Probabilmente oggi sarei in ritardo di 30 anni per vedere i Circle Jerks per la prima volta, ma il momento non poteva essere migliore per ritrovarmi davanti a un palco occupato da Keith Morris con gli OFF!.
La sera di venerdì 26 al Legend club il compito in teoria ingrato di aprire per la leggenda tocca agli Upset Noise (qui il podcast dell'intervista a Lucio Drusian che annunciava la reunion) Non ho molto da aggiungere, rispetto a quanto già detto sul loro comeback, se non che Fausto dal primo concerto ha del tutto risolto il problema di essere unica chitarra su "Growing Pains" (e che non so come faccia il Bonanni a rientrare il giovedì dal tour europeo degli Eu's Arse per essere stasera dietro ai tamburi con la consueta, micidiale efficienza). Il Legend ha un'ottimo impianto e un'ottima acustica, ma ha anche barriere quasi a ridosso del palco, il che dovrebbe essere un handicap per un concerto hc, ma in realtà la cosa non si nota. più di tanto.
Gli UN ricevono una buona accoglienza, ma è quando gli OFF! salgono sul palco che il pit prende vita sul serio.
Keith Morris, questa leggenda del punk, questa icona dell'hardcore, è oggi un ometto sessantenne chiaccherone (a small man with a big mouth, parole sue), diabetico, con la calvizie che ormai minaccia seriamente i suoi lunghi dreadlocks. Ma sul palco, quando canta, l'energia e la rabbia che riesce a sprigionare restano quelle di sempre. Il resto della band alza un'muro di suono all'altezza della situazione che forse, dopo i primi quaranta minuti, inizia a sopravanzare la voce di Morris, ma ripeto, forse si è trattato di un'impressione solo mia. Per l'occasione Keith sfoggia una maglietta dei Germs.
Tutto fila liscio (spaccano, e sul serio) fino alla prima pausa, in cui Keith Morris attacca un saluto abbastanza articolato, che viene interrotto da un "Facci i Circle Jerks!" urlato da qualcuno. Lui la prende male e comincia a dire "Niente Circle Jerks, niente Black Flag, niente di niente.. " e tende ad andare avanti parecchio, tanto che qualcunaltro da sotto il palco precisa, riferendosi al primo tipo, "He was joking!", al che Keith sembra placarsi.
E si va avanti così, con la scaletta degli OFF! che procede a blocchi di 3-4 pezzi senza soluzione di continuità. Spiccano nella sequenza "Poison city", "Red white and black", "Over our head", "Legion of evil","Hypnotized". "Time is not on our side" viene introdotta come "un colpo di mazza da baseball alla nuca","Freak out" da un discorso su come lui abbia letto su Time magazine che tutti, nel corso della loro vita, finiscono per dar fuori di testa, chi più, chi meno.
Quando Keith Morris nelle pause attacca a parlare non ha limiti. Frecciatine ad ex compagni di strada , funambolismi verbali sui due Gregg (Jinn, whatsoever...), e suoi successori nei Black Flag ("in questo periodo della mia vita sto disperatamente cercando di essere come Henry Rollins, ma senza sollevamento pesi")
Si incarta un poco in un tentativo di coinvolgere il pubblico in sue ipotesi sui rapporti della Milano che ha davanti con quella del jet set - il pubblico mastica poco inglese, ma la musica degli OFF! la capisce bene, si vede dall'entusiasmo del pit, che alla fine chiede un bis. E lo ottiene, preceduto da una disquisizione di Morris sugli orari di chiusura dei concerti specificati da contratto.
Se non ci fosse Keith Morris gli OFF! non avrebbero ragione di esistere. Ma lui, ancora oggi, c'è, "alive and kicking".,ed è un animale da palco in piena efficienza, quindi...
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