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sabato 12 settembre 2015

Barbari in copertina e considerazioni minime sui '70

Nei primi anni 70, in  "Almost famous" un fittizio e idealizzato Lester Bangs dice al protagosta adolescente (un Cameron Crowe in larga parte fictional anch'esso) "Mi spiace che ti sia perso il rock and roll, ragazzo" (in realtà i primi venti minuti del film sono una miniera di buone citazioni).
La frase è il prototipo dell'atteggiamento tra le vecchie generazioni di rocker e quelle che li hanno seguiti.
Il punto è che l'atteggiamento è. solidamente motivato.Chi si era vissuto le culture degli anni 60, dalla swinging London alla S. Francisco psichedelica, dal brit blues boom a Beatles, Rolling Stones e Who, un decennio finito in UK con l'esordio dei Led Zeppelin e in USA col fiorire della Detroit di MC5 e Stooges, non poteva non vedere gli anni 70 come un periodo di declino.
In realtà, nell'ottica di questo blog, gli anni settanta sono stati centrali (non è la prima volta che se ne parla), per motivi del tutto ovvi.
Tra i vari aspetti dei settanta uno di cui non si parla troppo spesso è l'ingresso di alcuni grandi illustratori sulle copertine dei dischi . In primo luogo Frank Frazetta.
L'avvento del cd (per tacere di youtube e MP3) ha senz'altro minimizzato l'impatto che aveva la copertina di un album. Allora essere una band all'esordio su lp e avere in copertina "The death dealer" di Frazetta non era cosa da poco...


E non era cosa da poco specialmente se si era un gruppo di un certo genere (per quel che mi riguarda le copertine dei primi tre dischi sono l'unica cosa che mi sia mai piaciuta dei Molly Hatchet).
Pensate alle copertine dei dischi power metal dai novanta e in poi e se volete piangere, fate pure. Il fatto è che ancora più che il paradigma musicale, nei 70 viene forgiato l'immaginario di quello che sarà poi l'heavy metal (classico) - tema in parte già trattato qua, per esempio.
A proposito di Frazetta non è un caso che una decina di anni fa i Wolfmother o chi per loro siano andati a cercarlo per la copertina del loro debutto su lp. L'intento era volutamente retrò, e in linea con la rendenza dello stoner-doom-sludge che ha recuperato un certo gusto grafico.
Non si possono non ricordare Rodnay Mattews - la cui attività per le album cover è stata lunghissima, e che negli anni ottanta produrrà copertine per Praying Mantis e sopratutto Diamond Head (Living on a borrowe time) -  e Roger Dean (che diede copertine e Budgie e Uriah Heep). Entrambi lavoreranno principalmente per album prog.
Vorrei segnalare un'altra copertina (e non quello che ci stava dentro).


Qua è al lavoro Richard Corben, l'autore di Bloodstar e del più famoso Den, personaggio che finì dentro "Heavy Metal" (1981), il film - per chi non lo sapesse il nome si riferisce all'edizione americana di Metal Hurlant, non tanto al genere musicale, ma giocava sull'equivoco, inserendo nella colonna sonora Sammy Hagar, Blue Oyster Cult, Black Sabbath e Trust; oggi basta accendere radio o tv per avere ottime probabilità di imbattersi in riff di chitarre distorte, ma allora la cosa era piuttosto rivoluzionaria, specie per il pubblico italiano.

Negli anni ottanta ci sarà uno sparuto gruppo di copertine "d'autore", tra metal e hc punk: A parte quelle già citate, Greg Hildebrandt per i Black Sabbath, Michael Wheelan per i Cirith Ungol e ovviamente H.R. Giger per Celtic Frost e per il poster interno di "Frankenchrist" dei Dead Kennedys.(il famoso "Penis Landscape", tra l'altro alla radice dell'odissea giudiziaria della band).

La scaletta: non ci saranno gli Zappelin, né i Deep Purple, né gli Aerosmith, né Ted Nugent, né i Kiss o i  Thin Lizzy o gli AC/DC o gli Uriah Heep o i Rainbow o i Judas Priest-  un'indicazione ve la do con un'altra copertina di Frazetta:





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