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sabato 26 novembre 2016

No More Pain - la storia dei CCM scritta da Antonio Cecchi - Venerdì 2 dicembre ore 20.30 www.garageradio.it

Alla fine ci siamo, il libro è uscito. Venerdì io e Riki avremo in studio per parlarne Antonio e Stefano Ballini,  che al libro ha contribuito con un suo ricordo dei CCM.
Stefano oggi è documentarista e custode della memoria degli eccidi nazifascisti tra Toscana e Emilia, ma ai tempi era il Mago Trippone di Trippa Shake: ha prodotto la miglior documentazione in giro su quell'epico concerto CCM -Indigesti-Negazione di quasi trent'anni fa, al Casalone, a Bologna.


La popolarità del gruppo tra le successive generazioni della scena italiana non è stata particolarmente alta, comunque senz'altro inferiore a quella di Negazione, Raw Power ed Indigesti (sono rimasti una cult band sopratutto fuori dai confini italiani), ma sia che foste presenze fisse a El Paso, o che abbiate vissuto la scena straight edge dei 90 o quella capitolina nel nuovo millennio, questa è anche storia vostra, perché i CCM erano lì quando tutto è cominciato.Questo libro è un'ottima occasione, per i più giovani, di riscoprirne la rilevanza.

Sì, di memoriali dell' hc italiano anni 80 ne sono già usciti diversi, ma questo per me ha una luce speciale, e non solo per questioni di storia personale e nostalgia. E' un documento importante.

Per spiegarne i motivi non trovo parole migliori di quelle che ho usato nell'introduzione al volume.



L'hardcore italiano è stato nel suo insieme un movimento influente e i gruppi di valore furono diversi, ma a metà anni ottanta c'erano quattro gruppi-simbolo con quattro dischi simbolo: Raw Power, con "Screams from the gutter", Indigesti, con "Osservati dall'inganno", Negazione, con "Lo spirito continua" e CCM, con "Into the void".
I quattro gruppi che arriveranno a fare un tour USA.

Cheetah Chrome Motherfuckers, o CCM: a parlare con gente più giovane di me, dal vivo o sui social, ho sentito varie espressioni - "i più feroci", "i più aggressivi", "Facevano paura". La cosa è senz'altro collegata ad una foto (Syd che si sfregia l'addome con una bottiglia rotta), e, per chi li ha visti dal vivo all'epoca, alla presenza scenica dello stesso frontman. Una cosa è sicura: ispiravano rispetto e incutevano una certa soggezione - quando Syd buttava per aria biglietti da mille lire cantando "money in my pockets" ("Crushed by the wheels of industry")  NESSUNO si chinava a raccoglierne uno, neanche il balordo più ubriaco.
E la musica, beh, in entrambe le incarnazione del gruppo era decisamente "marziana" (da cui la frase di Helena Velena, "I CCM saranno capiti solo nel duemila"). Erano forse i più feroci, ma senza dubbio finirono per essere i più progressivi, musicalmente (ascoltate "Into the void", se non lo conoscete, e verificatelo di persona).
Io li vidi per la prima volta quando ancora c'erano Dome La Muerte alla chitarra e Vipera alla batteria. e per l'ultima a quel leggendario concerto del giugno 87, assieme a Indigesti e Negazione al Casalone a Bologna, quel concerto che è così importante nel racconto di Antonio perché segna anche la fine del gruppo (nonché il culmine e l'inizio del declino dell'hc italiano).

Questo libro copre, con la storia di Antonio e la storia dei CCM, tutto l'arco ascendente della parabola dell'hardcore italiano. E non solo. Vi appaiono molti dei personaggi chiave dell'hardcore punk internazionale, ognuno ritratto vividamente nel suo rapporto, anche se breve, con chi scrive e con la band (Jello Biafra - Dead Kennedys, i Black Flag, Tim Yo di Maximumrocknroll, Al di Flipside, Harley Flanagan dei Cro Mags, tra gli altri). Antonio viaggia negli USA prima da solo e poi con i CCM in un periodo cruciale dell'hardcore punk: i Black Flag sono usciti con "My War", i DRI con "Violent Pacification", I Dead Kennedys stanno per essere colpiti dalle loro vicissitudini giudiziarie, a Washington DC sta arrivando la Revolution summer, l'eco di "Kill 'em All" dei Metallica ancora risuona ANCHE nell'underground hc e sta iniziando il crossover. E' il periodo dell'apice e dell'inizio del tramonto dei gruppi californiani, della sterzata post hc della scena di Washington DC, dell'ascesa della scena NYHC.
In queste pagine troverete tutto questo, e molto altro ancora. Una fotografia ricca e articolata di un periodo unico dell'underground mondiale.



"No More Pain" lo trovate presso GAP in via San Martino a Pisa, oppure tramite il sito di Area Pirata www.areapirata.com. La presentazione ufficiale sarà il giorno 8 Dicembre sempre presso GAP.
(Potete trovare le precedenti puntate di FERA con Antonio Cecchi qua e qua.)

sabato 19 novembre 2016

Vivere Merda - venerdì 25 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

I Vivere Merda sono in giro da un po', ma li ho sentiti per la prima volta al preview di Distruggi la Bassa di quest'anno, e hanno attirato la mia attenzione (per quel che può valere). Non solo la mia, e i maligni metteranno subito in mezzo Alessia, la loro frontwoman, ma il punto per me è altro. Andate a rileggervi quel che dice Olga degli Svetlanas riguardo alla maggioranza dei gruppi di oggi. Fondamentalmente sottoscrivo, e non mi fraintendete. Non si tratta di essere bravi o meno bravi, incazzati o meno incazzati. Si tratta di  suonare come tanti altri (cioè alla Screeching Weasel o alla Offspring o alla ... - gran nome degli anni 90 a caso - ) e, soprattutto, suonare quell'hc metallizzato che continua ad essere lo stile dominante ovunque o quasi.
Ecco, i Vivere Merda al mio orecchio sono decisamente hardcore e decisamente punk (o anarcho punk, se volete). E, nel contesto generale, questo è really refreshing.

Dicevo che non hanno attirato solo mia, di attenzione, e infatti si sono beccati la copertina dell'ultimo Tuttipazzi. " Sai che storia...", dirà qualcuno - e lasciamoglielo dire... questione di gusti, io se apro la home di Salad Days nel 99% dei casi non trovo niente che mi interessi. A ciascuno il suo.


Venerdì avrò in collegamento Gigi, il loro batterista, e parleremo ascoltando una scaletta molto inglese, molto D-Beat, molto anarchica (e chi l'avrebbe detto? :) ).

giovedì 17 novembre 2016

Loose ends - venerdì 18 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

Ovvero, si riannoda qualche filo, più varie ed eventuali.
Ribelli a Vita ha completato l'intervista  ad Olga degli Svetlanas (il podcast con l'intervista tagliata è qua ).
Olga fa due nomi di gruppi "nuovi" che secondo lei meritano.

Peggio Punx
Il primo sono gli Incudine, che nuovi sono, in quanto formati nel 2013: però hanno nelle loro file veterani della scena hc italiana provenienti da Crash Box, Real Deal, Rappresaglia e Temporal Sluts. Tra questi c'è Mox Cristadoro, che qualcuno si si ricorderà come DJ su Radio RockFM (mai abbastanza rimpianta). Su Bandcamp li trovate qua.

***

Punkadeka ha iniziato una serie di articoli a titolo "Yesterday Heroes" e a questo giro tocca nientepopodimeno che ai Peggio Punx. Meritevole di lettura. Unica nota, rispetto al programma di questa serie di articoli, è che per ora mancano i CCM (c'è sempre tempo per rimediare, visto che una ristampa integrale di tutta la loro produzione e un'altra iniziativa IMPORTANTE sono in programma prima di Natale, entrambe su Area Pirata). Nel frattempo, a proposito di CCM, se ve le foste perse potete ascoltare le puntate di FERA con Antonio Cecchi qua e qua.



Addendum del 18/11:  sciolta la riserva, il 28 di questo mese esce "No More Pain" di Antonio Cecchi, la sua storia dei CCM, da lui vissuta dall'inizio alla fine, prima come bassista e poi come chitarra. Prossimamente su questi schermi, ovvio.



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Pochi giorni fa era il trentesimo anniversario dell'uscita di "License to Ill" dei Beastie Boys. Me lo sono riascoltato, per l'occasione. E mi sono chiesto per quale motivo questo disco non sia stato citato dai vari fantocci del nu metal tra le radici del loro sound (mentre vengono di solito citati gli Anthrax/Public Enemy di "Bring the noise"). Se qualcuno lo ha fatto, me lo sono perso (niente di che). Qualora li avessero citati si sarebbero beccati uno di quei secchi disconoscimenti di paternità che sono diventati comuni da qualche anno a questa parte, tipo questo di Tim Commerford .
Beastie Boys e Rage Against The Machine hanno qualcosa in comune: radici nella scena hc anni 80 (Zack de la Rocha era la voce degli Inside Out) , e quindi, per definizione, nessuna affinità con nu metal e simili.

mercoledì 16 novembre 2016

Franti, "Perché era lì" - da Ribelli a Vita

Visto che venerdì prossimo non so di preciso cosa succederà, riposto la recensione di Ribelli A Vita: leggere, meditare, acquistare (o fotocopiare, scaricare il pdf, come vi pare - lo dicono loro).
E' storia attuale, perché ha ancora molto da dire.


mercoledì 9 novembre 2016

Il suo danno - Keith Morris ,"My Damage" - venerdì 11 novembre ore 20.30 www.garageradio.it

L'autobiografia di Keith Morris è uscita il primo di luglio, ma tra una cosa e un'altra l'ho letta solo ora.
Le reazioni di fronte a libri come questo (alla cui stesura ha collaborato Jim Ruland) possono anche essere del tipo "Nooo, ancora un altro memoriale di un protagonista dell'hc anni 80? Ma sappiamo già tutto!".
E sarebbe una reazione errata. Per quanto Rollins abbia raccontato e scritto dei Black Flag, per quanto Steven Blush si sia dilungato su di loro (ma meno sui Circle Jerks), in queste pagine riprende vita la scena punk e hc tra fine 70 e primi ottanta come mai l'avete sentita raccontare e, ovviamente, vista dalla South Bay.
La ricchezza del materiale è tale che parlarne in modo esaustivo è impossibile. Mi limito ad alcune note.

A Hermosa Beach (e in generale nella South Bay) quelli che avrebbero creato l'hc della california del sud prima del 78-79 erano regular rock and roll loonies: si erano entusiasmati per il punk che veniva da New York, ma non avevano mollato l'heavy rock, inteso in senso lato: Black Sabbath, Thin Lizzy, AC/DC, Stooges, Grateful Dead, Steppenwolf facevano parte del loro bagaglio, e alcuni, come Keith, non avevano intenzione di scaricarlo solo perché era arrivato il punk (per esempio, Keith dichiara di continuare a tenere in grande considerazione "Monster" degli Steppenwolf). Il che stride un po' con l'immagine che è stata data dai vari documentari, quella del taglio netto con il rock dei 70.

La scena di Hollywood era, a differenza di quella di South Beach, popolata da gran gruppi, alla fine dei 70 (X, Germs, Bags, Dils e via dicendo). Ma era una scena dove il dress code punk era d'obbligo - il conformismo dell'anticonformismo. Keith racconta che a Hollywood si è sempre sentito un outsider, e da tale veniva trattato, perché con capelli lunghi, jeans troppo larghi e t shirt sembrava essere stato scaricato lì da un concerto dei Grateful Dead.

Ovviamente dà la sua versione del suo abbandono dei Black Flag (credibilissima) e ammette chiaramente, sostenendo di averlo sempre fatto, che per il primo repertorio dei Circle Jerks a causa della fretta i membri del gruppo misero su i pezzi con scampoli propri che si erano portati dietro dai loro gruppi di origine (Black Flag, Fear, Angry Samoans, Red Kross). E' curioso che in questo modo sia nato uno dei classici di sempre dell'hardcore punk, cioè "Group Sex". E descrive i Black Flag (quelli del suo periodo) come la coda dell'ondata punk losangelena, mentre i Circle Jerks sarebbero stati l'avanguardia del nuovo hardcore, con un pubblico costituito non più dai punk di Hollywood ma da skaters e surfisti che diedero il via a slam dance e stage diving.

Nel suo modo dimesso alla fine Keith Morris ne viene fuori davvero come un personaggio larger than life...