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domenica 15 maggio 2016

Il momento magico dell'hardcore in Italia - venerdì 20 maggio ore 19 www.garageradio.it


A regola a questo giro avrei dovuto parlare di leggenda, in vista di una trasmissiome che tratterà di Victor Charlie con persone informate dei fatti (non temete, o non tirate un sospiro di sollievo- è solo rimandata di una settimana). Ho quindi un'ottima occasione per mettere mano ad una scaletta che contenga buona parte di quelle cose che si sono sono accumulate in attesa di essere ascoltate negli ultimi due mesi. Guarda caso, si tratta prevalentemente di hc/punk, e si tratta quasi soltanto di roba italiana. Del resto a guardarsi in giro, viene da dare ragione a lui:


Non è che non stiano uscendo buoni dischi hc , fuori dai nostri confini. Ma quelli che piacciono a me sono tutti o quasi  lavori di vecchie glorie in gran spolvero (almeno su vinile). Harley Flanagan, Off!, Agnostic Front, H2O, Discharge, Jello Biafra and the Guantanamo School of Medicine, Teenage Time Killers etc. Ah, forse qualcuno avrà capito che adoro i Mongol Horde (da noi sono uno dei tre gatti che se li fila),
Quanto alla maggior parte della roba nuova ... i Pears, quelli che a quanto pare piacciono tanto ai gggiovani (pare, o forse sono solo pretty much hyped), mi irritano a causa delle loro inclinazioni pop (non melodiche, pop). Perché quando certe cose le facevano i Descendents non sapevano di pop e se invece le fanno i Pears hanno questo fastidioso retrogusto? Forse perché nel frattempo ci sono stati Green Day e Offspring con i loro milioni di dischi venduti? Sarò prevenuto, ma mi pare che quando mettono i giù i pezzi i Pears abbiano lo sguardo rivolto proprio in quella direzione, quella delle chart Billboard. Se solo smettessero di andare a caccia dell'hit, secondo i miei canoni sarebbero un gran buon gruppo. Al momento li vedo prossimi ad essere in rotazione su Virgin Radio (se capite quel che intendo). Poi sarò ripetitivo, ma fare un giro su HC worldwide per me è un'attività sconfortante. I motivi li ho già spiegati.
Magari sono io che sono vecchio amaro e inacidito. O magari è un punto di vista generazionale.

La continuità che riconosco oggi, invece e sinceramente, è poca. Tengo
il punk come insegnamento di vita che mi porta a condividere percorsi
con altre persone ma non azzardo a cercare una continuità
spesso sterile in quello che è semplicemente l’aspetto musicale. Il
punk ormai è diventato “un genere musicale”, l’hardcore è diventato
“un genere musicale”, così come quando noi facevamo punk succedeva
con l’heavy metal piuttosto che con il reggae.


Parole di Marco Mathieu (Negazione) di dieci anni fa (su "Lumi di punk"), mentre invece questo é un recente pubblico contributo di Don Diego (Impact, Yes, We Kill!, A New Scar)


Perfettamente d'accordo che quel che i gruppi fanno nascere attorno a loro è la cosa più importante, molto meno d'accordo sul fatto che le band non contino: era ed è (?) un rapporto simbiotico. La band e il suo sound vengono fuori da un contesto: difficile scindere l'hc italiano degli ottanta da quegli spazi di libertà conquistati (Temporary Autonomous Zones, quando uscì TAZ di Hakim Bey in molti capirono benissimo di quel  che parlava, per esperienza).  Negli USA l'hc nacque da "kids gone wild" (secondo le parole di Ian MacKaye). Nei decenni successivi si sono visti gruppi che invece venivano fuori da contesti addomesticati e che quindi suonavano addomesticati (vorrei aggiungere che si può essere addomesticati anche ad una vuota ortodossia  politica dell'antagonismo, o ai cliché del rock estremo).

Comunque sì, al di là di osservazioni e distinguo pare che davvero  sia cominciata una buona stagione dell'hc italiano e come diceva quello,  Let the good times roll...




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