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martedì 10 ottobre 2017

Roots, di nuovo - Venerdì 13 ottobre ore 20.30 www.garageradio.eu

A parte che mi ritrovo forse un po' troppo spesso nel fine settimana a riascoltare Wheels Of Fire dei Cream (contraddizioni, più il tempo passa più apprezzo i Cream, più invecchio più mi sta sulle scatole Clapton), è giunto il momento di una di quelle puntate che saranno considerate da due gatti e un quarto, come tutte quelle centrate sugli anni 60 e 70.
E' un po' di tempo che ho in testa una di quelle cose futili ma insistenti: ho più volte pescato dalle interviste di Metal Evolution di Sam Dunn, e non c'è bisogno che ripeta che se l'impianto dell'opera è più che discutibile il materiale che ha raccolto è qualcosa di abbastanza unico. Tra questo materiale c'è un'intervista a Randy Holden, inserita quando si parla di Blue Cheer. Ma Holden è stato nei Blue Cheer per una manciata di mesi, tre brani sul sul loro terzo lp, attività live e poi amen, per passare al suo progetto Population II. Sono arrivato ad ipotizzare che Holden sia stato intervistato perché Leigh Stephens, il chitarrista di Vincebus Ereptum, non aveva voglia di essere associato alla storia del metal e dell'hard rock (a differenza di Iggy Pop e Wayne Kramer), mentre Holden dieci anni fa era relativamente fresco di ristampa del suo unico album solista. Ecco le sue parole:

Per quel che mi riguarda suppongo di esser sempre stato attirato da tonalità minori e note potenti, tenevo la chitarra accordate in Re, un intero tono sotto, dai tempi in cui suonavo surf e lo facevo solo perché amavo il suono di quel tuono. Non lo so, ci sono nato, è qualcosa che mi fa dar via di testa. C'è qualcosa, c'è una bellezza in questo. Potevo sedermi e immaginare quale potesse essere il suono nelle vicinanze di una detonazione nucleare e pensavo che forse, avendo abbastanza amplificatori, uno avrebbe potuto quasi arrivarci...


Il Blue Cheer hanno inventato il metal? Non credo, ma sicuramente un filo rosso che li lega agli High On Fire c'è, eccome. Questione di spirito.






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