Di Cosa Nostra abbiamo parlato qua in occasione di una chiaccherata radiofonica. La cosa fu proposta da Riki Signorini e in, tutta onestà, non avevo colto bene il senso dell'operazione. L'hardcorizzazione dei pezzi dei Nabat in Cani Sciolti non è poi così evidente, al mio orecchio, ma una band che si descrive come il periodico riemergere della "musica marcia degli anni 80" mi trovava con una dispozione ampiamente favorevole, quindi... L'anno scorso hanno suonato nell'ambito di Distruggi La Bassa e me li sono persi, ma alla data successiva permaneva un certo eco, critico, della loro prova. Una cover band nella scena hc non può ancora passarla del tutto liscia ("Ma abbiamo anche tre pezzi nostri!", dice Giangiacomo De Stefano). In più nel momento in cui dalla gente periodicamente si urla "Fate i Nabat!" loro che fanno? Un disco di cover dei Nabat, appunto. O stanno portando tutti per il fondo schiena o c'è un che di ruffiano in tutto ciò. Ma il punto era che pare che nella bassa ferrarese sotto il palco la gente avesse reagito bene, decisamente bene.
Era il caso di vederli dal vivo, e l'occasione si è presentata questo venerdì al K100 a Campi Bisenzio (organizzata da Underdogs Collective, come la clamorosa data degli Adolescents l'anno scorso).
Chiaramente, se fai un disco di cover dei Nabat ti inseriscono tra due gruppi Oi!, ed è precisamente quel che è successo.
A parte rarissime eccezioni, l'Oi! non è "la mia tazza di the", ma nell'attesa un poco di attenzione ai Riot Clan l'ho prestata. Musica per la classe operaia, così si annunciano. Basici e con testi spesso fatti da slogan che qualche tempo fa sarebbero stati definiti consunti, e che invece stanno tornando attuali: "La classe operaia non si tocca" (Beep - siamo spiacenti di informarvi che viene presa a calci nei denti da 25 anni) e un più significativo "Padroni di sinistra - i primi della lista".
Quando i Cosa Nostra salgono sul palco, capisco. Dal vivo il fatto che siano un gruppo hc, che quando reinterpreta i Nabat lo fa in chiave hc, è evidente. Non ci sono solo i Nabat, nella loro scaletta, anche Crash Box, Mass Media degli Indigesti rifatta in versione ultra rallentata, i tre pezzi loro propri, come bis una versione hc di Spara Yuri Spara dei CCCP (ottima). E la cosa paradossale è che nel nel loro live set fatto perlopiù con cover di pezzi altrui esprimono personalità propria. Saranno le due voci, saranno i passamontagna ("Perché è la musica che suoniamo quello che conta", dice Giangiacomo De Stefano, ma potrebbero anche sembrare un felice espediente identitario), sarà il saper stare sul palco, la presenza scenica. Ma in primo luogo è il modo in cui questi brani vengono reinterpretati. Non è l'hc degli 80 rifatto nello spirito dell'hc degli 80, è l'hc degli ottanta riletto dalla generazione successiva, cresciuta assieme ad Integrity, Earth Crisis, Snapcase, Strife - sempre De Stefano dissente, e cita Slapshot e Blood For Blood. La mia impressione resta quella: nuova scuola che calandosi nei panni della vecchia la reinterpreta, con una tendenza molto pronunciata a "squadrare" ritmi e suoni. E la cosa funziona.
Mentre i Bomber 80 iniziano a suonare (e il pubblico apprezza) riprendo la via di casa, Riki se ne è già andato da un po'.
Nessun commento:
Posta un commento