header

header

lunedì 17 ottobre 2016

Black Flag, trent'anni dopo: un logo, un marchio - venerdì 21 ottobre, 20.30 www.garageradio.it

Nell'estate dell'86 Henry Rollins ricevette una telefonata da Greg Ginn che gli disse :"Lascio la band". "Come lasci, è il TUO gruppo" fu la risposta. E fu la fine dei Black Flag.

Trent'anni dopo da Barneys a New York c'era in vendita un jersey nero in cotone giapponese e cashmire, alla modica cifra di 265 $. Niente di che, se non che il jersey in questione aveva sopra quel logo a barre, proprio quello lì, quello dei Black Flag. L'articolista del Wall Street Journal fa notare che poteva andare peggio, che il logo poteva pure finire su giocattoli e oggettistica varia, se un'azienda giapponese l'anno scorso non avesse ritirato la domanda di registrazione del marchio.
E qui arriviamo al punto: perché i giapponesi hanno ritirato la domanda? Forse perché l'estremo atto della brutta telenovela "Reunion dei Black Flag" è stata un'azione legale da parte di Greg Ginn contro gli altri (essenzialmente contro i Flag), che pare finirà per stabilire che il marchio "Black Flag" e il logo sono proprietà di Greg Ginn e della SST.

Quindi Greg Ginn sta facendo branding come l'ultimo dei dinosauri del metal (Iron Maiden, Kiss, Slayer, etc). E' in buona compagnia: Jerry Only lo sta facendo da tempo col teschio dei Misfits (la disputa sulla proprietà del teschio dura decenni e ancora non è risolta). Ma i Misfits non erano un gruppo "militante" come i Black Flag (a cui Steven Blush da il merito di aver creato la scena HC americana come network, se non come un unico, tramite il loro touring estensivo). Questa storia del logo dei Black Flag disturba, è un po' come se Durruti fosse sopravvissuto alla guerra di Spagna e trent'anni dopo si fosse seduto nel consiglio di amministrazione di Credit Suisse.D'altra parte se guardiamo a casa nostra e alla fine che hanno fatto molti ex Lotta Continua la cosa non pare neanche così strana. Il lungo periodo può essere micidiale per gli estremisti.

Rollins? Per quanto sul WSJ se ne esca con una dichiarazione del genere "io non c'entro nulla con sta roba", si presta per una campagnia pubblicitaria di Calvin Klein. E non sono foto, è uno spot, in cui risponde a modo suo alla domanda "Cosa hai fatto nei tuoi Calvins?".



Ovvio che ai suoi tempi non ha mai indossato capi CK, ma chissenefrega.
Rollins l'ha detto tempo fa, lui deve farsi la pensione e non si schifa di niente o quasi (l'ho visto fare una comparsata in Hawai Five O). Insomma, lui non ci vede niente di male nel passare all'incasso. Non vedo nessun motivo per usare pesi e misure diversi da quelli impiegati per giudicare i Metallica, ma, se non altro, Rollins al momento non pretende di venderci musica punk, almeno per ora (qui un buon riassunto della cosa).

In tutto questo la figura migliore la sta facendo Keith Morris, assumendo il ruolo di icona punk definitiva. E, guarda caso, chi disegnò il logo e tante copertine dei Black Flag, Raymond Pettibon, il fratello di Ginn, collabora con lui e con gli OFF! .

Nessun commento:

Posta un commento