.
Comunque basta dare un'occhiata al bill di Reading 80 per rendersi conto di quale era l'ambiente sonoro dell'headbanger inglese, che al Marquee poteva andare sia per vedere i Maiden sia per ascoltare i Nine Below Zero. Ed era l'atmosfera sonora del Friday Rock Show di Tommy Vance, che metteva assieme classici del rock e nuovi gruppi NWOBHM.
Probabilmente in futuro tenteremo delle chiaccherate multigenerazionali sul rock dei 60 e dei 70 (idea di Antonio Cecchi dopo lunghe chiaccherate al riguardo la sera del concerto del trentennale dei Tossic al Cage Theater di Livorno). Intanto vedrò di mettere assieme una scaletta in tono.

venerdì 25 maggio 2018

ALL'ORIGINE DEL TUONO - Venerdì 25 maggio ore 20.30 garageradio.it

La RAI ha moltissimo materiale in archivio su rock, hard rock, metal e dintorni (ogni tanto qualcosa appare su RAI 5), ma non può competere per ovvie ragioni con la BBC.
Sono capitato su questo documentario BBC che dalla NWOBHM guarda all'indietro, verso l'origine dei suoni dell'heavy rock, universalmente collocata all'interno del british blues boom e del suo contorno. Il documentario sorvola su un paio di nomi cardine nella transizione dall'hard rock dei primissimi 70 agli Iron Maiden, ovvero Thin Lizzy e UFO, ma per il resto è una bella passeggiata indietro nel tempo, da quando il rock blues iniziò ad essere pesantemente elettrificato al grande hard rock tra fine 60 e primissimi 70. E' l'occasione per una scaletta a cavallo tra quei due decenni, che segua il filo di imponenti suoni di chitarra distorta.




venerdì 18 maggio 2018

RI-COVER - venerdì 18 maggio ore 20.30 garageradio.it

Metallo, anni 60, anni 70, HC, punk... una scaletta che rimbalza da cover a coverizzati può speziare per mezzo secolo dei heavy rock.
Quanto al ruolo delle cover, quello che fu (visto che ora tra cover band e soprattuto tributi la cosa ha cambiato senso), due righe le ho già scritte

(Ah, le cover degli Attitude mi sono sempre piaciute, fin da quando ascoltai la loro versione di Summertime Blues sul demo che mi arrivò e che ancora conservo)



venerdì 5 gennaio 2018

1978: hard rock, heavy metal, l'alba della NWOBHM- Venerdì 12 gennaio ore 20.30 garageradio.eu

Quaranta anni fa, il 1978 è un anno cruciale per l'heavy rock, che vive fasi assai diverse sulle due sponde dell'oceano. In UK il punk è dilagato, fino a conquistare la prima delle tre giornate del festival di Reading con Jam, UltravoxSham 69 - e le teste rasate che arrivarono per vedere gli Sham provocarono tafferugli e risse. A Reading sabato e domenica resteranno i giorni della "vecchia scuola", Status Quo, Foreigner, Ian Gillan Band.
I gruppi che saranno il motore della NWOBHM faticano a trovare spazi, a Londra e altrove. A Londra uno dei pochi punti di riferimento di una scena tornata in buona misura underground è il Bandwagon Heavy Metal Soundhouse, destinato a diventare uno dei luoghi leggendari della NWOBHM (Soundhouse e non "disco", perché una discoteca metal suonava come una contraddizione nei termini). Si tratta dell'iniziativa di Neal Kay, DJ e promoter londinese, in piedi da un paio di anni. Ed ecco quel che aveva da dire al riguardo the man himself una decina di anni fa:

Era punk o niente, all'epoca, e queste rock bands, e alcune di loro erano composte da ragazzini, non avevano posti dove andare, e nessuno che muovesse il prodotto più in alto, nessuno per stamparlo, farlo uscire e piazzarlo e la cosa iniziò a infastidirmi molto. Avevo sempre sognato di un posto, mentre lavoravo nei club di Londra e andavo ai concerti e altro, un posto dove il rock avrebbe dovuto essere a disposizione della gente, e tu avresti potuto invertire la rotta di 180 gradi, e buttar fuori chiunque fosse in camicia e cravatta e richiedere che tutti avessero jeans e t-shirt. Avevo questo massiccio sound system, là, non era un impianto da discoteca, era un PA per gruppi, e poteva sfondare le finestre. Alla fine capii di aver fatto crescere una cultura di rock and roll loonies. Continuai a telefonare a Sounds, che era il grande giornale metal dell'epoca, alla fine Geoff Burton mi rispose e gli dissi "se vieni non sarai deluso, ti farò vedere qualcosa che non hai mai visto prima"(1)

Neal Kay al Bandwagon
A proposito del Bandwagon riporto quanto scritto in This Ain't the Summer of Love: Conflict and Crossover in Heavy Metal and Punk , di Steve Waksman (2009, Univ of California Pr):

"Il Bandwagon era un posto dove i fan dell'heavy metal potevano sentirsi a proprio agio quando l'entusiasmo per la New Wave dominava i club e le riviste inglesi. Kay aveva una qualità quasi messianica di custode della fiamma dell'hard rock, mettendo pezzi dei primi 70 ma anche cercando di incorporare materiale attuale. Il carattere della scena al Soundhouse fu quello che colpì Geoff Burton, che parlò del Soundhouse di Kay sul settimanale Sounds nell'estate del 78... Le fotografie che accompagnavano l'articolo sottolineavano l'atmosfera selvaggia dell'evento, raffigurando giovani maschi in chiodo, jeans e t-shirt rock che si scatenavano, scherzavano davanti all'obiettivo e facevano hair guitar, pratica classica tra chi apprezza l'heavy metal... Kay prese regolarmente a raccontare le storie, in parole e musica, di alcune band da lui favorite. Tra i gruppi di cui parlava c'erano Led Zeppelin, Deep Purple, Free, Bad Company, Thin Lizzy, Status Quo e Pink Floyd - un autentico canone dell'hard rock inglese tra fine sessanta e anni settanta. Di settimana in settimana Kay interrogava il pubblico sui suoi pezzi favoriti, e questi poll diventarono le basi delle Heavy Metal Charts su Sounds... assente dalla chart e dalla playlist del Soundhouse ogni traccia di New Wave; come Kay spiegò "Un'incredibile quantità di bikers frequenta il posto, e non c'è verso che abbiano la minima simpatia per il punk." "

Non c'è solo Kay a darsi da fare, con Geoff Burton che si interessa (il suo articolo su Sounds apparve in agosto, a titolo Wednesday Night Fever). Nel novembre del 1978 sulla BBC comincia ad andare in onda il Friday Rock Show di Tommy Vance. Che inizia a passare in radio quello che Kay passava al Soundhouse, ed in più va a scavare negli archivi della BBC per trovare incisioni fatte in esclusiva per la rete da Cream, Hendrix, Deep Purple, UFO, Uriah Heep, Led Zeppelin. All'esordio lo show includeva pure qualcosa di New Wave e Punk, ma sparirono velocemente dalle scalette di Vance. In breve un gran numero di adolescenti inglesi si sarebbe trovato davanti alla radio il venerdì sera, col dito pronto sul tasto rec del registratore.

I grandi dell'hard rock inglese dei primi 70 offrono un panorama misto, nel 1978.
Gli Zep sono al canto del cigno con In Through The Out Door.
I Black Sabbath fanno uscire l'ultimo album con Ozzy, Never Say Die. Immersi fin sopra i capelli in problemi di alcol e droga, l'album rischiò di uscire senza Ozzy alla voce, visto che se ne era andato dal gruppo prima dell'incisione per poi rientrare. Questo ultimo capitolo della formazione originaria della band (senza contare reunion più o meno recenti) ha decisamente qualcosa di meglio rispetto a Technical Ecstasy, ma è caratterizato da un suono brillante, molto brillante, che unito a tonalità maggiori lo rende decisamente poco Sabbath. Questa fase del gruppo è al capolinea.

Ian Gillan Band, Marquee 1978
Il plotone degli ex Purple è in piena attività.
David Coverdale mette su i Whitesnake che nel '78 debuttano con un ep, Snakebite, a cui fa subito seguito un full lenght album, Trouble. Non è ancora a fuoco l'impasto sonoro che caratterizzerà il gruppo nei tre anni successivi, reminiscenze di Purple Mark III, echi di Free e Bad Company, accenni pop un po' troppo smaccati e alcuni brani con riff di chitarra sola o in grande evidenza sulle tastiere marcano una certa distanza da quel che sarà il successivo Lovehunter. Comunque con Trouble Coverdale e associati (c'è anche John Lord) si piazzano al 50esimo posto nelle chart inglesi.
I Rainbow sono al loro terzo capitolo, Long live rock and roll, l'ultimo con Ronnie James Dio. E' abbastanza difficile stabilire esattamente quanto questo lp e il suo predecessore, Rising, abbiano influenzato il metal successivo, ma lo hanno fatto e in modo esteso: i temi fantasy e lo stile vocale di Dio hanno ispirato molti, moltissimi gruppi del genere. Qualcuno ha definito Kill The King il primo brano power metal di sempre, secondo me facendo un torto al pezzo e al gruppo.
Reading 78 coglie Ian Gillan nel mezzo di un periodo di grandi cambiamenti. A luglio liquida la sua precedente formazione jazz-fusion-prog per far partire il nuovo gruppo, che sarà semplicemente Gillan, sterzando prima verso il prog e poi, decisamente, verso hard rock e metal e riformulando la sua proposta "per un pubblico di maschi adolescenti". Il debutto discografico ci sarà a settembre con il cosiddetto Japanese Album, uscito solo in Giappone, Australia, Nuova Zelanda, che apre con un tandem di brani destinato a costituire uno dei classici del gruppo: la strumentale Second Sight, affidata alle tastiere e al moog di Colin Towns, seguita dalla velocissima Secret Of The Dance (nella ristampa su CD del 1994 Second Sight verrà sostituita da un altro strumentale, Street Theatre). Il vero, grande debutto di Gillan sarà nel 1979 Mr. Universe, che riproporrà nella sua apertura la stessa coppia di brani.

Judas Priest, 1978, pic by Chris Walter
Per i Judas Priest il 1978 è l'anno di Stained Class e Killing Machine, e quindi un anno cruciale in cui la band definisce in più di un modo quello che sarà il canone dell'heavy metal classico. Il gruppo abbandona il look primi settanta, i colori sgargianti, i pantaloni a zampa di elefante: si passa a cuoio e borchie, o in alternativa a denim and leather. Gli elementi ritmici introdotti l'anno prima con Sin after sin (doppia cassa, ritmo di batteria, basso e chitarra ritmica basato su sedicesimi) trovano il loro primo impiego organico e maturo. E' in buona parte merito di Les Binks, per cui Killing Machine sarà l'ultimo album in studio con la band. Anche se dal punto di vista del suono la band non ha ancora trovato la giusta quadra (che arriverà con il loro primo live),  con questi due lp (e sopratutto con Stained Class) i Priest completano la costruzione delle fondamenta del genere, e due anni dopo conquisteranno il nome di "metal gods". Ultima nota su questa coppia di lp: ognuno contiene un brano il cui titolo verrà preso come nome da una band (Exciter, Running Wild).
Gli UFO concludono la loro migliore stagione con Obsession, ultimo album con Michael Schenker. Ma la loro reputazione sopravviverà alla dipartita dell'iconico chitarrista tedesco (due anni dopo saranno tra gli headliner di Reading 80).

Son Of A Bitch/Saxon 1978
Nella nuova generazione di gruppi inglesi che sarà la spina dorsale della NWOBHM c'è movimento. Clive Burr lascia i Samson, nascono i Tygers Of Pan Tang, gli Iron Maiden registrano il loro primo (e unico) demo (il 31 dicembre 1978), che l'anno successivo diventerà il loro primo EP, The Soundhouse Tapes. Gli Angel Witch registrano anche loro un primo demo (ristampato anni dopo in vinile col titolo Sinister History).
I Son Of A Bitch incidono anche loro un demo, nel 1978, per poi cambiare il proprio nome in Saxon, e fare gig in giro, tra cui date di spalla ai Motorhead.
I Diamond Head stanno facendo gig da circa un'anno, e all'incirca allo stesso tempo hanno cominciato a farsi vivi Def Leppard, Holocaust, Praying Mantis, Raven, White Spirit.
I gruppi, il pubblico, la radio, la stampa, è tutto pronto per il 1979, when the dam began to burst.


Def Leppard 1978
A metà strada tra USA e UK, inserisco gli AC/DC. Nel 1977 hanno fatto il loro primo tour americano e nel 78 escono con Powerage, universalmente noto come l'album meno quotato dell'era Bon Scott. Underrating ingiusto, come di solito accade. Al di là dell'opener Rock'n'roll Damnation, consiglio vivamente di riascoltare brani per me indimenticabili: Down Payment Blues, Gone Shootin', Riff Raff e soprattutto uno dei migliori brani di sempre degli AC/DC: Sin City . E' il penultimo album in studio con Bon Scott alla voce. Nel 1978 esce anche il live If Want Blood You've Got It , stando ai credits con materiale registrato al concerto del 30 aprile all' Apollo Theatre di Glasgow. Per molti ragazzini dei primissimi eighties questo live sarà la prima panoramica della band nell'era Bon Scott, assieme a Highway To Hell .

Ted Nugent al Cal Jam II
Oltreoceano il 1978 è l'anno del Cal Jam II: 18 marzo, 350.000 persone per un festival decisamente orientato verso l'hard rock a stelle e strisce. Ci sono per esempio Ted Nugent (che uscirà in settembre con Weekend Warriors) e gli Aerosmith (in un anno di pausa per le uscite discografiche).

E' l'anno di debutto su vinile dei Molly Hatchet, gruppo di rock sudista che per suono di chitarre fin dall'inizio si accosta da vicino all'hard rock, un album che passa alla storia sopratutto grazie alla propria copertina, che ha forse l'illustrazione più celebre di Frank Frazetta, The Death Dealer. Questi suoni in un gruppo southern sono un chiaro segno dello spirito dei tempi (i Molly Hatchet non mancheranno di figurare nelle chart metal di Sounds).
Per parlare di altro gruppo USA ben più connesso con la storia della NWOBHM, a New York i Riot, sono usciti l'anno prima con il loro debutto Rock City, praticamente autoprodotto. Il lavoro aveva messo subito in luce doti e personalità della band (e del chitarrista Mark Reale), che nel '78 suona di spalla a Molly Hatchet e AC/DC per poi ritrovarsi sull'orlo dello scioglimento; però dall'altra parte dell'oceano attireranno l'attenzione di Neal Kay...

Ma per quel che riguarda gli USA, sopra ogni altra cosa, nel febbraio 1978 esce il primo omonimo lp dei Van Halen.
Eddie Van Halen, 1978
Se Michael Schenker nei suoi anni con gli UFO ha portato un contributo determinante a quello che sarà lo stile e il suono del solismo chitarristico dell'heavy metal (classico e non), il primo Van Halen è una pietra miliare su tutti i fronti. Non c'è solo il solismo di Eddie Van Halen, che da subito avrà un'influenza incredibile (Glen Tipton inizierà ad usare il finger tapping dopo averlo sentito), ma ci sono anche capacità altissime di songwriting, concretizzate in un guitarwork totalizzante, inconfondibile. Il fatto che i Van Halen immediatamente scalino le classifiche, ottenendo da subito di aprire per i Montrose in USA e per i Black Sabbath in Europa e USA dà una misura di quanto fosse eclatante quel debutto.

Il 1978 è forse il primo anno della fase più classica dell'heavy metal, che farei concludere con il 1982, con l'uscita di The Number Of The Beast, considerato il momento dell'apice della NWOBHM.




(1) Metal Evolution, NWOBHM, Sam Dunn, VH1

martedì 10 ottobre 2017

Roots, di nuovo - Venerdì 13 ottobre ore 20.30 www.garageradio.eu

A parte che mi ritrovo forse un po' troppo spesso nel fine settimana a riascoltare Wheels Of Fire dei Cream (contraddizioni, più il tempo passa più apprezzo i Cream, più invecchio più mi sta sulle scatole Clapton), è giunto il momento di una di quelle puntate che saranno considerate da due gatti e un quarto, come tutte quelle centrate sugli anni 60 e 70.
E' un po' di tempo che ho in testa una di quelle cose futili ma insistenti: ho più volte pescato dalle interviste di Metal Evolution di Sam Dunn, e non c'è bisogno che ripeta che se l'impianto dell'opera è più che discutibile il materiale che ha raccolto è qualcosa di abbastanza unico. Tra questo materiale c'è un'intervista a Randy Holden, inserita quando si parla di Blue Cheer. Ma Holden è stato nei Blue Cheer per una manciata di mesi, tre brani sul sul loro terzo lp, attività live e poi amen, per passare al suo progetto Population II. Sono arrivato ad ipotizzare che Holden sia stato intervistato perché Leigh Stephens, il chitarrista di Vincebus Ereptum, non aveva voglia di essere associato alla storia del metal e dell'hard rock (a differenza di Iggy Pop e Wayne Kramer), mentre Holden dieci anni fa era relativamente fresco di ristampa del suo unico album solista. Ecco le sue parole:

Per quel che mi riguarda suppongo di esser sempre stato attirato da tonalità minori e note potenti, tenevo la chitarra accordate in Re, un intero tono sotto, dai tempi in cui suonavo surf e lo facevo solo perché amavo il suono di quel tuono. Non lo so, ci sono nato, è qualcosa che mi fa dar via di testa. C'è qualcosa, c'è una bellezza in questo. Potevo sedermi e immaginare quale potesse essere il suono nelle vicinanze di una detonazione nucleare e pensavo che forse, avendo abbastanza amplificatori, uno avrebbe potuto quasi arrivarci...


Il Blue Cheer hanno inventato il metal? Non credo, ma sicuramente un filo rosso che li lega agli High On Fire c'è, eccome. Questione di spirito.






domenica 11 giugno 2017

Un'ora con Giancarlo Trombetti - Venerdì 16 giugno, ore 20.30 www.garageradio.eu

Giancarlo è una vecchia conoscenza, come forse qualcuno saprà.
Personalmente gli ho sempre invidiato le estati londinesi "when the dam began to burst" (o giù di lì): in tanti hanno parlato di NWOBHM, in Italia, ne hanno scritto, hanno pure pubblicato libri. E nessuno di loro era stato là, in quegli anni, a parlare coi protagonisti di quella stagione - e con qualche gigante dell'hard rock dei settanta. Lui sì, e il suo nome non è su nessun libro.
Quel che non gli ho mai invidiato invece è stato il lavoro di redazione: molto più semplice fare il collaboratore, andargli a portare gli articoli a Viareggio e sentire i suoi racconti di quelle storie, di quei concerti, del Marquee, di Reading 80, di Castle Donington. Il fondatore di Metal Shock (poi professionista in Video Music e in radio) ha sempre avuto idee molto precise sulla stampa musicale, e quando dico "sempre" lo dico seriamente. La critica zappiana alla stampa musicale l'ha ripetuta all'infinito, agli allora ragazzini che aveva preso come collaboratori. La critica alla recensionite cronica dell'orticello italiano era anche quella una costante. Perché suppliva al fatto che gli scriventi parlavano di cose che non avevano vissuto, di cui non erano stati testimoni.
Se ha ritenuto futile "scrivere di musica", però è sempre stato ben capace di "raccontare il rock", trasmettendone l'epos, e forse più a parole che con la macchina da scrivere o col PC.

Detto questo, in trasmissione passeggeremo tra blues elettrificato e rock (heavy e non). Garageradio ha ormai un vero esperto, in materia, e questa è solo una benevola invasione di campo, per mantenere una piccola tradizione e ricordare anche quello che Pistoia Blues fu negli anni ottanta.



martedì 31 gennaio 2017

1977: hard rock, heavy metal (e due righe sui rapporti col punk) - Venerdì ore 20.30 www.garageradio.it

Se si mettono assieme rock e '77, le prime cose che vengono in mente sono: punk, Inghilterra. Tanto che "punk 77" definisce un periodo, una sottocultura, uno stile.
Mentre oltreoceano l'heavy rock rimane assai popolare (il '78 sarà l'anno del Cal Jam II), nonostante già ci siano in giro Ramones e Dead Boys, in UK il punk dilaga diventando il principale oggetto di attenzione della stampa (NME, Melody Maker) e il genere più suonato nei club, a Londra . Per i gruppi hard rock diventa abbastanza difficile trovare spazi, sono stati marginalizzati. Per quel che riguarda festival e grandi arene le cose non sono cambiate gran che rispetto al 1976: il menu di Reading 77 è ancora a base di rock blues, prog, hard rock (Aerosmith, Thin Lizzy, Uriah Heep). Se scorrete la pagina notate un pubblico di capelloni e un proto headbanger, con cartuccera e denim jacket con i logo di  Motorhead, Judas Priest e Scorpions.
L'unico gruppo punk presente nella line up, gli Electric Chairs, viene accolto da un bombardamento di palle di fango e lattine (That's old Reading, folks...).
Tra le due sottoculture c'è ostiltà.

Così John Tucker, l'autore di Suzie Smiled :
Mid seventies when it (il punk, NdR) kicked off it was very much an us or them culture. You didn’t mix, you didn’t attempt to mix and if you did mix there could be trouble. I’ve had bottles thrown at me as I walked past clubs purely for the  crime of wearing a denim jacket (Metal evolution, Banger Films)

L'eco di questa ostilità durerà per quasi tutti gli anni 80. Il disgusto per l'altrui musica è perlopiù reciproco, le accuse sono da una parte "vecchio" e dall'altra "incapacità di suonare decentemente" (In realtà le cose sono un po' più sfumate, vedere quanto dicono Biff Byford e Brian Tatler). Il punk fa del tagliare i ponti con la maggior parte del passato un requisito essenziale (ma non tutti sono d'accordo, vedere quanto scritto da Keith Morris)
Per inciso, sarà bene ricordare che il crossover, per quanto storicamente e stilisticamente importante dal punto di vista musicale, ha riguardato sul piano del costume una minoranza all'interno del metal (una minoranza della minoranza, quindi). E anche dal lato hc a NY, durante la fase youth crew, i ragazzetti che volevano entrare nella scena proveniendo dal metal si tagliavano i capelli...
Questi argomenti apparentemente futili (che in realtà sono uno dei topoi della storia del rock) hanno trovato interesse anche in ambito accademico, e ne è uscito This Ain't the Summer of Love:Conflict and Crossover in Heavy Metal and Punk, di Steve Waksman.

Geoff Nichols
L'unico punto di contatto musicale tra le due tribù sono i Motorhead, che nel '77 debuttano con il loro omonimo lp e sono davvero la grande novità (per il resto, il quadro dell'hard rock non è molto mutato rispetto al '76). Nessuno ha mai sentito niente del genere, fino ad allora. I fan della seconda ondata dell'hard rock dei 70 li amano, i punk li amano (e li amerà ancora di più la generazione delle spiked hairs).
Da notare che questo è anche il punto in cui i grandi dell'heavy rock dei primi 70 vengono "divisi" per ascendenza: Sabbath, Purple, Zeppelin, Alice Cooper dal lato metal, MC5, Stooges, New York Dolls dal lato punk. Considerato che Wayne Kramer considera gli MC5 affini sia al punk che al metal (e dichiara Jimmy Page come una delle sue fonti di ispirazione) e che Iggy Pop non ha mai fatto mistero di non aver troppa simpatia per il punk, la cosa è curiosa.

Il '77 vede anche un'altro debutto degno di nota, quello dei Quartz. Prodotto da Tony Iommi, il gruppo è noto sopratutto perché da lì veniva Geoff Nichols, appena scomparso, che darà un tono assolutamente particolare a Heaven and Hell e Mob Rules, con un tastierismo decisamente atipico e molto "metal", secondo me. Come i Motorhead, i Quartz sono spesso stati associati alla NWOBHM, ma quando sono venuti fuori il fenomeno era lungi dall'essere definito - o definibile.


venerdì 23 settembre 2016

Il quarantennale del '76 - I padri della NWOBHM - Venerdì 30 settembre, ore 20.30 garageradio.it

Le radici del metal sono spesso state oggetto di appassionate disquisizioni per ogni dove, dai libri ai documentari, dai gruppi Usenet ai social network. Inutile dire che i frequentatori della rete italiana in genere hanno perso eccellenti occasioni per tacere (o, se volete, per non postare).
Certo, in primavera su fb sono proliferate le celebrazioni del 40esimo anniversario dell'uscita di "Sad wings of destiny" dei Judas Priest. L'importanza storica del secondo album dei Priest è scontata, ma l'ambiente sonoro in cui cresceranno i gruppi e il pubblico di quel fenomeno collettivo creato ed etichettato da Sounds alla fine dei '70 come New Wave Of British Heavy Metal non è riducibile ai grandi dell'hard rock dei primi settanta più i Priest: è più articolato e vario.
Se la NWOBHM era una "nuova ondata" e se l'americana Creem nel '79 (con un tempismo pessimo come pochi) intitolava "Is Heavy Metal dead?" a cosa ci si riferiva? (Rick Johnson, "Is Heavy Metal Dead? Last Drum Solo at the Power Chord Corral," Creem 11, no. 5)

Oltreoceano la metà degli anni settanta aveva sì portato alla nascita e al debutto sul lp dei Ramones (1976), ma aveva visto anche la crescita della popolarità di un hard rock che stava cambiando pelle, sempre più spesso allontandosi dalle proprie radici blues. E' il periodo dell'apice dei Kiss ("Destroyer"), di Ted Nugent (che nel '76 è al suo secondo lp, "Free for All","Cat scratch fever" seguirà nel '77), degli Aerosmith (che hanno tirato fuori "Toys in the attic" nel 1975, il '76 è l'anno di "Rocks"). Tutta gente che farà tour inglesi negli anni seguenti (sempre a proposito di 1976, è l'anno in cui esce "2112" dei Rush.).
I Blue Oyster Cult fanno uscire nel '76 "Agents of Fortune". E' L'album che tra l'altro contiene "Don't Fear the Reaper" , che diventa immediatamente un hit radiofonico. "E.T.I." e "This Ain't the summer of love" (vent'anni dopo verrà rifatta dalle L7) sono altri classici della band contenuti in questo vinile.  La colaborazione con Michael Moorcock è ancora da venire, ma qua continuano ad avvalersi della cooperazione di Patty Smith ("Vera Gemini")
Zeppelin, Sabbath e Purple: sul fronte inglese i tre grandi dell'hard rock a metà settanta sono in fase calante. I Sabbath, che poi  negli anni hanno finito per accettare il loro ruolo di padri fondatori del metal, sparano le ultime valide cartucce della formazione originaria con "Sabotage" (1975)- per loro il '76 è l'anno di "Technical Ectasy". Blackmore ha abbandonato i Deep Purple, che nel marzo '76 tengono il loro ultimo concerto prima di chiudere bottega (fino al decennio successivo).
I membri dei Deep Purple mark II non hanno mai rifiutato una affinità col metal, ma hanno anche sempre negato una diretta paternità. Eccellente in questo senso il passo di un'intervista a Jon Lord, rilasciata poco prima che ci lasciasse:
"Ho sempre pensato che nonostante i fuochi di artifico sul palco e la potenza sonora continuavamo ad avere un piede piantato nel blues... certi dicono che noi abbiamo avviato l'heavy metal, io accetto che possiamo essere stati dei padrini, ma contesto la parentela. I padri non siamo stati noi" (Metal Evolution, Banger Films, 2011)

Ritchie Blackmore ha senz'altro influenzato il metal degli 80 più con i Rainbow che con i Purple. A maggio correva il 40esimo aniversario dell'uscita di "Rising", che fu definito nel n° 4 di Kerrang "il più grande album HM di tutti i tempi". A proposito di ex Purple, nel 1976 con "Child In Time" debutta la Ian Gillan Band, il progetto fusion-prog di Gillan che otterrà un successo assai deludente rispetto alle aspettative del suo fondatore. Però, dato che Gillan è Gillan, riuscirà comunque a contribuire alla storia dell'heavy rock anche in questa occasione. "Scarabus" (1977) ha una copertina scopiazzata da Frazetta (dall'illustrazione "Woman with scythe") e una title track che verrà riciclata in gran parte in Disturbing the priest (Black Sabbath, "Born again", 1983). La successiva incarnazione della band, semplicemente Gillan, avrà un certo ruolo ai tempi della NWOBHM (si porterà in tour i White Spirit, per esempio) e si avvicinerà alla top ten delle chart inglesi.

Frank Frazetta, "Woman with scythe"
Oltre ai Priest sono attivi alla metà del decennio altri gruppi britannici venuti alla ribalta dopo la trimurti Zeppelin-Purple-Sabbath. Per esempio i gallesi Budgie, o i glamsters Sweet (che hanno scalato le chart inglesi per l'ultima volta con "Action", singolo del '75 - i Raven ne faranno una cover inserita in un medley con "Hellraiser" sul loro primo lp "Rock until you drop", 1981).
E ci sono anche gli scozzesi Nazareth. Imbevuti di blues fino alla punta dei capelli, nel '75 hanno messo a segno il loro colpo migliore e la loro prima hit con "Hair of the dog" , primo album prodotto per loro da Manny Charlton, unicum nella loro discografia, con un suono di chitarra estremamente corposo e pesante (heavy metal, appunto) per i loro standard. I Guns'n'Roses per "Appetite for Destruction" vorranno proprio chi aveva prodotto "Hair of the dog", e incideranno una cover del brano omonimo su "The Spaghetti Incident?". Nel '76 con "Close Enough for Rock 'n' Roll" la band si piazzerà in un territorio largamente "radio friendly" (torneranno ai vecchi santi nel '77 con "Expect no mercy", altra copertina di Frazetta). I Nazareth a fine 70 erano ancora abbastanza popolari da finire nella colonna sonora di Heavy Metal, il film, nell'81). Ma torniamo agli aniversari.

Quest' anno ricorre anche il 40esimo dell'uscita di "No Heavy Petting", degli spesso dimenticati UFO (a proposito di NWOBHM, gli Heavy Pettin' - oggi oggetto di oblio generale e in gran parte giustificato-prenderanno il proprio nome da questo album).
Gli UFO anno dopo anno stanno progressivamente lasciandosi alle spalle l'impronta blues, che era ancora ben presente in "Force It" (1975). "No Heavy Petting" prosegue su questa linea. Nonostante una costante predisposizione a sfornare ballad in gran numero, in questo periodo gli UFO contribuiscono con più brani al prototipo di quel che sarà il metal successivo, e probabilmente finiranno per influenzare i nuovi gruppi inglesi tanto quanto i Priest. E la cosa vale specialmente per Michael Schenker, che col suo solismo diventa uno dei punti di riferimento imprescindibili per gli anni a seguire. Schenker è cruciale anche da un punto di vista iconografico.
Il chitarrista e il suo strumento costituiscono un'immagine forte e persistente, un'associazione indissolubile nella memoria iconografica, e questo a partire da Hendrix. Si erano impressi nell'immaginario collettivo del rock duro Hendrix, Clapton e Blackmore con le loro Stratocaster , Tony Iommi con la sua Gibson diavoletto, Jimmy Page con la sua Les Paul, Ted Nugent con la sua Gibson Byrdland semi-hollow body. E nel '74 arriva questo giovane tedesco biondo con la sua Flying V, che per parecchi anni a venire sarà associata non solo a lui ma più in generale alla NWOBHM (fino ad arrivare al thrash metal).Oggi per quel che riguarda i gruppi classici in materia di Flying V il primo nome che viene in mente è KK Downing dei Priest, ma Schenker lo precede. John Tucker nel suo "Suzie Smiled" definirà efficacemente i fan dei nuovi gruppi inglesi "The Flying V Appreciation Society", a sottolineare quanto questo strumento fosse diventato un'icona di quegli anni.
Oggi nei più la memoria degli UFO sopravvive grazie alla cover di "Doctor Doctor" fatta dagli Iron Maiden. Ma chi erano gli headliner delle tre giornate di Reading 1980? Rory Gallagher, Whitesnake e, perlappunto, UFO  (però Schenker aveva lasciato il gruppo già da un paio di anni per mettersi in proprio).

40esimo aniversario anche per dell'uscita di "Jailbreak" dei Thin Lizzy (dentro tra l'altro c'era "Boys are back in town"). Pure la memoria del gruppo di Phil Lynott è affidata ad una cover, quella (bruttina) che i Metallica fecero di "Whiskey in the jar". Eppure in materia di "twin guitars" le loro sperimentazioni non furono da meno di quelle dei Priest, anzi, proprio in questo album "Emerald"  col suo incalzante 12/8 da giga e col suo guitarwork precorre in modo impressionante certe "galoppate" dei Maiden, tanto quanto "Doctor Doctor" degli UFO (voi quante commemorazioni dei questi dischi di UFO e Thin Lizzy avete visto online? Io quasi nessuna).

Il 1976 è anche l'anno in cui gli AC/DC firmano con Atlantic e si imbarcano nel loro primo tour internazionale, comprendente Europa e UK. Il tour inglese, sponsorizzato da Sounds, fu battezzato 'Lock Up Your Daughters Summer Tour'., e gli australiani suonarano di spalla a  Black Sabbath, Aerosmith, Kiss, Styx, UFO, Blue Öyster Cult, assieme ai Cheap Trick. Fu anche l'anno in cui fecero uscire "Dirty Deeds Done Dirt Cheap". E finiranno per influenzare i Priest, i Saxon, i Def Leppard, tra gli altri.

Quasi tutti questi gruppi e specialmente quelli inglesi finiranno quattro anni più tardi per beneficiare della rinnovata popolarità di metal e hard rock causata dalla NWOBHM. 
Ma erano lì fin dall'inizio. Neal Kay mette piede per la prima volta al Bandwagon nel 75 e nel 76 inizia con le sue serate hard rock a cadenza regolare. E tutti i gruppi finora citati finiranno nelle sue scalette e poi nelle chart Heavy Metal che Kay compilerà per Sounds, tipo questa, sicuramente del 1979 (dopo l'uscita del demo dei Maiden ma prima di quella dell'EP "The Soundhouse Tapes").



domenica 21 febbraio 2016

Vinyl - viaggio nel cuore del rock anni 70 (e dell'A&R) - Venerdì 26 febbraio www.garageradio.it

New York Dolls (quelli veri)
Una serie sul mondo del rock dei 70 creata da Mick Jagger, Martin Scorsese e Terence Winter (quello di Boardwalk Empire e The Wolf of Wall Street) comportava dei rischi. Richiava di essere celebrativa, edulcorata, patinata (insomma, una sorta di bis di Velvet Goldmine). E invece, a giudicare dal pilota, diretto da Scorsese in persona, è un ritratto amaro del rock di metà settanta, con il business che cerca sistematicamente di fregare i musicisti, rockstar idiote (o che fingono di essere tali). Il tutto inzuppato di soldi e stupefacenti (più che di sesso).. L'ambientazione è una New York simile a quella di Taxi Driver, città in piena decomposizione con le strade sature di traffico, prostitute, spacciatori e musica.
Si ritrae il rock dei 70 nel suo apice. Sullo sfondo, i ricordi del blues elettrificato e di Woodstock. Si inquadra la nascita del punk, in un mondo musicale in cui la radio è ancora di importanza capitale. E si mette a fuoco una funzione dell'industria discografica praticamente estinta, cioè l'A&R - sarebbe a dire Artisti e Repertorio, cioè l'analogo discografico della ricerca e sviluppo: l'andare a caccia dei talenti, delle nuove tendenze."I want what's next!" urla il protagonista davanti ai suoi talent scout riuniti. La next thing, quella cosa di fatto estintasi anche essa da più di dieci anni.
New York Dolls (quelli ricostruiti in Vynil)


La colonna sonora, ovviamente, è impressionante e finora mai sentita in queste proporzioni (lo ha fatto Raimi con "Ash vs Evil Dead", ma proponendo non più di 3-4 brani a puntata). Spiccano New York Dolls, Led Zeppelin, Black Sabbath, Slade, Blue CheerHumble Pie. "Piu' audaci dei Neon Boys, piu' arrabbiati dei Dolls", così la ragazza che vuole fare A&R presenta il fittizio gruppo punk Nasty Bits al suo capo. E' la progressione dal proto punk al punk vero e proprio, il passaggio dai primi 70 a  Ramones e Dead Boys.

Da questo ritratto diventa chiaro il motivo per cui in capo a 4 anni i gruppi punk (e poi i gruppi della NWOBHM) si crearono le proprie etichette. Il sitema discografico aveva imboccato la strada della decomposiione, diventando incapace di cogliere i nuovi mutamenti del rock nel momento in cui si verificavano. A fine settanta e nei primi ottanta il sistema delle major, grandi o piccole che fossero, ormai dipendeva da etichette indipendenti capaci di cogliere in tempo reale le nuove tendenze. Nel caso dell'heavy rock Iron Maiden, Metallica, Soundgarden, Nirvana non furono "scoperti" dall'A&R di una major. Prima incisero autoproducendosi o per piccole indie. A pasto scodellato arrivò quel che restava dell'A&R delle major.

Dal ritratto offerto da Vinyl emerge un dato fondamentale: la grande industria discografica è un intermediario intrinsecamente non necessario tra artisti e pubblico, incapace di non deformare la qualità dell'offerta con la sua ossesione per le hit (ovvero per il prodotto di massa, grandi numeri e grandi incassi). Il costo di intermediazione ricade sia sugli artisti che sul pubblico.  Quindi le ragioni storiche del Do It Yourself, dell'autogestione, dell'autoproduzione, delle indie, sono eclatanti.

PS: di anni settanta e heavy rock ho già parlato qua, di anni 70 e punk qua 

Aggiornamento: la serie ha provocato una specie di insurrezione sui social da parte di chi lavora nel settore discografico dell'anglosfera, con critiche variamente orchestrate sul "non siamo e non eravamo così e non è così che facciamo e facevamo il nostro lavoro" (ed è stata variamente criticata sui media mainstream sempre dell'anglosfera perlopiù come "una versione rock di Mad Men, ma Mad Men era meglio").Sembra che abbia toccato un qualche nervo scoperto, in una comunità che incolpa il peer to peer e il download della rovina del settore (nessun senso di colpa  in lorsignori che, fino a prova contraria, sono quelli che hanno fatto girare la giostra nel modo che sappiamo - vedere "MTV get off the air" dei DK)..

lunedì 9 novembre 2015

Ash vs The Amboy Dukes - Venerdì 13 novembre ore 19 www.garageradio.it

Ci sono scelte di colonna sonora che marchiano fin dall'inizio un "cult totale".
In "Ash vs Evil Dead" Sam Raimi inquadra un Ash cinquantenne che, dopo essersi stretto la pancia con un busto, sale in macchina per andare a rimorchiare tardone in un bar al suono di "Space Truckin' " dei Deep Purple. La mezza età ha reso l'improbabile eroe della saga "Evil Dead" ("La Casa", "La Casa 2", "L'armata delle tenebre") ancora più cialtrone, stupido, maldestro, sciovinista: assolutamente irresistibile. Quando il protagonista ritrova sé stesso e la sua protesi-motosega, la sua prima battaglia, con gli usuali fiotti di sangue e smembramenti vari, avviene al suono di "Journey to centre of the mind" degli Amboy Dukes - prima ci sono stati pure i Frijid Pink  Nel secondo episodio vengono fuori di nuovo i Deep Purple ("Highway Star") ed Emerson Lake & Palmer ("Knife Edge"). Il che rende se possibile ancora più spiccata la natura post-post-post moderna della serie: il sequel attuale di una trilogia anni 80 con una colonna sonora a base di sixties e seventies (per ora, vedremo che succederà dopo).



Tutto ciò è un buon assist per una puntata tra anni 60 e 70, con una buona dose di gruppi della scena di Detroit (da lì venivano Amboy Dukes e Frijid Pink ); ed è anche una buona occasione per ribadire quanto fosse "proto hc" l'approccio di uno dei  grandi gruppi di quel periodo, gli MC5. In primo luogo col loro "alzare la posta", e lo dice un personaggio piuttosto qualificato (questa ve la lascio in inglese):

The Amboy Dukes
"I thought I was a bad motherfucker on the guitar, I thought the Amboy Dukes were bad
motherfuckers, they had that James Brown Wilson Pickett Sammy Davis shake going on
and then I saw The MC5 - it was stupefying!"
(Ted Nugent chitarra, The Amboy Dukes)

In secondo luogo, con la loro attitudine :

"C'era un senso di urgenza nel trovare una posizione militante nell'opporsi alla direzione disastrosa che le cose stavano prendendo. Ogni giorno sulla scena nazionale e internazionale c'erano sviluppi, sviluppi politici, che buttavano benzina sul fuoco.
Il Flower Power era carino, ma non abbastanza potente. La mia generazione concordava sul fatto che il modo in cui i nostri padri conducevano le cose era un disastro totale, e che l'unica chance che avevamo era dire qualcosa al riguardo, e dirlo quanto più forte possibile. E trovammo che le chitarre elettriche erano un buon modo per farlo"
(Wayne Kramer, chitarra, MC5)

Parole da scolpire nella pietra, queste....


(Entrambi gli estratti sono presi dalla trascrizione di "Metal Evolution - 2 -Early Metal, US" Banger Films)


sabato 12 settembre 2015

Barbari in copertina e considerazioni minime sui '70

Nei primi anni 70, in  "Almost famous" un fittizio e idealizzato Lester Bangs dice al protagosta adolescente (un Cameron Crowe in larga parte fictional anch'esso) "Mi spiace che ti sia perso il rock and roll, ragazzo" (in realtà i primi venti minuti del film sono una miniera di buone citazioni).
La frase è il prototipo dell'atteggiamento tra le vecchie generazioni di rocker e quelle che li hanno seguiti.
Il punto è che l'atteggiamento è. solidamente motivato.Chi si era vissuto le culture degli anni 60, dalla swinging London alla S. Francisco psichedelica, dal brit blues boom a Beatles, Rolling Stones e Who, un decennio finito in UK con l'esordio dei Led Zeppelin e in USA col fiorire della Detroit di MC5 e Stooges, non poteva non vedere gli anni 70 come un periodo di declino.
In realtà, nell'ottica di questo blog, gli anni settanta sono stati centrali (non è la prima volta che se ne parla), per motivi del tutto ovvi.
Tra i vari aspetti dei settanta uno di cui non si parla troppo spesso è l'ingresso di alcuni grandi illustratori sulle copertine dei dischi . In primo luogo Frank Frazetta.
L'avvento del cd (per tacere di youtube e MP3) ha senz'altro minimizzato l'impatto che aveva la copertina di un album. Allora essere una band all'esordio su lp e avere in copertina "The death dealer" di Frazetta non era cosa da poco...


E non era cosa da poco specialmente se si era un gruppo di un certo genere (per quel che mi riguarda le copertine dei primi tre dischi sono l'unica cosa che mi sia mai piaciuta dei Molly Hatchet).
Pensate alle copertine dei dischi power metal dai novanta e in poi e se volete piangere, fate pure. Il fatto è che ancora più che il paradigma musicale, nei 70 viene forgiato l'immaginario di quello che sarà poi l'heavy metal (classico) - tema in parte già trattato qua, per esempio.
A proposito di Frazetta non è un caso che una decina di anni fa i Wolfmother o chi per loro siano andati a cercarlo per la copertina del loro debutto su lp. L'intento era volutamente retrò, e in linea con la rendenza dello stoner-doom-sludge che ha recuperato un certo gusto grafico.
Non si possono non ricordare Rodnay Mattews - la cui attività per le album cover è stata lunghissima, e che negli anni ottanta produrrà copertine per Praying Mantis e sopratutto Diamond Head (Living on a borrowe time) -  e Roger Dean (che diede copertine e Budgie e Uriah Heep). Entrambi lavoreranno principalmente per album prog.
Vorrei segnalare un'altra copertina (e non quello che ci stava dentro).


Qua è al lavoro Richard Corben, l'autore di Bloodstar e del più famoso Den, personaggio che finì dentro "Heavy Metal" (1981), il film - per chi non lo sapesse il nome si riferisce all'edizione americana di Metal Hurlant, non tanto al genere musicale, ma giocava sull'equivoco, inserendo nella colonna sonora Sammy Hagar, Blue Oyster Cult, Black Sabbath e Trust; oggi basta accendere radio o tv per avere ottime probabilità di imbattersi in riff di chitarre distorte, ma allora la cosa era piuttosto rivoluzionaria, specie per il pubblico italiano.

Negli anni ottanta ci sarà uno sparuto gruppo di copertine "d'autore", tra metal e hc punk: A parte quelle già citate, Greg Hildebrandt per i Black Sabbath, Michael Wheelan per i Cirith Ungol e ovviamente H.R. Giger per Celtic Frost e per il poster interno di "Frankenchrist" dei Dead Kennedys.(il famoso "Penis Landscape", tra l'altro alla radice dell'odissea giudiziaria della band).

La scaletta: non ci saranno gli Zappelin, né i Deep Purple, né gli Aerosmith, né Ted Nugent, né i Kiss o i  Thin Lizzy o gli AC/DC o gli Uriah Heep o i Rainbow o i Judas Priest-  un'indicazione ve la do con un'altra copertina di Frazetta: