header

header

mercoledì 9 novembre 2016

Il suo danno - Keith Morris ,"My Damage" - venerdì 11 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

L'autobiografia di Keith Morris è uscita il primo di luglio, ma tra una cosa e un'altra l'ho letta solo ora.
Le reazioni di fronte a libri come questo (alla cui stesura ha collaborato Jim Ruland) possono anche essere del tipo "Nooo, ancora un altro memoriale di un protagonista dell'hc anni 80? Ma sappiamo già tutto!".
E sarebbe una reazione errata. Per quanto Rollins abbia raccontato e scritto dei Black Flag, per quanto Steven Blush si sia dilungato su di loro (ma meno sui Circle Jerks), in queste pagine riprende vita la scena punk e hc tra fine 70 e primi ottanta come mai l'avete sentita raccontare e, ovviamente, vista dalla South Bay.
La ricchezza del materiale è tale che parlarne in modo esaustivo è impossibile. Mi limito ad alcune note.

A Hermosa Beach (e in generale nella South Bay) quelli che avrebbero creato l'hc della california del sud prima del 78-79 erano regular rock and roll loonies: si erano entusiasmati per il punk che veniva da New York, ma non avevano mollato l'heavy rock, inteso in senso lato: Black Sabbath, Thin Lizzy, AC/DC, Stooges, Grateful Dead, Steppenwolf facevano parte del loro bagaglio, e alcuni, come Keith, non avevano intenzione di scaricarlo solo perché era arrivato il punk (per esempio, Keith dichiara di continuare a tenere in grande considerazione "Monster" degli Steppenwolf). Il che stride un po' con l'immagine che è stata data dai vari documentari, quella del taglio netto con il rock dei 70.

La scena di Hollywood era, a differenza di quella di South Beach, popolata da gran gruppi, alla fine dei 70 (X, Germs, Bags, Dils e via dicendo). Ma era una scena dove il dress code punk era d'obbligo - il conformismo dell'anticonformismo. Keith racconta che a Hollywood si è sempre sentito un outsider, e da tale veniva trattato, perché con capelli lunghi, jeans troppo larghi e t shirt sembrava essere stato scaricato lì da un concerto dei Grateful Dead.

Ovviamente dà la sua versione del suo abbandono dei Black Flag (credibilissima) e ammette chiaramente, sostenendo di averlo sempre fatto, che per il primo repertorio dei Circle Jerks a causa della fretta i membri del gruppo misero su i pezzi con scampoli propri che si erano portati dietro dai loro gruppi di origine (Black Flag, Fear, Angry Samoans, Red Kross). E' curioso che in questo modo sia nato uno dei classici di sempre dell'hardcore punk, cioè "Group Sex". E descrive i Black Flag (quelli del suo periodo) come la coda dell'ondata punk losangelena, mentre i Circle Jerks sarebbero stati l'avanguardia del nuovo hardcore, con un pubblico costituito non più dai punk di Hollywood ma da skaters e surfisti che diedero il via a slam dance e stage diving.

Nel suo modo dimesso alla fine Keith Morris ne viene fuori davvero come un personaggio larger than life...

Nessun commento:

Posta un commento