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sabato 27 febbraio 2016

Ti prepari per i Sick Of It All e ti toccano due gruppi new school - Venerdì 4 marzo ore 19 www.garageradio.it

Per il tour del trentennale dei Sick Of It All due date italiane, ovviamente organizzate da Hub Music Factory, una al Legend a Milano (7 marzo) e una al The Cage a Livorno (8 marzo). Chiaramente sarò presente alla data livornese e seguirà il consueto Live Report (di interviste non se ne parla, mi sono mosso troppo tardi).
Dove sta il problema? Che prima dei SOIA dovrò sopportare con pazienza Broken Teeth e Crowned Kings. Non ho assolutamente niente contro le due band, solo che sono esempi perfetti dell' hc new school.

Intendiamoci, la cosiddetta new school è ormai vecchia di quasi vent'anni. Le radici del metallic hardcore e del metalcore sono tutte nei novanta. Il passaggio è ben descritto da alcune interviste alla fine di NYHC di Tony Rettman :

Howie Abrams (A&R  In Effect records, editor della fanzine Occasional Irregularity)

Durante i novanta nessuna delle band che avevano influenzato il NYHC suonava più come il NYHC quando venne fuori.Tutto venne sfrondato, tutto venne ricominciato da zero. Certo, tutti dimostrarono rispetto per i fondatori, Crown Of  Thornz si portarono dietro l'influenza degli Agnostic Front. Ma l'hardcore come cosa distinta dal metal, quel tipo di hardcore che ancora riconosceva il punk come un lontano cugino, queste cose vennero spazzate via

Questa storia di lasciar fuori il punk dall'hc e il dilagare di questo sound ha portato alla situazione attuale, verificabile sul canale youtube HC Wordlwide, e al consolidamento di questo stereotipo perfettamente tratteggiato da yourscenesucks (gruppi di riferimento Madball, Agnostic Front, Hatebreed, Throwdown, Terror):



Palestrato, tatuatissimo, "duro", la versione massificata su scala medio-piccola di Harley Flanagan .
Mi hanno giustamente ricordato che la standardizzazione del suono hc inizia a New York con gli Youth Of Today. quando il punk non è ancora stato sganciato dall'orizzonte sonoro. In effetti dagli YOT in poi i gruppi di NY iniziano a suonare in un modo pericolosamente uniforme. C'è stata una finestra di un paio di anni verso la fine degli ottanta in cui certe nuove uscite potevano essere liquidate come "bah, un'altro gruppo NYHC", come cinque o sei anni prima avresti potuto dire "bah, un'altro clone dei Discharge". In quel contesto i Gorilla Biscuits vennero fuori (e sono diventati un gruppo storico) perché inserirono in quel sound dosi massicce di ispirazione che veniva da fonti assai diverse (7 Seconds, Minor Threat, Dag Nasty). Qualche anno dopo la stessa cosa la faranno gli H2O .

Torniamo alle date italiane dei SOIA.
I Broken Teeth sono inglesi, usciti fuori dalla attuale scena UKHC che avrà anche fatto parlare di sé su Noisey, ma che nel suo complesso mi lascia più che freddo ( l'unica cosa notevole in materia di HC venuta fuori dal Regno Unito negli ultimi due anni, IMHO, sono i Mongol Horde, lo ripeto).
I Crowned Kings sono australiani e fanno esattemente la stessa cosa (anzi, forse loro sono ancora più vicini - per usare un eufemismo - ai Madball attuali, e quindi ai Crumbsuckers ). Sicuramente ci sarà gente in grado di elencarmi le tante differenze tra i due gruppi. E' sicuramente un mio limite, ma io non ci riesco. Posso solo augurarmi di ricredermi vedendoli dal vivo (il fatto è che mi vengono in mente molti nomi di gruppi italiani in attività che avrei preferito vedere di spalla ai SOIA... vabbè, a questo giro va così).
Ah, date un'occhiata a questo video dei Crowned Kings e confrontate quello che vedete con l'immagine dello scenester HC presa da yourscenesucks . Loro sono di Melbourne, ma il video per ambientazione, regia, soggetti, potrebbe tranquillamente essere stato girato nel Lower East Side. DMS Worldwide?


Addendum: Con i Broken  Teeth sono stato abbastanza frettoloso e leggermente ingeneroso. Se vi interessa potete ascoltarli su bandcamp. Resta il fatto che non si allontano molto da quei soliti canoni.

domenica 21 febbraio 2016

Vinyl - viaggio nel cuore del rock anni 70 (e dell'A&R) - Venerdì 26 febbraio www.garageradio.it

New York Dolls (quelli veri)
Una serie sul mondo del rock dei 70 creata da Mick Jagger, Martin Scorsese e Terence Winter (quello di Boardwalk Empire e The Wolf of Wall Street) comportava dei rischi. Richiava di essere celebrativa, edulcorata, patinata (insomma, una sorta di bis di Velvet Goldmine). E invece, a giudicare dal pilota, diretto da Scorsese in persona, è un ritratto amaro del rock di metà settanta, con il business che cerca sistematicamente di fregare i musicisti, rockstar idiote (o che fingono di essere tali). Il tutto inzuppato di soldi e stupefacenti (più che di sesso).. L'ambientazione è una New York simile a quella di Taxi Driver, città in piena decomposizione con le strade sature di traffico, prostitute, spacciatori e musica.
Si ritrae il rock dei 70 nel suo apice. Sullo sfondo, i ricordi del blues elettrificato e di Woodstock. Si inquadra la nascita del punk, in un mondo musicale in cui la radio è ancora di importanza capitale. E si mette a fuoco una funzione dell'industria discografica praticamente estinta, cioè l'A&R - sarebbe a dire Artisti e Repertorio, cioè l'analogo discografico della ricerca e sviluppo: l'andare a caccia dei talenti, delle nuove tendenze."I want what's next!" urla il protagonista davanti ai suoi talent scout riuniti. La next thing, quella cosa di fatto estintasi anche essa da più di dieci anni.
New York Dolls (quelli ricostruiti in Vynil)


La colonna sonora, ovviamente, è impressionante e finora mai sentita in queste proporzioni (lo ha fatto Raimi con "Ash vs Evil Dead", ma proponendo non più di 3-4 brani a puntata). Spiccano New York Dolls, Led Zeppelin, Black Sabbath, Slade, Blue CheerHumble Pie. "Piu' audaci dei Neon Boys, piu' arrabbiati dei Dolls", così la ragazza che vuole fare A&R presenta il fittizio gruppo punk Nasty Bits al suo capo. E' la progressione dal proto punk al punk vero e proprio, il passaggio dai primi 70 a  Ramones e Dead Boys.

Da questo ritratto diventa chiaro il motivo per cui in capo a 4 anni i gruppi punk (e poi i gruppi della NWOBHM) si crearono le proprie etichette. Il sitema discografico aveva imboccato la strada della decomposiione, diventando incapace di cogliere i nuovi mutamenti del rock nel momento in cui si verificavano. A fine settanta e nei primi ottanta il sistema delle major, grandi o piccole che fossero, ormai dipendeva da etichette indipendenti capaci di cogliere in tempo reale le nuove tendenze. Nel caso dell'heavy rock Iron Maiden, Metallica, Soundgarden, Nirvana non furono "scoperti" dall'A&R di una major. Prima incisero autoproducendosi o per piccole indie. A pasto scodellato arrivò quel che restava dell'A&R delle major.

Dal ritratto offerto da Vinyl emerge un dato fondamentale: la grande industria discografica è un intermediario intrinsecamente non necessario tra artisti e pubblico, incapace di non deformare la qualità dell'offerta con la sua ossesione per le hit (ovvero per il prodotto di massa, grandi numeri e grandi incassi). Il costo di intermediazione ricade sia sugli artisti che sul pubblico.  Quindi le ragioni storiche del Do It Yourself, dell'autogestione, dell'autoproduzione, delle indie, sono eclatanti.

PS: di anni settanta e heavy rock ho già parlato qua, di anni 70 e punk qua 

Aggiornamento: la serie ha provocato una specie di insurrezione sui social da parte di chi lavora nel settore discografico dell'anglosfera, con critiche variamente orchestrate sul "non siamo e non eravamo così e non è così che facciamo e facevamo il nostro lavoro" (ed è stata variamente criticata sui media mainstream sempre dell'anglosfera perlopiù come "una versione rock di Mad Men, ma Mad Men era meglio").Sembra che abbia toccato un qualche nervo scoperto, in una comunità che incolpa il peer to peer e il download della rovina del settore (nessun senso di colpa  in lorsignori che, fino a prova contraria, sono quelli che hanno fatto girare la giostra nel modo che sappiamo - vedere "MTV get off the air" dei DK)..

domenica 7 febbraio 2016

La fine del metal (del rock)? (Riff after riff, the end) - venerdì 19 febbraio ore 19 www.garageradio.it

Leonard Bernstein ebbe a dire:  «La nostra è l' unica epoca della storia che si nutra, in fatto di musica classica, della produzione del passato». La cosa (per altri motivi) rischia di ripetersi per il rock.

Dopo i vari lutti tra la fine dell'anno scorso e l'inizio di questo c'è chi si è posto la domanda se il metal sia finito. Altri sono arrivati a chiedersi se a finire non sia il rock tout-court.
(Nota a margine: ma esiste davvero un bisogno diffuso per concerti da 10-20.000 presenze? Siamo sicuri che siano necessari? Io non credo)

Giusto per ricordare che Heavy Metal è anche una categoria dell'immaginario


E c'è chi ha scritto che il peso del passato condiziona le presenti recensioni di dischi nuovi nella websfera italiana, impedendo di mettere bene a fuoco il presente e guardare al futuro.
(Altra nota a margine: personalmente ritengo la recensione la tipologia di giornalismo musicale più noiosa che si possa immaginare - e lo dico avendone scritta qualcuna, ai tempi; che senso ha poi la recensione ORA, visto che chiunque può sentirsi la musica in rete e decidere se un disco lo vuole comprare oppure no? Un tempo il recensore una qualche responabilità ce l'aveva, ovvero orientare all'acquisto di quello o quell'altro disco. La critica, volendo usare paroloni, invece ha senso come sempre. E si può benissimo far critica senza scrivere recensioni - forse viene addirittura meglio).

Ah, la staticità creativa permea il metal moderno... non so da quanto tempo metalsucks parla di bancarotta creativa del metal. E d'altra parte, dieci anni fa un tipo diceva questo:

"Oggi accendi la radio e tutti hanno un sound pesante, tutti hanno lo stesso suono"

(Chrs Jericho, in "Get Thrashed", 2006 - d'accordo, non mi viene in mente al volo un gruppo più inutile dei Fozzy, negli ultimi 15 anni, ma la frase è imbevuta di incontestabile verità: ascoltate la hard rock chart di una certa nota radio, per fare un esempio). A nessuno viene il dubbio che questa "cosa" abbia preso piede a partire da metà anni novanta..E che abbia riguardato sia metal che hc e punk.

Ok, non fossilizziamoci sul passato.  Sono abbastanza antico da aver vissuto almeno 3 rivoluzioni nel metal, e di quelle non da poco, e so benissimo che i gusti di un 25enne o di un 30enne (per tacere di 40enni e 50enni) non collimano con quelli di un teen ager (forse meglio dire non collimavano, e non sono sicuro che questo sia necessariamente un bene).  L'orticello del metallo contemporaneo mi interessa abbastanza poco, da svariati anni a questa parte (tipo 25?), ma questo ragionamento è tranquillamente estendibile ad altri generi e più in generale al rock.
I cicli di amnesia sul passato del rock sono stati annullati da youtube. Il tubo è lì, qualunque teenager può accedere e può scoprire che, quale che sia il gruppo contemporaneo che sta ascoltando ora, c'è stata gente che ha fatto le stesse cose e probabilmente le ha fatte meglio dieci o venti o trenta anni fa. Da cui i commenti che ogni tanto spuntano sotto questo o quel pezzo (tipicamente anni 80 o 70) del genere "Cazzo, perché non sono nato negli anni ... (50 o 60, di solito)".
Il rock (con tutti i suoi generi e sottogeneri) è diventato da almeno una quindicina d'anni una forma d'arte "matura". Come a loro tempo lo sono diventati il blues e il jazz.
Questo termine, "maturo", viene largamente usato in contesti anglosassoni per definire un qualsiasi ramo dell'attività umana in cui sembri che non ci sia più nessuna novità rilevante da scoprire o implementare.
Venendo al rock, tutti i nuovi moduli stilistici che potevano esser tirati fuori sono già stati inventati. E questo sottrae alle nuove band l'effetto nuova tendenza (ovvero, riscuoto un certo successo di base solo perché ho fatto mio il nuovo sound del momento). Cosa rimane? Tutto il resto, ovvero la parte più difficile: aver qualcosa da esprimere e saperlo fare in modo efficace, coinvolgente e magari pure creativo.

Ovviamente questo è il punto dove casca l'asino, e non ha niente a che vedere con l'avere successo. Non si contano le band mediocri che hanno avuto successo e i gruppi veramente di talento che non lo hanno mai raggiunto. E qua il discorso si fa particolarmente delicato, specie sul versante metal (ma anche su quello punk da una ventina d'anni a questa parte non si scherza): è un vizio congenito della maggioranza dei gruppi metal (specie italiani) venire su con l'idea di avere un qualche successo (il contratto su major!). Se questa attitudine aveva un corposo velo di idiozia 30 anni fa, ora è semplicemente grottesca (tanto è diventato poco probabile il raggiungimento dello scopo). Grottesca, ma ancora radicata, così da dare la possibilità ad un pugno di "agenzie di promozione"  di scucire qualche soldo agli illusi di turno. La retorica "se ci credi, se ti impegni al massimo etc" è mangime per gonzi, niente più.
(Ancora una nota a margine: perché era un'attitudine idiota anche trenta anni fa? Guardatevi "Born in the basement": alla fine Rat Skates si fa i conti, e vede che aveva più soldi in tasca quando andavano avanti col Do It Yourself rispetto a quanti ne aveva in tour dopo aver firmato con Atlantic - "Too broke to call home?!?")

Pensare meno ad improbabili scalate al successo e badare a quel che si fa (sapendolo fare) potrebbe essere un buon punto di ripartenza. I soldi non arriverrano (tanto non arriverebbero comunque) ma ci sarà più divertimento sia per i gruppi che per il pubblico.

E qui arriviamo alla seconda parte del titolo. Avete avuto occasione si ascoltare The End, L'EP dei Black Sabbath disponibile solo per chi presenzia al loro ultimo e definitivo tour in corso, intitolato, appunto, "The End"?
Gli inediti (avanzi delle session di 13) fanno molto piacere; sui brani live invece Ozzy riesce a reggere , più o meno, ma "Age Of Reason" la canta praticamente tutta tipo mezzo tono sotto, o direttamente un tono sotto, e non è un bel sentire. Del resto l'uomo è del 1948. A 67 anni forse è il caso di appendere il microfono al chiodo anche come solista. Del resto quel che sono riusciti ad ottenere i riuniti Black Sabbath con 13 è stato grande e del tutto insperato (sia per la band che per il pubblico), degna conclusione di una storia molto importante - e non parlo solo da vecchio sabbathiano
Il metal sarebbe quindi destinato a finire assieme ai propri inventori? Non credo, perché i metallari sono assai lontani dall'estinzione e sono, da tempo, la sola vera forza vitale del genere (perché propensi al consumo). A che concerti andranno e quali gruppi nuovi ascolteranno, questo è tutto da vedere.

P.S.: se qualcuno vuol farsi un giro su hardcore wordlwide può rendersi conto che bancarotta creativa e standardizzazione stilistica davvero non sono una prerogativa del metal. Ma le eccezioni sono relativamente abbondanti, sia tra i gruppi storici che tra le nuove leve.

Ah, per i puristi del metallo che abbondano su fb,

L'Heavy Metal fu battezzato da un cantante punk


Si, ok, gli Steppenwolf, ma John Kay non ci pensava proprio a un termine per descrivere un tipo di musica. Alice Cooper ha detto che il termine è stato utilizzato per la prima volta per la sua musica nel 72 su Rolling Stone, ma si sbaglia.
Il riconoscimento per aver utilizzato per la prima volta "heavy metal" riferito a musica va a Mike Saunders, che lo usò per la prima volta su Rolling Stone (12 novembre 1970) in una recensione di "As safe as yesterday" degli Humble Pie. Lo usò di nuovo sei mesi dopo su Creem nella recensione di "Kingdom Come" , debutto dei Sir Lord Baltimore. Ma chi è Mike Saunders, detto anche Metal Mike? Più che come critico musicale è noto per essere stato la voce degli Angry Samoans, gran gruppo punk della prima ondata losangelena, attivo anche nell'era hc degli 80 e oltre (ne ho già parlato qua, di loro).


La scaletta: si può arrivare da "The end" al 1979, anno ufficiale di nascita della NWOBHM, senza mettere un brano di thrash, black, death, groove, metalcore, nu metal...

lunedì 1 febbraio 2016

Dave Grohl, "uno di noi" - Venerdì 5 febbraio, ore 19 www.garageradio.it

Quando nel 91 uscì il video di "Smells like teen spirit" dei Nirvana, mi sembrò di riconoscere il tipo alla batteria. Sentendomi al telefono con Marco Mathieu gli chiesi "Ma è lui?" "Sì, è proprio lui" mi rispose.
Scream, 1987
Quel tipo lo avevamo conosciuto qualche anno prima come l'eccezionale batterista ragazzino degli Scream. Era "uno di noi" ed ora era in un gruppo in vetta alle classifiche mondiali, ed era la prima volta che qualcosa del genere succedeva. In più, i Nirvana erano arrivati dove erano in quel momento senza svendersi. Sembrava una gran cosa (e invece era l'inizio della grande fregatura).
Comunque gli Scream erano stati una presenza fissa, in Italia e in particolare in Toscana, tra l'86 e l'87. Quando sgomberato il Victor Charlie si iniziarono a organizzare concerti in giro, a Pisa e a Livorno, li vidi un paio di volte. Dopo un concerto livornese mi ricordo un'oretta di chiacchere e vino rosso.
Li rividi ancora a Pisa al Macchia Nera ('88 o '89, non ricordo bene).
Non sono mai stato un fan dei Foo Fighters, ma ho apprezzato i vari side project che Grohl ha messo su o in cui si è fatto coinvolgere. E in particolare quelli in cui ha rivendicato la propria appartenenza alla scena hc degli anni 80. E non sono pochi.
In Sonic Highways (la serie dei documentari TV) racconta la storia della scena di Washington DC come se l'è vissuta lui.
Da voce a Ian Mackay (a proposito di anni 70, impagabile il suo "Fuck The Ramones! I say Ted Nugent!").
Fa una carrellata sulla scena texana (Big Boys, Dicks, Butthole Surfers). Ovviamente a LA fa parlare dei Germs a Pat Smear, a Chicago da la parola a Steve Albini e Jeff Pezzati.
Per i Probot ha chiamato, tra gli altri, Kurt Brecht, in "Sound City" ha recutato Lee Ving, ha rimasterizzato di sua iniziativa il secondo lp dei Bl'ast! nel suo Studio 606 e ha partecipato alla reunion del gruppo, l'anno scorso.

La vicenda della sua amicizia con i Bl'ast! è ben dettagliata qua. Nel pezzo si racconta anche la storia dei Bl'ast!. Diciamolo pure, la band non ha fatto precisamente la storia. La definizione di Rollins, "una copia dei Black Flag di Thirsty And Miserable" (mi pare), è tagliente ma del tutto giustificata. Ma i Bl'ast! arrivano nell'86 a riempire un vuoto in un periodo in cui l'hardcore americano ha perso grandi nomi e buona parte della sua spinta propulsiva. Dead Kennedys e Black Flag sono sciolti. La scena principale è diventata New York. A Washington DC dopo la Revolution Summer la sterzata verso il post-hc è generalizzata.
Dave Grohl entra negli Scream a 16 anni in questo contesto. Gli Scream non sono esattamente di DC e sono stati (assieme ai Void, volendo) tra gli outsiders della Dischord. Quindi nell'85 non vengono coinvolti nella faccenda "nuove band, nuova scena" e continuano tranquillamente per la loro strada (certo, evolvendosi).
Dunque in quel periodo sono l'unico dei vecchi gruppi Dischord ancora in circolazione, e per una scena italiana che dei Minor Threat sentiva la mancanza era una gran cosa. Certo, sarebbero arrivati i Fugazi (grandi!), ma i Soulside? C'era qualcuno a cui piacevano veramente? (Eppure li avrò visti due o tre volte).
Quindi Grohl si vive in una band quella famosa fase storica in cui secondo alcuni l'hc americano è morto. E di sicuro i Bl'ast! sono in un modo o nell'altro tra i pochi protagonisti non newyorkesi di questa fase.


Così quando l'anno scorso Grohl ha aderito al supergruppo Teenage Time Killers, Cliff Dinsmore è stato tra i tanti che hanno partecipato.

Tutto ciò Dave Grohl lo ha evidentemente fatto per il piacere di farlo, e non per darsi un tono, come certuni che si sono messi a sbandierare ai quattro venti flebili o inesistenti radici hc.
Certo, quando alla fine di Sonic Highways (la serie) ho visto l'intervista a Obama, in cui si rilanciava il cosiddetto "sogno americano" mi sono davvero cadute la braccia. Ma nessuno è perfetto, giusto?
Dave Grohl coi Bl'ast!, 2015


Dave Grohl, "uno di noi" by Friday Extreme Rock Adventures on Mixcloud