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domenica 23 ottobre 2016

L'altro 1986 ( ovvero NWOAHM, quella vera, seconda parte) - venerdì 4 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

Freschi di trentennale di "Reign In Blood" e con "Darkness Descends" dei Dark Angel che fa trent'anni a novembre rivolgiamo lo sguardo a quei gruppi d'oltreoceano che, tra l'escalation del thrash che arrivava su major e il dilagare dell'hair metal nel mainstream, avevano tenuto la barra del timone al centro, continuando con il puro e semplice heavy metal, quello che discendendo dalla NWOBHM continuava a contenere in se tutti i tratti che già si stavano differenziando in sottogeneri. Come già visto, non tutti i gruppi che nei primi 80 avevano cominciato a venir fuori oltreoceano avevano preso la strada delle acconciature voluminose o quella dell'ipervelocità. E alcuni di loro erano in grado di riservare qualche sorpresa, anche alla propria etichetta.
A proposito di etichette, a parte pochi gruppi passati su major, il dominio su questa materia era diviso tra Metal Blade e Shrapnel.
Il caso più eclatante furono probabilmente i Fates Warning. Il loro debutto "Night On Brocken" (1984) li aveva fatti derubricare abbastanza velocemente come "cloni dei Maiden", molto più debitori alla vergine di ferro, per esempio, del debutto dei Queensryche. Ma a dimostrazione di un certo fiuto da parte di Brian Slagel, che li aveva fatti uscire su Metal Blade, il successivo "The spectre within" (1985) aveva fatto ricredere molti. Mentre i loro ispiratori originari si consolidavano come "money machine" (definizione di Paul Di Anno), i Fates Warning si proiettavano  in territori decisamente progressivi senza perdere per strada mezzo grammo di metallo pesante (del resto i Mercyful Fate nell'83 con "Melissa" avevano dimostrato che pesantezza e approccio progressivo potevano convivere alla perfezione - aspetto quasi mai messo in evidenza, riguardo King Diamond e soci).
Per i Fates Warning l'86 è l'anno di "Awaken the guardian" e, sorpresa, con quel vinile entrano nella Billboard 200. Gran lavoro, con un lato A semplicemente leggendario. I testi dei Fates Warning diventano ancora più intricati, con un'altissima densità di metafore, e tra streghe adoratrici di Diana e celebrazioni di Morgana piazzano una dura requisitoria contro l'hair metal. Come dire, si collocano esattamente sul fronte opposto, quello dei "pirati dell'underground che viaggiano a due volte la velocità del suono", contro un sistema "cloning the heroes in hype magazines".
Il retro della cover di "Awaken the guardian"
Sempre su Metal Blade nello stesso anno escono gli Omen con "The Curse", il loro secondo album, e gli Obsession con "Scarred For Life"(anche loro, come i Fates Warning, vengono dal Connecticut e con i loro più famosi colleghi condividono le  il grafico delle copertine). Sono arrivati all'lp a quattro anni di distanza dalla loro apparizione su Metal Massacre II ("Shadow Of Steel").

Sempre l'86 è l'anno del debutto su vinile dei Crimson Glory , con l'album omonimo. Anche loro verranno inseriti nel filone progressivo, ma all'epoca sembrarono allo stesso tempo originali e debitori dei Queensryche di "Warning". Mentre il quintetto di Seattle adotta un look in linea con quello del dilagante hair metal, questi ragazzi della Florida fanno di maschere argentee (e leggermente inquietanti) il tratto distintivo del loro look (la cosa creerà loro non pochi problemi dal vivo). A distanza di trent'anni "Valhalla" e "Azrael" resistono perfettamente come scintillanti classici del genere.

I Queensryche non sono gli unici a dirigere in qualche modo verso il mainstream commerciale: nello stesso anno i Savatage subiscono le pressioni di Atlantic ed escono con "Fight for the rock", una sterzata che fa cadere le braccia a molti (ma già il primo album su major "Power of the night" mi aveva lasciato con addosso una vaga delusione, confrontandolo con "The dungeons are calling").

Sempre nell'86 esce il debutto su album dei canadesi Sword, "Metalized". Ed è forse, fin dal titolo, uno degli ultimi esempi di heavy metal classico classico, che va dall'inno alle moto di grossa cilindrata ("FTW") alle suggestioni gotiche ("Evil Spell") senza pensarci troppo, con perfetta naturalezza, disdegnando sia le complicazioni progressive che qualsiasi genere di ammicamento all'ultravelocità del thrash.
Ancora, è questo l'anno del secondo e ultimo lp dei Griffin, "Protectors of the lair", che dopo aver prodotto un grande classico minore con "Flight Of The Griffin" si fanno influenzare dallo spirito del tempo, assumendo toni speed metal. E sulla medesima etichetta dei Griffin, la Shrapnel, esce il secondo lp dei Chastain, "Ruler Of The Wasteland", con un cover abbastanza orrida, di qualità inversamente proporzionale a quanto contenuto nel vinile: ascoltate per esempio "Angel Of Mercy" - la voce di Leather Leone riesce ancora a commuovere.
Infine l'86 è l'anno di "One Foot In Hell" dei Cirith Ungol, ultima loro prova maiuscola che aggiunge più di un pezzo alla lista dei classici di questo atipico gruppo californiano ("Chaos descends"!). Ancora una volta il simbolo moorcockiano del Caos sugli scudi, il compianto Jerry Fogle e i suoi soci guidavano in un itinerario nel mondo di Elric di Melniboné, con tanto di visita a "Nadsokor", l'infame città dei mendicanti.

Ma la pressione della corrente dominante (il glam metal) e il thrash metal in crescita finiranno per rendere sempre meno rilevante il metal classico mano a mano che ci si avvicina alla fine del decennio: nell'86 questo sound inizia la parte discendente della sua parabola, e sarà una discesa molto ripida...

lunedì 17 ottobre 2016

Black Flag, trent'anni dopo: un logo, un marchio - venerdì 21 ottobre, 20.30 www.garageradio.it

Nell'estate dell'86 Henry Rollins ricevette una telefonata da Greg Ginn che gli disse :"Lascio la band". "Come lasci, è il TUO gruppo" fu la risposta. E fu la fine dei Black Flag.

Trent'anni dopo da Barneys a New York c'era in vendita un jersey nero in cotone giapponese e cashmire, alla modica cifra di 265 $. Niente di che, se non che il jersey in questione aveva sopra quel logo a barre, proprio quello lì, quello dei Black Flag. L'articolista del Wall Street Journal fa notare che poteva andare peggio, che il logo poteva pure finire su giocattoli e oggettistica varia, se un'azienda giapponese l'anno scorso non avesse ritirato la domanda di registrazione del marchio.
E qui arriviamo al punto: perché i giapponesi hanno ritirato la domanda? Forse perché l'estremo atto della brutta telenovela "Reunion dei Black Flag" è stata un'azione legale da parte di Greg Ginn contro gli altri (essenzialmente contro i Flag), che pare finirà per stabilire che il marchio "Black Flag" e il logo sono proprietà di Greg Ginn e della SST.

Quindi Greg Ginn sta facendo branding come l'ultimo dei dinosauri del metal (Iron Maiden, Kiss, Slayer, etc). E' in buona compagnia: Jerry Only lo sta facendo da tempo col teschio dei Misfits (la disputa sulla proprietà del teschio dura decenni e ancora non è risolta). Ma i Misfits non erano un gruppo "militante" come i Black Flag (a cui Steven Blush da il merito di aver creato la scena HC americana come network, se non come un unico, tramite il loro touring estensivo). Questa storia del logo dei Black Flag disturba, è un po' come se Durruti fosse sopravvissuto alla guerra di Spagna e trent'anni dopo si fosse seduto nel consiglio di amministrazione di Credit Suisse.D'altra parte se guardiamo a casa nostra e alla fine che hanno fatto molti ex Lotta Continua la cosa non pare neanche così strana. Il lungo periodo può essere micidiale per gli estremisti.

Rollins? Per quanto sul WSJ se ne esca con una dichiarazione del genere "io non c'entro nulla con sta roba", si presta per una campagnia pubblicitaria di Calvin Klein. E non sono foto, è uno spot, in cui risponde a modo suo alla domanda "Cosa hai fatto nei tuoi Calvins?".



Ovvio che ai suoi tempi non ha mai indossato capi CK, ma chissenefrega.
Rollins l'ha detto tempo fa, lui deve farsi la pensione e non si schifa di niente o quasi (l'ho visto fare una comparsata in Hawai Five O). Insomma, lui non ci vede niente di male nel passare all'incasso. Non vedo nessun motivo per usare pesi e misure diversi da quelli impiegati per giudicare i Metallica, ma, se non altro, Rollins al momento non pretende di venderci musica punk, almeno per ora (qui un buon riassunto della cosa).

In tutto questo la figura migliore la sta facendo Keith Morris, assumendo il ruolo di icona punk definitiva. E, guarda caso, chi disegnò il logo e tante copertine dei Black Flag, Raymond Pettibon, il fratello di Ginn, collabora con lui e con gli OFF! .

domenica 9 ottobre 2016

Trent'anni di Reign In Blood e qualche puntino sulle i - Venerdì 14 Ottobre ore 20.30 www.garageradio.it

Venerdì scorso correva il 30esimo anniversario dell' uscita di "Reign in Blood" e ovviamente in rete sono fioccate le celebrazioni e le rirecensioni. In alcune ho notato la consueta amnesia selettiva riguardo la componente hardcore punk delle influenze degli Slayer.
Ora, è chiaro che molte webzine e siti non hanno l'archivio di Metal Hammer UK, che va a ripescare dal numero 231 di MH un vecchio brano di articolo in cui Tom Araya racconta di come Jeff Hanneman fosse un fan di D.I. , Verbal Abuse e altri gruppi HC di Los Angeles e di come andasse in giro per negozi di dischi underground portandosi poi dietro vinili punk da far ascoltare agli altri membri della band.
Si può anche non sapere dei Pap Smear, progetto HC/crossover di Hanneman dell'84, che vedeva coinvolti Lombardo e Rocky George dei Suicidal Tendencies (e che non arrivò mai su vinile).

Jeff Hanneman con t-shirt COC,  concerto con Exodus e Suicidal Tendencies Aquapark Berkeley,  19/08/1984
Ma, al di là del materiale di archivio (e della completa ignoranza dell'inglese, verebbe da dire, perché si potrebbe fare pure un ricerca sulla rete anglofona prima di scrivere qualcosa) c'è una evidente volontà di ignorare qualcosa che era più che apertamente dichiarato nel look di Hanneman e Lombardo: le T-shirt.
Io vidi per la prima volta il teschio dei Corrosion Of Conformity sulla copertina di "Eye for an eye" (me lo fece ascoltare un mio amico punk, credo a fine 84). Lo rividi per la seconda volta su retro di "Hell Awaits", sulla maglietta che Hanneman indossa nella foto (mi rendo conto che sulla versione in CD l'immagine è poco decifrabile, ma vi garantisco che sulla copertina del vinile si vede benissimo, e sulla foto qua sopra anche meglio). E senza andar per riviste d'epoca, in rete le foto di Lombardo con t-shirt dei DRI si sprecano.
Ok, lasciamo perdere il materiale di archivio con allegati indizi iconografici. Forse, e dico forse,  "Undisputed Attitude" (che ha fatto vent'anni questa primavera) qualcosa vorrà dire. Ma mi rendo conto che in parecchi hanno rimosso questo disco.
Egregi puristi del metallo, provinciali e scarsi ad inglese, evitate di celebrare la storia con le omissioni. Se DRI, TSOL, GBH, Verbal Abuse, Dr Know, Minor Threat a voi fanno schifo, per gli Slayer erano importanti e sono importanti ascendenze sulla pietra miliare uscita trent'anni fa.

Ah, i non-Slayer di oggi hanno celebrato da par loro l'anniversario: una targa in edizione limitata, alla modica cifra di 500 $ a pezzo. Il che la dice lunga.

Nota: I Verbal Abuse non erano di LA, ma texani trapiantati a San Francisco. Araya la racconta così, ma lui del resto non si è mai veramente entusiasmato per l'HC, e Kerry King era completamente refrattario al genere.

P.S.: la probabile fonte della rimozione delle influenze HC degli Slayer è wiki italia. Ho ben presente la tipologia del contributore metal su wiki: nerd protervi e saccenti, convinti di possedere la verità (contribuiscono a wiki!). Una decina di anni fa provai a contribuire alla voce Crossover Thrash, e ogni mio contributo fu cassato con cura. La discussione col cancellatore fu futile: avendo fattogli notare che all'epoca io c'ero e lui no, l'argomento per lui non aveva peso. Un tipo che probilmente nell'85 andava avanti a biscotti plasmon sciolti nel latte del biberon insistette a spiegare a me la natura del crossover. 'Nuff said.

sabato 1 ottobre 2016

Svetlanas - Venerdì 7 Ottobre 20.30 www.garageradio.it

Gli Svetlanas: negli anni si sono giocati talmente bene la storia degli ex KGB in esilio che in giro per il mondo c'è gente che davvero li crede russi,  li ha inseriti nei bill delle serate come Svetlanas (RUS), titola aricoli "RUSSIAN HARD CORE PUNK BAND - SVETLANAS  FORMS ALIANCE WITH AMERICAN PUNKSTERS NICK OLIVERI AND BLAG DAHLIA OF THE DWARVES" e via dicendo.
Al di là dello spoof, uno può o non può aver notato negli anni la loro musica (sui social network, sul tubo etc), ma se li ha visti dal vivo (e con Olga senza una gamba scassata)  non li può dimenticare.

A giugno sono stati al Distruggi la Bassa Preview 2016, e sotto il palco c'erano diversi veterani dell'hc italiano. Tra le varie espressioni che ho sentito da questi ultimi a fine concerto ci sono state "Sono sopraffatto", "il miglior gruppo hc italiano in circolazione" e via dicendo.They're HUGE, man...

Curioso che un gruppo di questa intensità dal vivo, che ha tra le sue fila uno yankee di un certo
rilievo (Nick Oliveri, appunto - Dwarves, formazione storica dei Queen Of The Stone Age), che ha una rilevante attività live sopratutto fuori dai confini italiani (e ormai sopratutto oltreoceano,  nella migliore tradizione dell'hc italiano) non abbia ancora destato la curiosità dei vari Noisey e Rolling Stone.  Ho l'impressione che le cose potrebbero cambiare, anche se i tanti reporter da tastiera difficilmente si accorgeranno del fenomeno. Lo ripeto, gli Svetlanas vanno visti dal vivo. Se non lo avete fatto, l'evento della locandina potrebbe essere una buona occasione

Venerdì 7 io e Riki Signorini avremo in collegamento da Atlanta Olga, la frontwoman che sul palco (e anche sotto) si trasforma in una sacerdotessa invasata, posseduta dallo spirito del "fottetevi tutti!".  Dovrebbe venir fuori una trasmissione interessante.


Addendum: causa conti fatti male sul fuso orario, il collegamento è iniziato con quasi un'ora di ritardo, e nel podcast ne è stato registrato solo la metà. Quindi per chi si è perso lo streaming e per integrare la registrazione, ecco l'intervista scritta ad Olga, con domande a cura di Riki

Questa iconografia così sovietica non vi dà problemi in USA?

Assolutamente no. La guerra fredda, almeno in campo musicale, non esiste.

Avete una attività live molto intensa, per cui mi piacerebbe conoscere: La più grande band con cui avete suonato? Quella con cui vorreste avere suonato? E quella con cui suonerete?

La più grande band con cui abbiamo suonato é meglio non nominarla nemmeno perché fa cagarissimo (v. Warped tour 2015). Ma ci sono band che noi reputiamo grandissime e con le quali abbiamo suonato nel corso degli anni come Adolescents, Dwarves, Queers, Discharge, TSOL, Dickies, Negative Approach ed Antiseen.
La band con cui avremmo voluto suonare... i Beastie Boys.
Le band con cui suoneremo... beh abbiamo appena finito un tour americano con i Queers, ora abbiamo uno show con He Who Cannot Be Named, un'altro con Rikk Agnew e uno con il Punk Rock Karaoke per dirti i più imminenti.

Avete suonato e fatto Split con Dwarves ed Adolescents. Chi preferite?

É una domanda a cui non possiamo rispondere, ma non perché preferiamo una delle due band ma perché é impossibile fare una scelta. I Dwarves e gli Adolescents sono due delle band che ci hanno insegnato e segnato di più.

A me i Dwarves piacevano tantissimo, ma oggi mi sembrano un po’ addolciti, non trovi?

Se intendi musicalmente no,  non credo.
A livello di show ti rispondiamo forse. Nel senso che ora non pestandosi più a sangue sul palco i concerti durano più di 5 minuti. E sono una figata.

So che avete avuto problemi durante il tour, e che Joe Queer vi ha dato una mano a proseguire. Cosa è successo?

Abbiamo avuto qualche inconveniente con il van e Joe é stato davvero eccezionale. Ci ha portato avanti e indietro e aiutato in mille modi diversi. Insomma il suo cognome é una garanzia: King.

Vi sentite più vicini a GG Allin, a Lemmy o a Iggy Pop?  

Per strada siamo come Lemmy, sul palco come Iggy e in bagno come GG Allin.

Olga, quanto è difficile conciliare la vita familiare con tours all around the world?

Per quanto mi riguarda non ho molte difficoltà a organizzarmi. Il vero problema é quanto mi manca la mia piccola peste. Sono Olga senza un pezzo.

Come è finito Nick Oliveri a suonare con voi? E soprattutto è un membro effettivo del gruppo o solo per il tour?


Abbiamo conosciuto Nick lo scorso anno durante il nostro tour europeo con i Dwarves. Una sera, in Germania, ci ha chiesto se poteva suonare con noi un pezzo e da lì tutto é cominciato. Nick é un membro effettivo degli Svetlanas. Purtroppo non puó essere sempre in tour con noi, ma lo fa appena possibile. Abbiamo anche registrato il nuovo disco con lui lo scorso gennaio e non vediamo l'ora di averlo tra le mani.



(Nick suona con loro senza beccarsi un quattrino mentre con le altre band si fa regolarmente pagare - vedi Mondo Generator - questo ce lo aveva detto live, NdH)

Come giudicheresti lo stato del Punk oggi? In giro si vedono solo gruppi degli anni 80, che spesso oltretutto schiodano, ma poca roba nuova. Non trovi?

Ma sai, molte di quelle band degli anni '80 io sono felice che suonino oggi, anche perché é la sola maniera che ho per vedermeli dal vivo. E poi sono una grande fan. Di roba nuova io ne vedo un sacco e ci aggiungo anche un purtroppo. Intendo che buona parte delle band che suonano sono davvero inconsistenti.