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mercoledì 9 marzo 2016

Live Report - Sick Of It All, The Cage, Livorno, 8 marzo 2016

Ed eccoci al tour del trentennale dei Sick Of It All.
Prima di passare al live report due parole sulla band e la sua carriera (eh, sì, carriera) vanno spese. Agli inizi vennero accusati di "selling out" solo perché il loro primo lp, "Blood sweat and no tears" (1989), uscito su In Effect (una indie del tutto paragonabile a Revelation, ma con una strategia di distribuzione più intensiva) si trovava pure nei supermercati. Il "processo radiofonico" intentato contro di loro dai Born Against vedeva dei ragazzi della classe media molto radicali e ideologizzati accusare di autocensura a fini commerciali dei tipi della working class (dentro la scena da più tempo di loro)  - dinamica tipica di certo elitismo di sinistra a cui, sotto sotto, ma neanche tanto, il popolo non piace (1)
Ora il fatto è che i SOIA non sono mai venuti meno alle loro due principali caratteristiche musicali: rabbia e aggressione. E hanno cominciato a dare il meglio di sé col loro debutto su major, "Scratch the surface". Col contratto su major i fratelli Koller si sono comprati la casa e sono andati avanti a fare esattamente le stesse cose, senza smuoversi di un millimetro, anzi manifestando di non essersi sganciati dalle radici punk dell'hc, da quando mettevano su "We stand alone" (1991) una cover di "Betray" dei Minor Threat. Quando Lou Koller cantava "In the underground integrity lies within" non solo era credibile, era vero. Il fatto che siano vissuti di hardcore e continuino a farlo non sminuisce minimamente la loro storia. Negli anni di gruppi che si svendono per ottenere una carriera da musicisti se ne sono visti tanti. Forse è il fatto che loro abbiano avuto la carriera senza svendersi che ha messo a disagio molti.
L'altra cosa curiosa è che i SOIA dai novanta in poi sono diventati di fatto l'incarnazione di NYHC senza aver quasi niente a che fare con quello che era diventato il sound dei gruppi NYHC in quegli anni.
Avviandosi verso l'età pensionabile, nel 2014 sono usciti con un ultimo disco impeccabile ("Last Act Of Defiance") in cui ben riassumono tutta la loro storia con poche parole: born to rock on the road less travelled.

(1) La vicenda è ampiamente raccontata in NYHC di Tony Rettman


Il concerto


Arrivo in ritardo e mi perdo i Crowned Kings (la cosa non mi turba proprio). E' La prima volta che metto piede al The Cage. Bell'ambiente, ma la combinazione barriere più palco alto non è l'ideale per un concerto hc.
I Broken Teeth me li becco tutti, dall'inizio alla fine. Giovani, provenienza Leeds-Manchester, molto metal, 6 accordi, 4 ritmi, 2 tipi di vocals scandite ( lente e veloci) per circa 40 minuti. Quando il ragazzo che canta parla col pubblico, tra accento e riverbero, afferro si e no la metà di quel che dice.
Per carità, set compatto che provoca sporadiche reazioni nel pubblico, ma questo è. Sarò antico, ma in materia di metal esigo il guitar hero e in materia di hc voglio sentire il punk.
Questi ragazzi hanno la bellezza di 15.000 "mi piace" e spiccioli su facebook. Se nel Regno Unito piace l'hc metallizzato, gli Slander col loro crossover farebbero strage (e insegnerebbero alla nuova generazione UKHC "come si fa").
Quando i Sick Of It All entrano in scena, attaccando con "Take the night off" , il pubblico (non moltissimo) esplode in un grido, molti cantano il pezzo e alla fine quasi tutti ripetono in coro "We celebrate that we don't give a fuck" col dito medio alzato. A ruota segue "Road less travelled" e via così. Lou Koller spiega che in questo tour del trentennale la scaletta è fatta dei pezzi più nuovi e di "some old shit".  E infatti vengono ripercorsi i trent'anni di storia dei SOIA, da "Friends like you" a "DNC".
Quando non canta, Lou Koller è un frontman sorridente e rilassato che cerca continuamente il dialogo col pubblico, esprime leggero disappunto per una discreta area di pavimento vuoto davanti al palco, stimola la reazione dela gente. Suo fratello Pete continua a muoversi senza posa sul palco, saltando e sbattendosi.
A un certo punto Lou fa dividere il pubblico sotto il palco in due gruppi, uno a destra, uno a sinistra (è chiaro dove vuole andare a parare: un wall of death su scala ridotta). Un tipo rimane solo, in mezzo al dance floor. Lou lo guarda stupito e gli dice "Sei sicuro di voler restare proprio lì?!?". Il mini wall of death ha luogo e si va avanti (tra gli altri pezzi "Scratch the surface" , "Good lookin' out" , "Us Vs. them" ). Poi Lou annuncia "Step down", diversa gente viene fatta salire sul palco, arrivano a cantare in coro e a ballare pure i roadie - e anche una bambina bionda sui dieci anni, pantaloni mimetici e maglietta degli Helmet, che salta per tutto il tempo del pezzo. I pogatori non sono moltissimi, ma compensano al numero ridotto con l'intensità. Così che dopo essere arrivati alla fine dell'ultimo pezzo della scaletta ("Uprising Nation"!), i SOIA concedono ripetuti bis.
Gran bello show, quel che un concerto hc dovrebbe essere. L'atmosfera creata da fratelli Koller e soci mi ha rievocato quella di altri concerti della old school di NY (Murphy's Law, circa 1989, non saprei dire precisamente il motivo). Una cosa è chiara: i SOIA dopo 30 anni sui palchi  (e avviandosi verso i 50 di età) sono ancora lì per pura passione. Molto professionali, ma estremamente divertenti e divertiti (che differenza rispetto ai rifondati Poison Idea, almeno rispetto a quando li ho visti io...).
Chi non c'era si è perso qualcosa.


(foto serie, non come le mie, le trovate su italyrocklive )


E ora veniamo alle note dolenti. D'accordo, un concerto di martedì sera non è cosa da farsi (ma a Milano il giorno prima c'era il pienone). D'accordo, i gruppi di supporto non invogliavano granché. Ma erano anni che da queste parti non si vedeva un concerto hc di questo livello, e pare che tutto quello che la nostra zona ha da offrire siano due o tre decine di punk (magari venuti da fuori, tra cui qualche crustie - e non tutti impegnati sul dance floor), più pubblico "regolare" a riempire per due terzi il Cage. Non un metallaro, neanche uno. Il che conferma che in zona la scena punk/hc è talmente rarefatta da risultare inesistente (più gruppi punk che pubblico per i concerti?). E che non c'è da far affidamento sui fan del metal per un concerto hc (pure dei SOIA, che hanno frequentato festival metal). Non che non lo sapessi, che rispetto a 30 anni fa la zona è desertificata, ma questa è la prova provata.

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